Gli ultimi studi Usa rilanciano il ruolo maschile in famiglia
di Vera Schiavazzi
Ma non solo: alla vigilia della festa del papà in versione americana (70 milioni di genitori maschi stanno per celebrarla negli Stati Uniti) il Wall Street Journal ha sdoganato in una lunga inchiesta ricca di esempi lusinghieri le loro capacità anche nel domare i capricci più terribili, prendersi cura delle piccole ferite e dei piccoli malanni, sostenere i figli in preda alla frustrazione che giochi difficili, come i grandi puzzle, possono provocare.
Non importa se le statistiche continuano a far pendere la bilancia dalla parte di mamma: i padri americani che lavorano passano meno di sei ore al giorno con i loro figli nel 48 per cento dei casi, mentre soltanto il 31 per cento delle madri lo fa. In Italia, poi, in un giorno medio della settimana le mamme di un solo bambino “spendono” con lui 5 ore e 6 minuti, contro l’ora e 29 minuti investita da papà (particolare curioso, il tempo dei papà decresce con l’aumentare dei figli: secondo l’Ocse, chi ne ha tre o più non dedica loro oltre un’ora e 21 minuti).
«I padri italiani non sono più spettatori ma protagonisti nella vita quotidiana dei bambini – conferma Marcello Lanari,
che per la Società italiana di pediatria si occupa dei rapporti tra medici e famiglie – Li vediamo arrivare fin dalle prime visite, ormai i più giovani sono in grado di cambiare un neonato con disinvoltura, e sono affettuosi quanto le madri. Non mi pare però, a differenza dei colleghi americani, che siamo di fronte a un “sorpasso”: semmai, i padri di oggi hanno rinunciato a quella distanza emotiva che consentiva loro una “finta” autorevolezza, e possono permettersi di dedicare ai loro figli il tempo che vogliono, tempo prezioso quindi mentre quello delle madri è spesso obbligato. Senza paura di rotolarsi sul tappeto, correre insieme o coccolare i piccoli come prima facevano soltanto le donne».
Chi è più bravo quando in casa o per strada esplode un capriccio irrefrenabile, quelli che gli americani chiamano “temper tantrums” e di fronte ai quali molti genitori sembrano paralizzati dal panico? La metà delle madri (come dei padri) li ritiene una delle sfide principali, ma mentre papà tende a distrarre il bambino e a passare sopra alla crisi spesso le mamme pretendono di spiegare, di “far ragionare” i figli, ricavandone una frustrazione che alla fine le spinge alla sfuriata finale.
«Se è vero che i padri sono diventati il genitore migliore, almeno per alcuni aspetti della vita dei bambini, viene da chiedersi perché non lo abbiano fatto prima – ironizza Tilde Giani Gallino, psicopedagogista dell’età evolutiva, tra i maggiori esperti italiani – Io credo semmai ch e in queste cose si misuri la capacità dell’individuo di interagire effettivamente con un piccolo, facendo i giochi che piacciono a lui e non quelli che l’adulto ritiene più adatti. Certo è finita quella fredda lontananza, anche un po’ artificiosa, che nelle società occidentali separava i padri dai figli». Ma attenzione a non esagerare: «Gli allenatori dei bambini- calciatori si lamentano spesso delle ingerenze paterne – racconta Giani Gallino – e nella storia di molti grandi campioni dello sport c’è un “padre che voleva troppo” e che ha forzato i destini del figlio.
Alle mamme interessa meno farne un campione». Anche gli americani entusiasti dei nuovi padri sono d’accordo: le mamme parlano il linguaggio dell’amore, i padri quello della sfida e della resistenza. Vedere per credere (e non imitare) lo struggente Brad Pitt padre severo e fragile in “Three of life”.
Le reazioni dei genitori
Papa. Correggere il bambino con le parole dirette – Questo aiuta il piccolo a sviluppare elasticità mentale
Mamme. Provano a ragionare con il bambino – Questa modalità insegna a esprimere i propri sentimenti
Papa. Tenendo a distrarre il bambino, sviluppa – Il bambino sviluppa la resistenza per le situazione complicate
Mamme. Tendono a calmare il bambino . Questo lo aiuta a sentirsi sicuro
Distrazione del gioco
Papa. Tendono ad evitare di intervenire. Questo modo sviluppa autonomia
Mamme. Riorganizzano il gioco. Questo aiuta a sviluppare la fiducia in se stessi
Papa. L’interazione è più turbolente e fisica. Tal modalità sviluppa l’auto controllo
La Repubblica, 15 giugno 2011, pag,25
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