di Angelo Tirelli
Siamo un gruppo di pediatri di famiglia romani
e lavoriamo tutti in studi «di gruppo», aperti tutto il giorno e attrezzati per
affrontare le patologie intercorrenti dei bambini. Concordiamo nella prima
parte delle riflessioni di Dacia Maraini sul Corriere dell’8 novembre,
ma siamo assolutamente lontani dalla sua affermazione: «Non è vero che siamo un
Paese con assistenza garantita a tutti». L’esempio del bambino con gli occhi
che bruciano (verosimilmente una congiuntivite) che aspetta una visita in
ospedale è illuminante di come passi per malasanità quello che non è. Perché quel
bambino si trovava lì a chiedere una visita in ospedale intralciandone, tra
l’altro, l’attività (l’ospedale è il posto in cui si cura la patologia grave,
quella che non può essere trattata a domicilio), quando era nel pieno diritto di
essere visitato in giornata dal suo pediatra? Spesso la via del diritto (in questo
caso quello all’assistenza sanitaria) viene cercata nel posto sbagliato, infischiandosene
delle regole che non possono non esistere in un servizio così delicato.
L’attesa di ore in Pronto soccorso è vera, ma è «giusta» quando si tratta di
problemi banali, occorre infatti dare la precedenza a chi ha davvero bisogno di
un soccorso «pronto». Quando impareranno i cittadini, spesso così prodighi di
critiche e lamentele, a contattare il proprio medico curante prima di correre
al Pronto soccorso per un problema evidentemente non grave? Nella
fattispecie i
pediatri di famiglia sono tanti, spesso lavorano in gruppo come noi e sono in
grado di valutare le problematiche acute in poche ore, o comunque in giornata.
E questo servizio, una peculiarità del nostro Servizio sanitario pubblico ce lo
invidiano in molti.
Innocenza Rafele, Rossella Cannavò Vincenzo
Calia, Tiziana Gazzotti Federico Marolla, Serenella Corbo Roma
Rimane il fatto che per fare
analisi specialistiche, se non vuoi aspettate mesi, devi pagare. Quanti medici
invitano a rivolgersi al loro studio privato? E per non aspettare troppo a
lungo siamo costretti a pagare. In quanto al Pronto soccorso, non ho voluto
citare un caso più vicino, ma l’anno scorso, per un ictus, una mia parente ha
aspettato cinque ore l Pronto soccorso del Policlinico di Roma. Non mi sembra
che l’ictus sia una cosa da medico di famiglia.
Voto: una scelta a scatola chiusa Sul Corriere
di ieri un lettore suggerisce di annotare i nomi dei parlamentari inquisiti,
assenteisti o trasformisti per non votarli alle prossime elezioni. Ricordo che
con l’attuale legge elettorale, di cui ormai nessun partito accenna più a
chiederne la cancellazione, l’elettore sceglie un simbolo a scatola chiusa e
non può premiare o punire alcun candidato.
Corriere della Sera, 10 novembre
2011, pag. 51
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