Perché avere figli?

Jessica Valenti
Perché avere figli?
Sonda Editore, pagg.184, Euro 14,00



  IL LIBRO – La testimonianza lucida e spiazzata
(di una neomamma) che svela luci e ombre del mito della maternità

Si afferma quasi con leggerezza che un'esistenza senza figli sia vuota e arida o che i figli portino gioia nella nostra vita. Nell'immaginario comune, perlopiù, la maternità è pensata come l'esperienza più gratificante per una donna. Ma, nei fatti, è davvero così? In che modo un figlio (o una figlia) riempie la nostra vita o ci rende felici? Siamo predisposti per natura a prenderci cura dei figli? Jessica Valenti affronta questi temi controversi senza censure e smaschera con coraggio la falsità "pericolosa" dei luoghi comuni sulla genitorialità: i figli di per sé non contribuiscono alla nostra felicità e la maternità non è per nulla l'esperienza più appagante per una donna. Contrariamente a quanto si crede, infatti, la maternità come momento di felicità idilliaca è un ideale quasi impossibile da realizzare che, se alimentato, nuoce gravemente alle donne, specie durante i primi anni di vita del bambino. A ben guardare, il desiderio di diventare madre è spesso frutto di un'imposizione culturale. Da dove nasce questa idea di maternità? Il libro entra nel vivo del dibattito arricchendolo con l'esperienza personale dell'autrice e indicando una nuova prospettiva: "non chiudere la donna nella maternità", mettendo in discussione il modello standard di genitorialità.

 Con un saggio sull'avere figli in Italia di Alessandro Rosina (professore di Demografia) e un'analisi dei dati su fecondità e maternità di Cinzia Conti (ricercatore Istat).

“Libri come questo sono utile  far riflettere su una realtà che non può mai essere data per scontata. È finita
l’epoca in cui i figli semplicemente arrivavano senza che si ponesse la questione del quanto averli e di quanti farne.
Ora è diventata una scelta, anche se non sempre pienamente consapevole. Le donne  sono invitate dall’autrice ad avere meno sensi di colpa. Ma vanno anche supportate maggiormente dal padre e devono poter contare su adeguate politiche famigliari”.
Alessandra Rosina

“In una società giusta, un bambino dovrebbe essere in gran oarte affidato alla collettività e non solo alla madre, che andrebbero poi aiutata in un contesto in cui la maternità non è giusta come un ruolo inconciliabile con il lavoro”.
Vera Tripoli , filosofa (Università di Torino)

  UN BRANO – “”Diciamo tutti che la maternità è importante, ma non la trattiamo come tale.

  Secondo la Crittenden, se siamo così bravi a parole, lo dovremmo essere anche nei fatti. L’unica soluzione è che la società inizi a valorizzare la maternità “riconoscendo a tutto campo (in ambito lavorativo, famigliare, legale e sociopolitico) che c’è qualcuno che deve fare quel che è necessario per accudire i figli e contribuire al sostentamento della famiglia”. Sono d’accordo. Ma la proposta di Crittenden parte sempre dal presupposto che la maternità sia la cosa più importante, ossia dalla stessa idea che ci propinano gli sterili luoghi comuni i biglietti d’auguri della Festa della mamma. Certamente dobbiamo rendere più (e più sodisfacente) la vita della mamme valorizzando il loro lavoro in ambito domestico, sociale e politico. Ma dobbiamo anche ridimensionare fortemente il lavoro che attribuiamo all’essere madre. Perché se le donne continuano a pensare che la cosa più importante che possono fare sia crescere i figli (e che i figli debbono essere il crentre del loro universo), continueranno a essere poco riconoscente e svantaggiate nella vita pubblica, diventando sempre più ossessionate e perfezioniste nella sfera privata e gegitoriale.

   D’altronde, vorrà pur dire qualcosa se così tante madri vogliono convincersi a tutti i costi che il loro metodo educativo sia la risorsa più preziosa e insostituibile per la vita dei figli. La sola illusione che fare la mamma non sia la cosa più importante del mondo basta a far infuriare le madri oberate di lavoro in ogni angolo del Paese."   

  INDICE DEL VOLUME – Prefazione – la maternità tra immaginario e luoghi comuni – di Vera  Tripoli – Introduzione – Prima parte – Le bugie  - 1.  I Figli ci rendono felici – Genitori ansiosi – Felici e sorridenti – 2. La donna è il genitore naturale – Appesi alla nascita – 3. La migliore pappa è la poppata -  Tira più forte – 4. I bambini hanno bisogno dei genitori – Fatelo per il Paese - Fatelo per i vostri figli - Fatelo per voi stesse – Gli uomini possono farcela? – La realtà sull’assistenza per l’infanzia – 5 “Il lavoro più difficile del mondo” – Il lavoro di una madre non finisce mai – 6. La mamma sa cos’è meglio – Vade retro vaccino – Il sesto senso – Donne di medicina – Seconda parte – 1. Rinunciare alla genitorialità – 2. Le “cattive” mamme vanno in prigione – Mamme assassine – Le donne intelligenti non fanno figli – 4. La morte della famiglia nucleare - Se volete bambini felici, affidateli alle mamme lesbiche – Ritorno alla famiglia Camden di Settimo cielo – La nuova normalità – Le donne dovrebbero lavorare – “Grande rinuncia” s’ o no, ma basta farsi queste domande! – Casalinghe felici? – I numeri – Scelgo la mia scelta – 6. Perché avere figli? – L’età dell’ansia – Rinunciare al controllo – Bibliografia  Postfazione – Avere figli in Italia – di Alessandro Rosina – Alcuni dati su fecondità e maternità in Italia – di Cinzia Conti – L’autrice – Ringraziamenti

L’AUTRUCEE - Jessica Valente è una scrittrice e femminista americana. Ha fondato il sito Feminising.com, è stata insignita del prestigioso premio giornalistico «Hillman Journalism Prize» ed è stata inclusa nella lista delle cento donne più influenti del mondo stilata da «The Guardian».Scrive regolarmente su «The Nation» e «The Washington Post», e su altri mezzi di comunicazione. Vive a Boston con la famiglia, ma al primo posto nel suo cuore rimane New York.




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