di Giuseppe Del Bello
Un impegno e una
scommessa. Scoprirlo prima che sia troppo tardi. Lui, il bersaglio che Onda
(Osservatorio nazionale salute donna), mira a neutralizzare grazie alla
diagnosi precoce, è il tumore dell’ovaio. Un messaggio che la presidente
dell’associazione Francesca Merzagora lancia per giovedì, in occasione dell’ 8 marzo,
per costruire un percorso di prevenzione: «È una neoplasia caratterizzata da
bassa incidenza, ma da elevata mortalità. Ed è subdola perché resta asintomatica
a lungo, però poi, quando compaiono i primi segni, nell’80% dei casi, si è già
diffusa altrove». La strategia di guerra passa attraverso un progetto che
dovrebbe garantire in ogni regione un centro di eccellenza dove sia
realizzabile un approccio diagnostico e terapeutico integrato. «Perché se
l’atto chirurgico è fondamentale, altrettanto importante è l’équipe
multidisciplinare», continua Merzagora, «Noi, come Onda, abbiamo ottenuto,
grazie a una mozione bipartisan, l’istituzione di una Giornata nazionale
dedicata al tumore all’ovaio». A rivelare il dramma di un killer poco
conosciuto sono i numeri registrati da una recente indagine: solo quattro su
dieci in un campione di oltre 1000 donne lo riconoscono come un tumore
prettamente femminile, mentre il 50% è all’oscuro di informazioni adeguate su
sintomi, pericolosità e fattori di rischio. E, infine, il 48% delle donne
intervistate non sa neanche cosa sia un’ecografia transvaginale, non ne parla
col medico curante e,
tantomeno, col ginecologo. «Alcune addirittura», aggiunge
la presidente, «confondono il cancro dell’ovaio con il tumore dell’utero».
«Purtroppo le metodiche per la diagnosi precoce sono scarsamente efficaci»,
sottolinea Sandro Pignata, direttore del dipartimento uro-ginecologico
dell’Istituto Pascale di Napoli, «Ma bisogna sfatare la convinzione che per
combattere questa malattia non si possa far nulla. Da tre anni è in corso lo
studio “Mito 12”: attraverso una serie di questionari, mira a risalire alle
pazienti colpite da cancro ovarico per sapere se e quando (nell’anno precedente
alla scoperta del tumore) abbiano accusato sintomi e, soprattutto, quale
percorso diagnostico abbiano seguito, e a quale figura professionale si siano
rivolte (medico di base, ginecologo o oncologo). L’obiettivo: tracciare un
identikit del ritardo diagnostico e dell’iter assistenziale attivato in
presenza di sintomi. Per ora sono state arruolate 550 pazienti in 80 centri su
tutto il territorio nazionale». Tra i fattori predisponenti al tumore
all’ovaio, la ricerca attribuisce il 5% dei casi diagnosticati ad ereditarietà,
in particolare per mutazione del gene Brca. «È un dato interessante», conclude
Pignata, «che sarà utile ai medici di famiglia per selezionare la quota di
popolazione a rischio sensibilmente più elevato di contrarre tumore dell’ovaio
o della mammella». L’Aiom, l’associazione che riunisce gli oncologi medici,
quest’anno consacra la conferenza nazionale (in programma a Mestre dal 20 al 22
aprile) ai tumori ginecologici e alle donne per affrontare tematiche di rilievo
ma trascurate: fertilità, sessualità e mantenimento dell’immagine.
Non è tutto. Dai risultati delle campagne di
prevenzione emerge che oggi il tumore del seno diagnosticato precocemente può
guarire, mentre per quello del collo dell’utero che origina dal papilloma virus
(Hpv) continua il programma di vaccinazione gratuita da effettuare dagli 11
anni in poi. Ma le donne soffrono anche di depressione: patologia spesso sottovalutata
e, secondo una recente indagine, temuta più del tumore al seno, colpisce nel
16% dei casi in gravidanza e nel postpartum. Perché? Per disfunzioni ormonali o
per stress, azzarda Merzagora, «le donne multitasking sono costrette a
confrontarsi con tanti problemi, familiari e di lavoro». Per la giornata “rosa”
di dopodomani, sono state organizzate manifestazioni e iniziative di
prevenzione in tutta Italia.
la Repubblica, 6 Marzo 2012, pag, 32
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