«Perché servono i pediatri anche ai bambini con più di 6 anni»


di Fazio Ferruccio (ex ministro della salute)

Caro direttore,

le scrivo a proposito della proposta inviata dal ministro della Salute Balduzzi alle Regioni che prevede di ridimensionare l’assistenza pediatrica di base ai soli bambini da zero a sei anni e di trasferire ai medici di Medicina generale l’assistenza dei bambini al compimento del settimo anno di età. L'iniziativa viene motivata come la soluzione alla carenza di pediatri sul territorio, cui si aggiungerebbe un ipotetico risparmio di cui non viene fornita alcuna cifra. La proposta del ministro Balduzzi ha sollevato estese proteste e mi sembra oggettivamente rischiosa per la salute dei nostri bambini. Quali sono le più evidenti criticità di una tale soluzione? Anzitutto i pediatri sono i medici più qualificati a fornire la migliore assistenza ai bambini. I medici di Medicina generale, molto competenti nell’assistenza sanitaria dell’adulto, hanno meno esperienza dei pediatri per quanto riguarda la salute dei bambini. Basti pensare che da 50 anni non se ne occupano più. L’esempio più immediato è il dosaggio dei farmaci che per l’adulto è unico mentre per i bambini è legato al peso e alla
superficie corporea. Per non parlare dell’alimentazione, che oggi ha un ruolo fondamentale nella promozione di stili di vita salutari e che ha caratteristiche molto differenti tra adulto, bambino e adolescente. In secondo luogo tale proposta rischia di smantellare l’assistenza pediatrica universalistica, strada imboccata a suo tempo dal nostro Paese, che il mondo ci invidia e che oggi ci colloca ai primi posti nelle classifiche dell’Organizzazione mondiale della Sanità. Infine i risparmi che si otterrebbero adottando questa soluzione sono tutti da verificare: i pronto soccorso degli ospedali subirebbero un ulteriore sovraccarico e aumenterebbero sicuramente i ricoveri ospedalieri inappropriati che sono uno dei costi più elevati per la sanità pubblica, ma soprattutto si avrebbe un aumento della libera professione privata, con trasferimento sulle famiglie dei costi oggi a carico dello Stato. Assegnare ai pediatri di libera scelta solo i bambini da 0 a 6 anni non è la risposta alla carenza dei pediatri sul territorio. Questo problema era ben noto anche al precedente governo che ha messo in essere per risolverlo ben tre ordini d’intervento. Concretamente propongo:
  1) Rafforzare (e non indebolire) le cure primarie con la promozione della medicina di gruppo. In particolare, riorganizzare la rete pediatrica riducendo i piccoli reparti pediatrici che devono convergere in «Medical Home» (per usare la definizione degli americani), centri in cui lavorano, magari accanto ai medici di Medicina generale, molti pediatri che assicurerebbero così la continuità dell’assistenza in équipe di cui dovrebbero far parte infermieri pediatrici, dietisti ecc.
  2) Come già avvenuto per l’anno accademico 2010-2011, aumentare per l’anno in corso i posti di Scuola di specialità di Pediatria riducendo le borse di studio in specialità non strategiche.
  3) Promuovere la norma, giacente in Senato e già approvata dalla Camera, per attribuire responsabilità cliniche in ospedale o anche nell’ambito delle cure primarie agli studenti degli ultimi due anni di specializzazione in pediatria.

Corriere della Sera, 31 Gennaio 2012, pag, 29

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