Il deficit dell'enzima
lattasi comporta la perdita della capacità di «digerire» il latte con una
sintomatologia gastrointestinale
Mio figlio, di quattro anni, ha avuto
all'improvviso grandi problemi di gas nello stomaco e nell’intestino, tanto da
non riuscire quasi a respirare. Queste crisi sono iniziate verso settembre;
dopo vari esami siamo arrivati a dargli del carbone vegetale e un leggero
lassativo. Il nostro gastroenterologo dice di aver visto casi simili in
soggetti allergici, ma mio figlio non è risultato allergico a nulla. Potrebbe
una semplice intolleranza creargli questo fenomeno? La situazione è in effetti
migliorata da quando abbiamo eliminato il latte dalla sua dieta. Dobbiamo
continuare così?
Risponde Antonella Muraro, Dip. Allergologia
e Immunologia Clinica, Az. Osp.-Università, Padova
La sintomatologia descritta è compatibile con
una sospetta intolleranza al lattosio, che è dovuta alla mancanza o carenza di
un enzima (lattasi) che digerisce lo zucchero (lattosio) presente nel latte;
questa patologia può comparire a qualunque età, anche nel bambino. Infatti
l'attività dell'enzima è massima nel lattante, ma tra i 2 e i 12 anni tende a
ridursi progressivamente nel 75% delle persone. Si configurano pertanto due
gruppi di soggetti: uno che mantiene inalterata la funzione enzimatica e uno
con «ridotta attività» della lattasi. Si parla in questa situazione di
ipolactasia primaria, da distinguere da quella secondaria, derivante da danni
all'epitelio intestinale conseguenti a celiachia o malattie infiammatorie
dell'intestino o a infezioni intestinali, per esempio da rotavirus. In
quest'ultimo caso l'intolleranza è di tipo transitorio, può manifestarsi sia
all'inizio della diarrea sia durante il suo
decorso e regredisce nel corso di
due-quattro mesi.
Diverso è inoltre il caso dell’ipolactasia
congenita, presente fin dalla nascita e malattia su base genetica. Il deficit
enzimatico comporta la perdita della capacità di «digerire» il latte e i suoi
derivati con una sintomatologia prevalentemente gastrointestinale (dolore
addominale, meteorismo, diarrea), che si risolve con l'eliminazione o la
riduzione nella dieta del latte vaccino. Il deficit di lattasi si diagnostica
con il Breath test, esame semplice, non invasivo, permette di stabilire anche
l'entità della carenza. Un recente test genetico è altrettanto semplice e poco
invasivo, anche se con qualche limite. Se il deficit non è molto significativo
si possono introdurre nella dieta derivati del latte vaccino a scarso contenuto
di lattosio (per esempio formaggi stagionati). La maggior parte dei soggetti
pare tollerare 12 grammi di lattosio senza sintomi significativi. In effetti dopo
una dieta di esclusione iniziale, il lattosio andrebbe reintrodotto fino ad un
valore specifico per ciascun paziente definito di «soglia», al quale compaiono
i sintomi.
È essenziale una diagnosi corretta, anche per
escludere l'impostazione spontanea e non appropriata di una dieta priva o
scarsa di latte e derivati. Come sostitutivi del latte vaccino si possono
usare, a seconda delle diverse forme cliniche, i latti a ridotto contenuto di
lattosio o a base di proteine vegetali (soia o riso). Sono disponibili inoltre
prodotti a base dell'enzima lattasi, per ridurre i sintomi in caso di
trasgressione alla dieta. L'intolleranza al lattosio va distinta dall'allergia
alle latte vaccino che è causata da una reazione anomala del sistema
immunitario dell’individuo con la produzione spesso di anticorpi anomali verso
le proteine del latte vaccino e non verso lo zucchero.
Corriere della Sera, 4
dicembre 2012, pag, 20
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