Negli Stati uniti che si
avviano alle elezioni presidenziali di novembre il tema della tutela della vita
continua a essere tra i più caldi della campagna elettorale. Un sondaggio Gallup
mostra come i cittadini americani che si dichiarano contro l’aborto sono il
50%, a fronte del 41% di favorevoli. I dati mostrano una tendenza storica verso
posizioni antiabortiste che si evidenzia anche all’interno dei Repubblicani,
dove la maggioranza «pro-life» è sempre più salda, ma anche dei Democratici,
dove si assottiglia il margine dei «pro-choice». C’è un’altra questione etica
che si intreccia alle prossime elezioni: quella delle misure, contenute nella
riforma sanitaria di Obama, che obbligano a fornire copertura assicurativa per
contraccezione, sterilizzazione e aborto chimico. La Conferenza episcopale
statunitense si è opposta fin da subito a tale provvedimento che viola la
libertà religiosa e di coscienza. Dopo le ripetute prese di posizione dei mesi
scorsi, un nuovo documento sottolinea l’importanza di poter agire secondo
coscienza e ricorda come «per la prima volta nella storia» il governo federale
intende costringere le istituzioni religiose a finanziare «farmaci e procedure
contrari ai loro insegnamenti morali» riservandosi di decidere quali sono le
istituzioni «abbastanza religiose» da poter essere esentate dall’obbligo. Il
diritto di agire secondo coscienza «non riguarda solo la possibilità di andare
a Messa la domenica» ma anche di «dare il nostro contributo al bene comune di
tutti gli americani». I vescovi invitano a partecipare a «Fortnight for
Freedom», 14 giorni di preghiera e iniziative in difesa della libertà religiosa
che si concluderà il 4 luglio, Festa dell’Indipendenza. (L.Sch.)
Avvenire, 7 giugno
2012, pag, 343
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