Morbida, levigata, compatta e senza
imperfezioni. È la pelle del bambino. Ma anche molto delicata, soggetta a
rossori, irritazioni e più sottile di quella dell’adulto. Non basta blandirla
con una semplice crema, applicata in modo rapido e distratto. Bisogna
difenderla con cura dalle aggressioni esterne. Anche perché cambia, mentre il
piccolo cresce.
Ecco una piccola guida per conoscerla e
trattarla con i prodotti giusti a tutte le età. A cominciare dai primi due anni
di vita. A rendere così fragile la pelle del neonato è la mancanza del film
idrolipidico, mix protettivo di acqua e di grassi, che si andrà formando con il
passare degli anni. La flora batterica è debole, mentre la cosiddetta “vernice
caseosa” che, al momento della nascita, fa da scudo alle aggressioni esterne,
scompare rapidamente, sostituita (ma solo per tre mesi) da un’altra pellicola
di sebo, frutto della stimolazione degli ormoni materni. Dal quarto mese di
vita, invece, le ghiandole sebacee vanno “in letargo” fino alla pubertà (8-10
anni). Inoltre, nel bebé, la superficie cutanea è molto più ampia rispetto al
suo peso: dunque, le sostanze, presenti in creme ed emulsioni, hanno una
concentrazione maggiore. E possono creare problemi, se non sono mirate.
Meglio le emulsioni “olio in acqua”. Si
assorbono più rapidamente, senza occludere i pori. Non bisogna
dimenticare,
infatti, che il neonato non ha ancora sviluppato la termoregolazione cutanea.
Vestiti o cosmetici sbagliati possono provocare un eccesso di sudorazione.
E il talco? È adatto per asciugare e idratare
soprattutto le grandi pieghe del corpo del bimbo: va però usato con attenzione,
perché può essere inalato. Ne basta pochissimo sul palmo della mano, da
massaggiare fino a completo assorbimento. Immancabile anche una crema idratante,
emolliente e lenitiva.
Anche la crosta lattea - che spesso si
manifesta sul cuoio capelluto, le sopracciglia e talvolta la fronte e i lati
delle orecchie - va curata subito, perché potrebbe essere il primo sintomo di
dermatite a topica.
Le cause non sono ancora del tutto note. Di
certo, alla base del disturbo, c’è l’eccessiva produzione di grasso da parte
delle ghiandole sebacee della pelle, unito all’accumulo di cellule morte:
invece di distaccarsi, si sovrappongono a quelle appena formate, che dovrebbero
sostituirle.
La “guarigione” avviene spontaneamente entro
il terzo mese di vita del bambino, ma alcuni semplici operazioni possono
accelerarla. L’importante è che siano effettuate con cautela, evitando
pressioni indebite, visto che nelle prime settimane di vita, la fontanella
cranica è ancora aperta. Quattro gli step. Primo: fate uno shampoo al bebè ogni
2 giorni circa con un detergente oleoso specifico o, se è privo di capelli, un
sapone a ph fisiologico. In caso di crosta lattea, sono, invece, controindicate
le creme contenenti grassi animali. Secondo: terminato il lavaggio, applicate,
con un batuffolo di ovatta, un emolliente (olio d’oliva o di mandorle dolci o
vaselina) sul cuoio capelluto ancora umido, lasciandolo agire per almeno
un’ora. Terzo: procedete alla rimozione - mai forzata o usando le unghie -
delle crosticine con un pettinino a denti fitti e punte arrotondate, da far
scorrere dalla radice alla punta del capello, asportando con le mani le squame
che si distaccano. Quarto: tamponate la testa con un po’ di cotone imbevuto di
una sostanza che normalizzi la produzione di grasso, come l’olio di semi di
ribes nero o quello di borragine.
Il piccolo soffre di dermatite da pannolino,
con rossori e irritazioni sul sederino? Per prevenirla e combatterla, bisogna
cambiarlo il più spesso possibile, specie quando la pipì è molto acida. Per poi
stendere uno strato abbondante di “crema-barriera” a base di ossido di zinco.
Efficaci anche le emulsioni con olio di mandorle e acqua di rose o l’olio di vaselina
mescolato all’acqua del bagnetto.
E dopo i tre anni? Se il bambino sta bene, la
sua pelle è simile a quella dell’adulto, anche se tende a disidratarsi, per
l’inattività delle ghiandole sebacee. Va comunque trattata con la massima cura,
privilegiando detergenti ed emulsioni delicati e non aggressivi. E applicando
su viso e corpo, anche più volte al giorno, una crema idratante e lenitiva. Ma
resta l’esposizione al sole, il problema più sentito dai 3 anni in su.
A differenza del neonato, che viene protetto
in tutti i modi dalle radiazioni solari, il bimbo più grandicello vive gran
parte della giornata all’aria aperta, specie d’estate. Non solo in vacanza, ma
soprattutto durante le gite, i bagni in piscina, i giochi all’aperto e i
soggiorni ricreativi. Non solo al mare d’estate, ma anche in montagna
d’inverno. Come dimostrano alcuni recenti studi, è in queste occasioni, che la
sua pelle (quasi sempre priva di schermi) assorbe la maggior quantità di raggi
Uv, con un notevole aumento del rischio di melanoma in età adulta. D’obbligo,
dunque, seguire le precauzioni del caso: dal cappellino con visiera, agli
occhiali dotati di lenti di buona qualità, meglio se chiusi lateralmente. Fino
ai solari a protezione elevata (Spf 25/30), ampio spettro (anti Uva-Uvb)
fotostabili e resistenti all’acqua, da riapplicare ogni 2/3 ore. Niente sole
tra le 11 e 16, quando i raggi solari sono più intensi e diretti. Il bambino
deve bere spesso per compensare la traspirazione e non va mai lasciato troppo a
lungo al caldo. Il pericolo è un “colpo di calore”, preannunciato da febbre
alta, crampi muscolari, mal di testa, vertigini e affaticamento. Senza
dimenticare, a fine giornata, una crema dopo sole con proprietà lenitive e
calmanti.
In
vacanza il bimbo va protetto con solari
Il Sole 24 ore, 7 novembre
2012, pag
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