Rinunciare a qualche
porzione di pane o pasta per un piatto di proteine, purché magre
di Elvira Naselli
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«La dieta mediterranea ha un basso impatto
ambientale — premette Lorenzo M. Donini, professore di Scienza
dell’alimentazione alla Sapienza di Roma — e si differenzia da altri stili
alimentari perché è adeguata da un punto di vista nutrizionale e ottimizza le
risorse naturali. Inoltre, ha bassa densità energetica perché è ricchissima di
vegetali, poco calorici. Il punto, però, è che ce la stiamo dimenticando, la
vera dieta mediterranea, scivolando sempre di più verso modelli — e
comportamenti — non salutari. E purtroppo l’epidemia di sovrappeso e obesità
della popolazione ne è la prova».
I nostri bambini, secondo lo studio europeo
Idefics, condotto per l’Italia dal Cnr di Avellino, per il peso sono
addirittura i peggiori d’Europa. «Al Sud la percentuale di alunni delle
elementari
sovrappeso o obesi è del 40-45% — racconta Alfonso Siani,
dell’istituto di scienze dell’alimentazione del Cnr di Avellino — con Cipro e
Spagna siamo agli ultimi posti d’Europa, la situazione migliora un po’ con gli adulti. È il momento di pensare ad una
sterzata decisa anche perché non riusciremo a reggere i costi sanitari di
quella che sarà un’epidemia. La struttura della dieta mediterranea è un’ottima
base, a patto che si aumenti l’attività fisica, nelle scuole e nel tempo
libero, incentivando piste ciclabili o altro. Insomma, credo che dovremmo
ripensare le linee guida “pesandole” sull’attività fisica svolta. Modificando
anche la ripartizione tradizionale dei componenti». Tutti elementi che
probabilmente entreranno nella revisione delle linee guida Inran previste per
il 2014.
L’idea è semplice, meno carboidrati e più
proteine. «I carboidrati sono responsabili dell’aumento di insulina e della
formazione di tessuto adiposo - premette Andrea Ghiselli, dirigente di ricerca
Inran e coordinatore della revisione - cosa vera, ma solo se si eccede. La
dieta mediterranea è la migliore se si è un minimo attivi, altrimenti si
rischia di mangiare troppo. E poiché tra 50 e 60 anni il 70 per cento dei
maschi e quasi la metà delle donne è in sovrappeso, bisogna che si cambi qualcosa».
La cosa migliore? Muoversi di più e consumare
frutta, ortaggi e cereali integrali. «Per molti però è difficile - continua
Ghiselli - e allora è meglio diminuire la quota di carboidrati. I nuovi Larn
della Sinu (livelli di assunzione di riferimento per la popolazione italiana)
suggeriscono un livello minimo di carboidrati al 45% invece dell’attuale 55. È
indispensabile controllare la quota di carboidrati, preferendoli integrali e
rinunciando qualche porzione di pasta,
pane o pizza. Gli alimenti proteici magri, come tacchino, pollo, pesce, legumi,
se non in eccesso, non fanno male e aiutano a contenere l’apporto calorico
dando maggiore sazietà. Una pizza può portare più di 800 calorie, un piatto di
pasta oltre 400; una fetta di petto di pollo, con un’insalata condita con un
cucchiaio d’olio non supera le 200. Insomma, la ripartizione calorica di tipo
mediterraneo (55/30/15) è la migliore del mondo se si brucia tutto ciò che si
mangia, ma se si eccede anche di una caloria rischia di essere tra le peggiori.
E purtroppo la stragrande maggioranza eccede».
La repubblica, 19 febbraio
2013, pag, 28
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