CONTRACCEZIONE
di Marco Accossato
L’Agenzia italiana del farmaco ha dato il via
libera alla commercializzazione della «pillola dei 5 giorni dopo». Qual è il meccanismo
che la rende attiva più a lungo rispetto a quella «del giorno dopo»?
Sono entrambi farmaci per la contraccezione di
emergenza. Quella «del giorno dopo» ha come principio attivo il levonorgestrel,
quella dei «5 giorni» l’ulipristal acetato che ha un’efficacia fino a 120 ore
dal momento della somministrazione. Il nuovo farmaco è più simile al
mifepristone, il principio della RU486, la pillola dell’aborto.
Si tratta dunque di un
aborto precoce?
Assolutamente no. La
contraccezione di emergenza agisce nel periodo che intercorre tra il rapporto
sessuale e l’ovulazione, quindi prima che avvenga l’impianto in utero. Contrariamente
a quanti molti pensano, va ricordato che non si rimane incinta al momento del
rapporto, ma successivamente, quando avviene
l’ovulazione, cosa che può accadere alcuni minuti dopo il rapporto come diversi
giorni dopo.
Perché è stata chiamata «dei 5 giorni» e non,
ad esempio, dei 4 o 6?
Mentre l’ovulo «vive» soltanto 24 ore, gli spermatozoi possono essere attivi fino a cinque giorni. Quindi, se il farmaco riesce a interferire nell’unione tra spermatozoi e ovulo per cinque giorni, si supera il loro periodo di vitalità e con esso il rischio di gravidanza, che comunque si raggiunge normalmente solo nel 5-8 per cento dei casi dopo qualsiasi rapporto sessuale. La contraccezione di emergenza riduce la probabilità all’1-2 per cento.
Che cosa cambia tra il primo e il quinto
giorno in termini di efficacia della nuova pillola?
La distanza tra il rapporto sessuale e la
somministrazione della pillola riduce progressivamente il potere del farmaco.
Se viene presa entro 12-14 ore, la probabilità di non rimanere incinta
diminuisce del 90 per cento. Al terzo giorno scende al 60 per cento. Prima si
prende, maggiori sono le garanzie.
Da quando sarà disponibile nel nostro Paese?
Dopo l’approvazione dell’Aifa è necessaria la
pubblicazione del decreto. Un iter che dovrebbe però essere rapidissimo.
La pillola si comprerà in farmacia o sarà distribuita
esclusivamente nei consultori, in ospedale o da un ginecologo?
Negli Usa, come in molti Paesi europei, la
pillola del giorno dopo è disponibile senza ricetta medica, mentre quella dei
«5 giorni dopo» deve essere prescritta dal medico, perché può interferire con
altri medicinali. In Italia, per entrambe, è necessaria la ricetta del medico.
La pillola si compra in farmacia.
È mutuabile, quindi a carico del Servizio
sanitario?
No, si paga interamente. Il costo dovrebbe essere
attorno ai 35 euro.
Quali sono state le prime reazioni dopo
l’annuncio dell’Aifa?
Nei mesi scorsi, la notizia dell’arrivo anche
in Italia di questa pillola aveva scatenato molte polemiche: si teme possa
spingere gli adolescenti a «rapporti facili». Oggi, Lucio Romano, ginecologo e
co-presidente nazionale dell’associazione «Scienza & Vita», sostiene che
con il definitivo via libera alla «pillola dei 5 giorni dopo» si assiste all’ultimo
atto di una progressiva banalizzazione dell’aborto. Il ginecologo Silvio Viale,
che per primo ha sperimentato a Torino un’altra pillola, la RU486 dell’aborto,
risponde che «non c’è motivo di temere che le ragazze utilizzeranno questa
pillola al posto del contraccettivo, cioè all’occorrenza ». E la ragione
principale è che l’efficacia della contraccezione di emergenza è minore della
garanzia data dalla pillola contraccettiva. Anche per questo il presidente della
Società italiana di ginecologia e ostetricia, Nicola Surico, plaude alla decisione
dell’Aifa e chiede che il farmaco non sia registrato in fascia C, ovvero a
carico della donna.
Esiste un altro ostacolo, in Italia, al
concreto utilizzo di questo metodo anti-gravidanza?
È previsto l’obbligo di effettuare un test di
gravidanza prima di prescrivere la pillola. Cosa che non accade in nessun altro
Paese al mondo dove la pillola è già disponibile.
I medici potranno rifiutarsi di prescrivere
la nuova pillola?
È probabile che i medici contrari all’aborto,
che già fanno obiezione di coscienza, si rifiuteranno di prescrivere la
«pillola dei 5 giorni dopo» esattamente come oggi non prescrivono quella del
«giorno dopo». In caso contrario non c’è ragione di darne una e rifiutarsi di
fare la stessa cosa con l’altra. Sono entrambe soluzioni di emergenza.
La Stampa, 15 novembre 2011,
pag. 88
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