Gli esami radiologici

 Si fanno ai bambini solo a basso dosaggio

di Luca Bernardo

 
Nella comunità scientifica radiologica italiana e mondiale sta destando sempre maggiore interesse il problema della radioesposizione per il numero in costante crescita di prestazioni diagnostiche richieste alla popolazione in generale e soprattutto ai bambini.

  Aprile, Washington, ha aperto una grande discussione accademica dedicata alla radiologia pediatrica tenutasi nel corso del meeting annuale dell’American Roentgen Ray Society, la più antica e prestigiosa società radiologica americana.

  Nel corso del congresso, un medico italiano, la Dott.ssa Michaela Cellina, radiologa presso l’unità operativa dell’Azienda Ospedaliera Fatebenefratelli e Oftalmico, ha presentato uno studio effettuato su popolazione pediatrica sottoposta a TC del torace con un’apparecchiatura di ultimissima generazione che eroga energia radiante con due tubi simultaneamente, consentendo l’acquisizione dell’indagine diagnostica in un tempo pari alla frazione del secondo.

  Questo importante studio ha dimostrato come sia possibile ottenere, anche in pazienti molto piccoli e poco collaboranti, esami di qualità ottimale senza ricorrere a sedazione anestesiologica e, soprattutto, erogando una bassa dose radiante.

  Come è infatti noto, il principale svantaggio della TC è rappresentato dall’utilizzo, per produrre le immagini, di radiazioni ionizzanti, con conseguente rischio di tumori radioindotti. La sensibilità dei bambini alle radiazioni è considerevolmente più alta rispetto alla popolazione adulta (fino a 10 volte
maggiore, a seconda dell’età), in quanto le cellule che si dividono più rapidamente sono più sensibili agli effetti delle radiazioni, e alla più lunga aspettativa di vita durante la quale tumori radioindotti possono manifestarsi. Gli effetti dell’esposizione a basse dose di radiazioni sono ancora argomento di dibattito nella comunità scientifica; ciò che è però univocamente accettato è che esiste una correlazione lineare tra la dose di esposizione e la probabilità di sviluppare effetti avversi, ovvero maggiore è la dose a cui il bambino viene esposto maggiore è la probabilità di sviluppare un tumore radio indotto.

  Esiste pertanto per il radiologo e per le aziende produttrici di apparecchiature diagnostiche l’obbligo di impegnarsi costantemente nel tentativo di ottenere immagini di qualità eccellente, con sempre minor rischio per i pazienti, soprattutto quelli più piccoli. Il fatto che la radiologia italiana si impegni attivamente in questo ambito, non solo nei suoi ospedali, ma partecipando in prima persona a convegni internazionali dimostra come, anche in questo momento critico, la nostra Sanità continui a mantenere alti standard di eccellenza e ad impegnarsi nella Ricerca alla pari delle maggiori realtà mondiali.

*Direttore Dipartimento Materno-Infantile AO Fatebenefratelli e Oftalmico Milano

Libero, 23 giugno 2013, pag, 18


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