Al Polo Nord trionfa la nanna sotto zero


Nei Paesi scandinavi è prassi far dormire i neonati nelle carrozzine all’aperto anche nei mesi invernali

Un’abitudine che risale ai consigli di un pediatra finlandese degli anni Venti. Ma che oggi divide i medici

di Rosalba Castelletti

  Le temperature sono scese sotto lo zero? Fuori si gela? Allora non c’è tempo migliore per portare i bambini in giardino o in veranda per un sonnellino in carrozzina. Suonerà incredibile ai più refrattari al freddo, ma nei Paesi nordici — dall’Islanda alla Danimarca — la “nanna sotto zero” è una pratica talmente diffusa da lasciare spesso esterrefatti turisti ed espatriati. Nella capitale svedese non è insolito trovare passeggini allineati all’ingresso di un ristorante, mentre coppie di genitori pasteggiano all’interno.
  Il padre di questa pratica fu il pediatra Arvo Ylppö che negli anni Venti contribuì a ridurre gli alti tassi di mortalità in Finlandia proprio raccomandando alle madri di far dormire i bambini all’aperto, anche con temperature tra i -10° e i -15°. L’aria fresca e la luce del sole, sosteneva, prevenivano il rachitismo, miglioravano la circolazione del sangue e quindi aumentavano l’immunità ai batteri. Una convinzione che, di generazione in generazione, si è tramandata sino a oggi. Come documenta uno studio realizzato nel 2007 dall’Università finlandese di Oulu: «Di solito si inizia a far dormire i bambini all’aperto quando hanno due settimane. Vengono portati fuori una volta a settimana anche con temperature tra i -27° e i 5°».

  I benefici riscontrati dai ricercatori, Marjo Tourula, Arja Isola e Juhani Hassi, sono però modesti: «I bambini dormono più a lungo fuori che in casa e, dopo, sono più attivi». Tanto basta però perché, in una direttiva intitolata “Avere bambini in Finlandia”, il ministero finlandese del Lavoro consigli di far dormire i neonati all’aria aperta «indipendentemente dalla stagione». «Molti bambini dormono meglio fuori all’aria aperta che in camera. Dormire all’aperto non è pericoloso per il bambino», sostiene. L’unica raccomandazione data è assicurarsi che il neonato sia protetto dal vento, dalla pioggia e dalle punture di insetti e che abbia vestiti
di lana quando la temperatura è sotto lo zero. Del resto anche la saggezza popolare nei Paesi nordici suggerisce che «non esiste il brutto tempo, solo i vestiti sbagliati».

  Il pisolino sotto zero è prassi anche negli asili e nelle scuole materne svedesi benché gli studi sponsorizzati dal governo di Stoccolma giungano a conclusioni contraddittorie. «Alcuni sostengono che i bambini che hanno trascorso più ore all’aperto si ammalano meno spesso di quanti ne hanno trascorse di più al chiuso. Secondo altri invece non ci sono differenze», spiega alla Bbc la pediatra Margareta Blennow.

   Perplessità esprime anche il professore Giovanni Corsello, presidente della Società italiana di pediatria: «Sul piano delle evidenze scientifiche non abbiamo elementi per consigliare queste pratiche. Il fatto che si siano affermate nel corso degli anni in alcuni Paesi, non vuol dire che le si possa considerare utili. Non migliorano la qualità della vita dei bambini e non sono scevre di rischi come l’insorgenza di patologie respiratorie».

   E rischi non mancherebbero neppure per i genitori. Nel 1997 una turista danese, Annette Sorensen, fu arrestata a New York per abbandono di minore: com’era solita fare in patria, mentre lei e il marito erano a cena in un ristorante nell’East Village, aveva lasciato per strada la figlia di 14 mesi in carrozzina. Vano spiegare alle autorità newyorchesi che a Copenhagen è normale.

la Repubblica, 28 febbraio 2013, pag, 50

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