L’igienismo non conta
di Alessandra Margreth
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Bambini protetti da virus e batteri non vuol
dire bambini più allergici. Smentita con decisione l’ipotesi “igienista”,
secondo cui l’attuale incremento di allergie infantili sia da attribuire a una
minore o mancata esposizione ad agenti infettivi. Lo ribadisce Maurizio de
Martino, direttore Dipartimento di pediatria internistica al Meyer di Firenze,
nel corso di Espid, il congresso della Società europea di infettivologia
pediatrica appena chiuso a Milano «Viceversa, numerosi studi hanno dimostrato
che le infezioni possono favorire lo sviluppo di allergia», sottolinea de
Martino. Le patologie allergiche infantili, nei Paesi occidentali, sono
raddoppiate negli ultimi 15 anni, e ormai circa il 30% dei bambini è allergico.
E andare all’asilo, ribadiscono i pediatri,
non protegge dallo sviluppo di allergie. Sono altre le cause oggi oggetto di
studi. Prosegue de Martino: «Un’aumentata sopravvivenza di bambini con peso basso
o molto basso alla nascita, il legame tra rischio di atopia e fumo in
gravidanza, la prevalenza di sovrappeso e obesità infantili. E l’incremento
della carica di acari nella polvere domestica, la
presenza di un gatto in casa,
e l’inquinamento atmosferico, sono fattori peggiorativi».
Altro tema del congresso l’infezione da Hiv.
Spiega Carlo Giaquinto, direttore Malattie infettive, Dipartimento pediatria di
Padova: «Uno dei maggiori successi nella lotta all’HivAids è stata la
possibilità di prevenire la trasmissione da madre a figlio con terapia
antiretrovirale in gravidanza e al momento del parto. Oggi nei nostri reparti
vediamo molte donne incinte sieropositive, immigrate da aree endemiche. È
necessario saper fornire risposte e interventi adeguati».
la Repubblica, 4 giugno
2013, pag, 30
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