La fragile stella della maternità

Save the Children fotografa la condizione delle madri nel mondo.

Dalla mortalità alla nascita, alta negli Usa, all’eccellenza dell’Europa del Nord. 

Con qualche sorpresa

di Ivan Cotroneo

 
  I grafici non sembrano raccontare storie. Come i numeri, non danno conto delle identità dei singoli, in questo caso non narrano i destini particolari delle madri. Possono sembrare senza possibilità di intervento. Dati. Quindi cose date, già successe, non modificabili. Questa stella colorata, invece, nella sua bellezza grafica a ben guardare racconta una infame e atroce storia di disparità non già accaduta, ma in atto ora. Racconta di destini segnati. Racconta, basandosi sul rapporto di Save the Children State of the World - Mothers, che a essere concepiti oggi in un frammento del nostro mondo si rischia di non venire neppure al mondo, o di scorgerne solo un lampo.

  Cose che già sappiamo, in fondo, che teniamo relegate come un dato (magari inconsciamente considerato immutabile) in un angolo della nostra mente. Oppure no, sono cose che non sappiamo veramente, se sapere una cosa significa non solo incamerare un dato ma rifletterci, esserne consapevoli nelle nostre vite da privilegiati, abitanti del cosiddetto mondo industrializzato, e chiederci cosa potremmo fare. Questo grafico, questi numeri, raccontano storie di madri. Storie sorprendenti (secondo il rapporto, oggi le morti al momento della nascita sono molto alte negli Stati Uniti), a volte parzialmente felici (i dati di mortalità alla nascita negli ultimi vent’anni sono drasticamente ridotti in tutti i Paesi del mondo, però non in Africa, dove rimangono alti), storie attese (basta guardare la lista dei cinque Paesi che risultano come «i migliori del mondo per essere una madre»: non sono proprio quelli che ci saremmo aspettati?).


  Guardate bene questa stella. Questi numeri, dati, linee, sono vite, nomi che non conosciamo, facce che non incontreremo, sofferenze che possiamo solo immaginare. A ogni singolo numero, una singola vita. Per ogni singolo dato una storia di dolore, di sconfitta, nei casi buoni di faticosa rinascita. A ogni singola contrazione di una linea corrisponde una sconfitta che ci diminuisce come esseri umani. L’abisso dell’ingiustizia, preso tutto insieme, può lasciarci solo una sensazione di scoramento. Sta a noi immaginare, per quanto possiamo, la verità umana dell’ingiustizia che è in atto. Siamo numeri, tutti. E possiamo anche cambiare. Se leggete il rapporto da cui questa bella e atroce stella nasce, scoprirete anche come.

Gli autori

Visual data Orizzonti Mappe Ilaria D’Amico mamma informata La visualizzazione è a cura dello «studio bruno», fondato a Venezia da Andrea Codolo e Giacomo Covacich (www.b-r-u-n-o.it). Ivan Cotroneo ha scritto e diretto la serie «Una mamma imperfetta» trasmessa su Corriere.it
Corriere Della Sera, 16 giugno 2013, pag, 9


Nessun commento:

Posta un commento