Figli e nuovi lavori

Una ricerca della fondazione Agnelli

Il futuro degli asili

Le cifre: più iscrizioni dai single che dalle coppie sposate

Maria Teresa Martinengo


Sono soprattutto le madri laureate e i nuclei con entrambi i genitori non nati a Torino, privi del supporto dei nonni, a presentare domanda per inserire il bambino al nido. Allo stesso modo, i nuclei con un solo genitore sono in cerca di un posto all’asilo assai più delle coppie di genitori coniugati, superati nelle domande anche dai conviventi. Sono alcune delle informazioni emerse nella ricerca della Fondazione Agnelli, realizzata nell’ambito della collaborazione avviata con l’assessorato alle Risorse Educative della Città, che nei mesi scorsi ha fotografato la domanda e le esigenze dei torinesi in fatto di servizi per bimbi da zero a tre anni.

  Conoscere la realtà

  «Da quando i Servizi torinesi perla prima infanzia sono nati, dal punto di vista sociale ed economico la città ha vissuto trasformazioni epocali», ha spiegato ieri l’assessore Maria Grazia Pellerino, alla presentazione dello studio, base per un percorso di ascolto che coinvolgerà le famiglie e il personale dei Servizi educativi nella costruzione dei futuri Servizi per l’infanzia.

  I dati dello studio della Fondazione Agnelli provengono da un campione rappresentativo di 1285 interviste realizzate tra utenti dei nidi comunali, convenzionati, privati e tra chi il posto nei nidi comunali non l’ha avuto. Il dato di partenza sono le nascite: erano state 6713 nel 1994, sono arrivate a
8449 nel 2009, nel 2012 sono state 7885 e non sono in aumento.

Condizioni delle madri

  «Si verifica in particolare che dopo l’aumento delle nascite dovuto alle famiglie immigrate, ora le stesse donne di origine straniera fanno meno figli. È comunque stabile il dato del 47% dei genitori che presenta domanda per i nidi comunali o convenzionati - ha spiegato Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli -, con differenze fra le circoscrizioni che si possono spiegare con le diverse caratteristiche ed esigenze di chi fa domanda».

  E qui arrivano i dati più significativi. «I nuclei familiari con un solo genitore - ha proseguito Gavosto - hanno il 23% di probabilità in più di fare domanda rispetto alle coppie coniugate, le coppie conviventi il 16% in più, una madre occupata il 13% di probabilità in più rispetto a una madre non occupata, una madre laureata, a parità di altre condizioni, ben il 33% in più rispetto a una madre con al massimo licenza media». La laurea del padre, invece, è stato detto ieri, è ininfluente sulla scelta.

  Altri fattori

  Anche altri fattori influenzano la domanda. «I genitori non nati a Torino, indipendentemente dal fatto di essere o meno stranieri, hanno il 25% di probabilità in più di presentare domanda rispetto ai nuclei nei quali la madre o il padre sono nati qui e dispongono di una rete familiare: manca loro l’alternativa dei nonni, ampiamente utilizzata dai torinesi doc». La baby sitter? «Non sostituisce l’asilo rigido negli orari. È utilizzata come servizio complementare da quanti hanno figli nei nidi comunali o convenzionati, presumibilmente per la minore flessibilità oraria rispetto a quelli privati. Non serve, invece, a chi usai nidi privati, con orari più estesi».

 Punteggi

  La ricerca mette in risalto, poi, che i punteggi ottenuti da chi presenta domanda per i nidi comunali si concentrano in maggioranza sul livello 54, quello dei genitori entrambi lavoratori con un solo figlio, e sul 19, quello di due lavoratori con due figli. «La conseguenza, problematica – ha evidenziato Gavosto -, in parti colare per il reddito, è che possono venire accettati o esclusi bambini appartenenti a nuclei familiari simili. Le rette? La ricerca dice che tendono a concentrarsi nelle fasce più basse per i nidi comunali e convenzionati, mentre in quelli privati si spende molto».

  Tutti soddisfatti

  Il grado di soddisfazione? È alto: nella scala da 1 (per nulla soddisfatto) a 4 (molto soddisfatto), i nidi comunali o convenzionati ottengono 3,42, quelli privati 3,35. Dei primi si apprezzano soprattutto gli spazi esterni, dei secondi gli orari di apertura, prevedibilmente. E a proposito di flessibilità, quasi il 50% degli intervistati è favorevole all’ipotesi – allo studio da parte del Comune – di una frequenza del nido con orari flessibili e senza la ristorazione. «Il fatto, in particolare, che questo consenso salga a circa il 60% fra coloro i cui figli oggi non frequentano il nido – ha concluso Gavosto - è indizio dell’esistenza di una domanda non soddisfatta in questo senso».

Da 1.285 interviste è uscita la mappa di chi ricorre a questo servizio 


LA STAMPA, 9 giugno 2013, pag, 41

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