I consigli di un portale su
come alimentarsi
Promossi gli snack salati e
il salame tutti i giorni: ecco i suggerimenti di «Il gusto fa scuola»
Ma la cosa più curiosa è che
faccia parte di un’iniziativa siglata dal ministro dell’Istruzione e dal
presidente di Federali mentare
di Cristiana Pulcinelli
« La notevole varietà di gusto e di consistenza
li rende adatti a tutti i palati e a tutte le esigenze perché si parte da una
notevole varietà di ingredienti... Si adattano a momenti diversi e piacevoli
della nostra vita». Azzardiamo una traduzione: evviva le patatine che sono
buone, fanno bene e mettono allegria!! Se si trattasse di uno slogan
pubblicitario, non ci sarebbe niente di strano. Ma le parole vengono da un
portale web sull’alimentazione .destinato ai bambini, alle loro famiglie e ai
loro insegnanti e che porta anche la firma del ministero dell’istruzione.
Il portale «Il gusto fa scuola» fa parte di
una iniziativa più vasta che da quest’anno scolastico verrà estesa a livello
nazionale grazie a un protocollo d’intesa firmato il 25 luglio scorso dal ministro
dell’istruzione, dell’università e della ricerca Francesco Profumo e dal
presidente di Federalimentare Filippo Ferrua Magliani con l’obiettivo di
rafforzare la diffusione dell’educazione alimentare nelle scuole.
Federalimentare e Miur vogliono insegnare ai bambini «modi e tempi di
assunzione dei cibi, la storia dei processi produttivi e l’importanza di
seguire corretti stili di vita» attraverso alcune iniziative che prevedono una
maggiore interazione tra mondo scolastico e industria alimentare, come spiega
lo stesso ministero. In altri termini, l’industria alimentare entrerà nelle
scuole, sia attraverso i contenuti del sito, sia con progetti da realizzare con
le scuole stesse, sia con visite nelle aziende, sia con corsi di formazione al
personale scolastico.
Il sospetto che alla volpe sia stato lasciato
in custodia il pollaio è legittimo. E, in effetti, a qualcuno è venuto. Un
gruppo di esperti di nutrizione, sanità pubblica e obesità infantile ha
lanciato un appello in cui si sottolinea come «questa iniziativa non può essere
considerata appropriata per promuovere una sana alimentazione, anzi rappresenta
un ostacolo a causa delle informazioni fuorvianti che contiene, per i gravi
conflitti di interesse esistenti e per la confusione dei ruoli tra enti
pubblici e aziende». Il primo problema, dunque, è che l’industria alimentare è
portatrice di interessi che possono entrare in conflitto con l’educazione dei
bambini. Come scrive Kelly Brownell del Rudd Center for Food Policy and Obesity
dell’università di Yale in un articolo pubblicato su «Plos Medicine», per far
dimagrire la popolazione si dovrebbero vendere meno prodotti, mentre
l’industria alimentare deve massimizzare il profitto vendendo più prodotti. Il
secondo problema è la confusione dei ruoli e la mancanza di trasparenza. «Come
si deve interpretare un messaggio dato da Federalimentare in collaborazione con
il Miur a proposito, ad esempio, dell’alta qualità e salubrità del salame, tale
per cui può essere consumato quotidianamente? È pubblicità o è una
raccomandazione basata su prove scientifiche supportata dal ministero?» si
chiedono i firmatari dell’appello (che si può sottoscrivere sul sito www.scienzainrete.it).
Il problema non è solo teorico. Anche in Italia,
come in Europa, esiste infatti un problema di obesità infantile: tre bambini su
10 nel nostro paese sono da considerare obesi o in sovrappeso. E bambini obesi
hanno un’alta probabilità di diventare adulti obesi, con le conseguenze per la
salute che questo comporta.
Quali sono le misure di politica sanitaria
efficaci per contrastare questo fenomeno?
Sulla
rivista «The Lancet» è uscito uno studio che individua le più importanti in
termini di anni di vita guadagnati senza disabilità e di risorse finanziarie
risparmiate. Eccole: introduzione di tasse su cibi e bevande insalubri;
etichette a semaforo che segnalano utilizzando i colori rosso, giallo e verde
se il contenuto di grassi o zuccheri è eccessivo o giusto; riduzione della
pubblicità di cibi e bevande spazzatura ai bambini; programmi scolastici
finalizzati alla riduzione del consumo di bevande zuccherate. Ma l’industria
alimentare non ci sta (come si è visto dalle ultime vicende sulla proposta del
ministro della salute di imporre una tassa sulle bibite gasate, subito
ritirata) e mette in moto una serie di strategie. Quali siano lo spiega un
articolo di Jeffrey Koplan, direttore del Global Health Institute
dell’università Emory di Atlanta, uscito sulla rivista «Jama», ne citiamo
alcune: inquadrare l’obesità non come problema legato all’alimentazione, ma
alla mancanza di attività fisica; sostenere che non esistono cibi cattivi, ma
quello che conta è la moderazione da parte degli individui; accusare di
paternalismo e anti-liberismo coloro che richiedono interventi governativi per
regolare le attività industriali; acquisire credibilità attraverso accordi con
partner rispettabili della sfera pubblica.
Il sito «Il Gusto fa Scuola» dà un
bell’esempio di tutto ciò: nella sezione dedicata ai ragazzi, la prima cosa che
si incontra è «palestra fai da te», uno spazio in cui si danno consigli su
alcuni esercizi da fare in casa, peccato che non si dica quante calorie si
consumano con gli esercizi proposti. Forse pochi sanno che per smaltire un
pasto completo fast food bisognerebbe correre una maratona. Nella sezione
dedicata all’informazione per le famiglie, parlando di bibite gassate, troviamo
invece un esempio di come utilizzare la tesi secondo cui non è il prodotto la
causa del male, ma l’individuo che ne abusa: «è facile argomentare che la
quantità di zucchero presente nelle bevande zuccherate può essere perfettamente
accettabile, ed inserirsi senza difficoltà in una dieta equilibrata, o essere
invece eccessiva, a seconda dei livelli di consumo». Per quanto riguarda gli
accordi con i partner rispettabili, il protocollo con il Miur parla da sé.
Quello che non dice è perché il ministro Profumo lo abbia voluto firmare.
LE
OPZIONI SUL WEB
Tra marketing e progetti tipo: una merendina
al giorno Quando si accede al portale «Il gusto fa scuola» ci si trova di
fronte tre opzioni: insegnanti, famiglie, ragazzi. Purtroppo le linee guida non
sono per ragazzi, ma per la popolazione in generale, inoltre presentate in
formato Pdf: un noiosissimo testo lungo e senza figure che a nessun bambino
verrebbe in mente di leggere. Nella sezione «Famiglie» prevale il marketing.
Nella sezione «Insegnanti», troviamo progetti e opuscoli da diffondere come
«Una merendina al giorno...»
L’Unità, 13 settembre 2012,
pag, 17
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