Il silenzio complice

Una donna incinta insultata perché supera la coda

di Chiara Rocchi

  Vorrei condividere lo sdegno di quanto è successo domenica pomeriggio in un noto supermercato di Bergamo e far riflettere, se possibile, di quanto poco civile sia la nostra società.

  In questo supermercato sopra ad ogni cassa è affisso un cartello che evidenzia il diritto di precedenza alle persone disabili e alle donne gravide. In Italia, purtroppo bisogna mettere i cartelli e delle regole perché non è nostra abitudine dimostrare senso civico. In altri Paesi è assolutamente normale, per esempio, offrire il posto a sedere sul bus ad un anziano, non occupare abusivamente il posto auto riservato ai disabili, non intralciare il marciapiede posteggiando lì la propria mega-mini-auto, dare la precedenza alle casse dei supermercati alle donne gravide.

  Domenica pomeriggio una donna vistosamente incinta all’ottavo mese si è sentita insultare da un uomo, semplicemente perché, come consentito, passava avanti alla coda in cassa. Né la gente presente né la cassiera hanno preso le difese di questa signora che si è sentita anche dire di rimanere a casa sua visto che l’affaticava fare la coda! Imbarazzata e offesa, la donna è uscita dal supermercato, sfogandosi poi di quanto le era successo con la sottoscritta. Al signore che di signore ha dimostrato ben poco va tutto il mio disprezzo e ai presenti che hanno assistito alla scena senza prendere le difese della donna va la mia indignazione perché ai maleducati e agli incivili andrebbe tappata la bocca e dato il buon esempio...Altrimenti ci si abbassa al loro livello e allora sì, povera Italia!

  di Pino Cappelli

  Gentilissima signora, quanto è avvenuto nel supermercato è un episodio avvilente, ma non stupisce più di tanto. 

  Messo in conto che si può imbatterci in individui per i quali l’atteggiamento incivile è la norma, non è in alcun
modo accettabile che un tizio alzi la voce perché una signora in quelle condizioni «gli passa davanti». Ma al tempo stesso niente giustifica la passività, che diventa complicità, delle altre persone presenti e del personale. È pur vero che oggi di fronte a villanie o ad autentiche prepotenze non è la prima volta che si finge di non vedere: un andazzo diffuso del genere «tanto non mi riguarda». Lei giustamente, sia pur su livello diverso, accosta la villania di quel gran cafone al silenzio degli altri. Non è stato un bel pomeriggio per il supermercato e per la nostra città. Vorrei che l’accaduto che ha suscitato la sua indignazione fosse motivo di riflessione per tutti. Con un impegno: fare in modo che episodi simili non si ripetano più, che ci sia rispetto nei confronti dei più deboli, degli anziani, dei disabili, di chi, come la futura mamma, è in condizioni di difficoltà. Sarebbero tanti segni di un vivere civile che sia d’esempio un po’ per tutti. E ne trarrebbe beneficio anche la qualità della vita.

L’Eco di Bergamo, 15 gennaio 2013, pa

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