di Michele Bocci
E’ scontro tra le Regioni e il ministro
Renato Balduzzi sulla spending review. Ieri sera si è svolto un incontro in cui
il responsabile della salute ha illustrato ai governatori le idee
dell’esecutivo su come recuperare soldi dalla sanità. Non ci sono state
sorprese: è stata quasi totalmente confermata la linea della bozza di
provvedimento già nota, ad esempio per quanto riguarda i provvedimenti sugli
acquisti di beni e servizi da parte delle Asl e sui farmaci. Forse potrebbero
esserci dei cambiamenti riguardo al destino dei piccoli ospedali, e lo stesso
Balduzzi si è messo in polemica con il suo governo per come è stato impostato
questo tema, ma il ministro ha ribadito la decisione più dura: il taglio del
fondo sanitario nazionale. Si tratta di un miliardo in meno per quest’anno, due
per il prossimo e probabilmente altri due per il 2014. «Il governo ci ha
presentato le sue proposte che noi non condividiamo, perché pensiamo che non si
tratti di spending review ma piuttosto di tagli lineari», attacca alla fine
dell’incontro Vasco Errani, presidente della Conferenza delle Regioni: «In
questo modo non può funzionare. Se il governo ritiene di coinvolgerci in un
ragionamento serio di riduzione della spesa noi siamo pronti ma chiediamo di
ridiscutere il patto sulla salute, partendo anche dal fatto che tutte le
manovre hanno portato tagli alla sanità per oltre 20 miliardi, e chiunque è in
grado di capire che non sta in piedi». Alle riduzioni di finanziamenti
ipotizzate dal Governo Monti, infatti, vanno aggiunte quelle legiferate dal
ministro Tremonti, che circa un anno fa ha tagliato le entrate delle Regioni imponendo
di mettere un nuovo ticket sulla specialistica ambulatoriale e sulla
diagnostica per recuperare soldi e mettendo in cantiere altre misure che
produrranno riduzioni anche nei prossimi anni, per un totale di circa 8,5
miliardi di euro.
BARELLE NEI CORRIDOI Un medico assiste un
paziente in barella in corridoio. Molte strutture sono in sofferenza in questi
giorni per via dei ricoveri dovuti al grande caldo.
Gli
ospedali. Sono 257 le strutture sotto gli ottanta posti letto.
IL TEMA dei piccoli ospedali, al di là del
suo valore economico piuttosto basso, è quello più caldo dal punto di vista
politico. Nella bozza del governo si parlava di tagli sotto i 120 letti, ma il
ministro Balduzzi ha apertamente criticato questa impostazione. Prima ha proposto
di abbassare il limite a 80 letti, poi ieri ha spiegato che non vuole imporre
alle Regioni le chiusure, ma una cambiamento e una razionalizzazione
dell’offerta di sanità di queste strutture. Durante il vertice di ieri sera è
stato questo il punto su cui è parso possibile un cambiamento di rotta
dell’esecutivo. Comunque sia, con l’operazione ospedali si recupererebbero
circa 250 milioni, non una cifra altissima. Al ministero hanno calcolato, forse
sovrastimando un po’ il dato, quante sono le strutture sanitarie che hanno
pochi letti: 257 sono quelle sotto gli 80 e 399 quelle sotto i 120. Togliere i
piccoli ospedali non solo porta ad un risparmio ma razionalizza - secondo molti
- l’offerta. In sanità spesso piccolo non è bello, perché le strutture che lavorano
poco sono considerate meno sicure di quelle grandi. Chiudere, però, per le
Regioni significa affrontare le ire delle comunità locali, sempre molto legate
ai propri ospedali. Resta in piedi la proposta, comunque non nuova, di
continuare a tagliare i letti anche nelle grandi strutture, per passare dai 4
posti per 1000 abitanti di oggi a 3,6.
I reparti maternità. Punti
nascita, si cambia va avanti chi lavora di più.
SI TRATTA di un vecchio obiettivo, discusso
e approvato alcuni mesi fa dalle Regioni italiane e dal ministero, di cui in
molti si sono scordati. Sembra pronto per tornare in auge con la spending
review, e potrebbe portare ancora una volta a delle chiusure. In questo caso si
parla dei punti nascita che fanno meno di 500 parti all’anno. Secondo l’Oms una
struttura sanitaria per essere sicura deve essere addirittura sopra quota 1.000
ma in Italia si è deciso di rimanere larghi. Gli ospedali che lavorano troppo
poco, quando si tratta di maternità, rischiano di essere pericolosi. Per questo
praticamente tutti sono d’accordo nel tagliare i 112 punti nascita che in
Italia non arrivano a 500 parti (esclusi quelli in particolari situazioni
geografiche, ad esempio sulle isole) e nei quali vengono al mondo circa 32.600
bambini, poco meno del 7% del totale. Il problema è quando si mettono in
pratica i tagli. Di solito ci si scontra con la rabbia dei paesi o delle città
a cui si vuole togliere il punto nascita, con le barricate delle mamme con
passeggino e dei politici locali. Per questo, anche se praticamente in tutti i
piani sanitari regionali si parla di taglio sotto i 500 parti, quasi nessuno va
avanti con l’operazione. Il periodo particolarmente difficile dal punto di
vista dei conti potrebbe dare la spinta definitiva ad avviare la riforma delle
maternità.
Il
Fondo sanitario. Si rischiano 5 miliardi di risorse in meno
É LA benzina dei sistemi regionali della
sanità. Il fondo sanitario nazionale fa funzionare ospedali, ambulatori,
assistenza domiciliare. L’idea del Governo è di fare un taglio di un miliardo
per questi ultimi mesi dell’anno (con in mezzo l’estate), poi di due miliardi
l’anno prossimo. E nella bozza di decreto spunta anche la possibilità di
replicare la stessa diminuzione del 2013 anche nel 2014. Cinque miliardi, una
riduzione pesantissima per le casse delle Regioni, che ieri si sono battute
durante l’incontro con il ministro Balduzzi per bloccare questa parte della
manovra, la più pesante di tutte. La proposta è stata quella di “spacchettare”
il taglio, prevedendo solo quello per quest’anno ed inserendo, intanto, quello
del 2013 nella discussione del patto della salute, l’accordo che dopo l’estate
dovrà determinare le linee principali di politica sanitaria del nostro paese.
Balduzzi si sarebbe detto disponibile a provare, con la consapevolezza che il
resto del Governo potrebbe molto probabilmente non accetterà la proposta. I
miliardi della sanità si vogliono mettere nel bilancio della spending review
subito. Se finirà davvero così le Regioni già in piano di rientro andranno
ancora di più in difficoltà e inizieranno a scricchiolare paurosamente anche
quelle più sane. Per chi ha già iniziato a razionalizzare, infatti, ci sono
pochi margini per ridurre le spese senza intaccare i servizi sanitari.
La Repubblica, 5 luglio 2012, pag,10
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