E ai bimbi leggiamo le fiabe

Gli ottimi risultati del progetto del Centro di riferimento oncologico di Aviano

 Fanno bene pure ai genitori
(v. p.)

 
Come un viaggio per combattere la malattia. Nelle sale del Centro di riferimento oncologico di Aviano si leggono racconti. Fra un “C’era una volta” e l’altro, i medici curano le paure dei pazienti più piccoli e le ansie dei genitori.

  «La fiaba parla un linguaggio trasversale a singola età e cultura, aiuta a comprendere gli eventi importanti della vita come la malattia. È preziosa per riscoprire le proprie risorse ed i propri talenti, permette di ritrovare ogni tanto anche la leggerezza del vivere — spiega la dottoressa Nicoletta Suter,
curatrice del progetto Croccanti Fiabe — Servono a trasformare il nostro atteggiamento verso la vita e a favorire il cambiamento».

  L’ansia è difficile da controllare quando si ammala un bambino, una situazione che spezza gli equilibri familiari e che si complica con gli adolescenti. «Il minore deve diventare attore principale e quando i genitori pretendono di conservare la propria autorità, compiono l’errore di considerare i figli incapaci di provvedere alle decisioni riguardanti la loro salute — dice Maurizio Mascarin, responsabile dell’Area giovani del Centro riferimento oncologico di Aviano — Questo aumenta paure e frustrazione nel figlio, tendendo a creare conflitti tra quest’ultimo e i medici e i genitori. E poi ci sono fratelli, spesso dimenticati. Diventano figli di serie b, ma anche loro sono un cardine di questa alleanza. Famiglia, fratelli, amici, scuola, personale medico-sanitario sono importanti. È un’alleanza che va fortificata».


  Il tumore fra i giovani è ancora un tabù, eppure i casi non mancano. Lorenzo Spaggiari, direttore di Chirurgia Toracica all’Istituto europeo di oncologia di Milano ha scritto un libro che raccoglie le esperienze dei suoi giovani pazienti: Io dopo. Io adolescente e la mia vita con il cancro(Pensiero Scientifico editore). «Il rapporto con i giovani ammalati di cancro è particolare, diverso rispetto a quello con gli adulti. Per alcuni aspetti più semplice per altri più complicato. Innanzi tutto per i minorenni esiste sempre una interfaccia con i genitori, pertanto il rapporto non è medico-paziente, ma medico, giovane paziente e due genitori i quali spesso sono destabilizzati dalla lunga storia della malattia del figlio — dice Spaggiari —Alla base di ogni comunicazione, anche nei casi più difficili, deve essere dato molto spazio alla speranza e all’ottimismo. Bisogna tranquillizzare il giovane paziente e fargli capire che la filosofia dei piccoli passi, dei piccoli successi giornalieri è la nostra strategia».

  «Il vero problema di un genitore quando il figlio si ammala di tumore è quello di riuscire a tollerare angosce e sensi di colpa — spiega Lucio Sarno, primario del servizio di Psicologia Clinica al San Raffaele Milano — La cosa più importante è quella di non farsi travolgere dalle ansie e di non trasmetterle al figlio. Risulta fondamentale invece trovare la forza per far prevalere la fiducia nelle cure e mantenere vive le risorse che possono motivare il ragazzo e il gruppo familiare nel suo insieme ad avere un atteggiamento positivo e propositivo nei confronti della vita».

LE ONLUS

NUMERI VERDI E CONSIGLI: IL SUPPORTO ALLE FAMIGLIE

L e famiglie si sentono spesso sole di fronte alla malattia. Uno studio dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari ha rivelato che a fornire sostegno sono il più delle volte le associazioni non profit. Fra queste c’è Nopain Onlus, Associazione italiana per la cura della malattia del dolore. Negli ultimi due anni il suo numero verde (800974261) ha ricevuto 2000 telefonate . A chiamare sono state soprattutto donne (38%), in gran parte dal Nord (38%) e di un’età media di 38 anni. Al servizio di consulenza psicologica il 38% dei pazienti ha dichiarato di soffrire di forti disturbi dell’umore. Fra le tante associazioni c’è anche l’Ant che nel tempo ha seguito più di 90.000 pazienti (Numero verde 800929203)


la Repubblica, 2 luglio 2013, pag, 33

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