Né dolore, né cesareo tutti i vantaggi di partorire in acqua

Maternità
Una modalità poco diffusa ma con poche controindicazioni Ecco i primi risultati di una indagine scientifica condotta dall’associazione degli ostetrici e ginecologi ospedalieri 

di Alessandra Margreth 

  Nascere in acqua.  Una scelta ancora non molto diffusa eppure il parto in acqua è una metodica che presenta innumerevoli vantaggi, primo fra tutti quello di porre la donna al centro di questa esperienza così importante. Uno studio italiano sta valutando gli effetti dell’immersione in acqua nel travaglio e nel parto per valutare con parametri scientifici significativi ciò che emerge dalla pratica clinica quotidiana. È il progetto “Nascere con l’acqua”, avviato a fine 2009, i cui risultati preliminari sono stati presentati al Congresso della Sigo, la società italiana di ginecologia e ostetricia, nel novembre scorso a Milano. L’indagine è patrocinata dall’Aogoi, l’Associazione ostetrici ginecologi ospedalieri italiani.
  Promotore dello studio è Ciro Guarino, primario di ginecologia e ostetricia all’ospedale San Leonardo di
Castellammare di Stabia (Napoli). Il suo centro si è distinto per la promozione del parto fisiologico: l’iniziativa ha consentito una riduzione dei tagli cesarei nella regione al primo posto in Italia, dal 52,7% del 2003 al 17,5% nel 2008. Per tale progetto, nel 2010 il dottor Guarino ha avuto il premio  Medico Manager.
  Mettere alla luce un figlio in acqua in modo naturale è anche un’alternativa all’anestesia epidurale e, soprattutto, al taglio cesareo su richiesta materna senza indicazione medica. «Il parto avviene in un’ampia vasca riempita di acqua a 37°C — spiega Guarino — dove la donna s’immerge e assume la posizione che preferisce. La dilatazione è più rapida e il parto più veloce, l’immersione stimola il rilassamento muscolare e la produzione di endorfine con un rapido effetto analgesico.  La neomamma rimane immersa anche quando il neonato le viene appoggiato sull’addome e poi accostato al seno, prima di tagliare il cordone ombelicale. L’espulsione della placenta solitamente avviene fuori dalla vasca». 
   La gestante entra nell’acqua quando è già iniziata la dilatazione e le contrazioni sono regolari. Al momento della nascita il neonato viene sorretto dall’ostetrica. Recenti studi internazionali hanno concluso che partorire in acqua non aumenta rischi di infezioni. La paura del dolore porta spesso la donna a chiedere il cesareo, che però è a tutti gli effetti un’operazione chirurgica. Guarino spiega con convinzione: «Quando viene correttamente informata, la donna sceglie di partorire  naturalmente. Chi può partorire in acqua? Le donne con gravidanza a basso rischio e di almeno 37 settimane. Il neonato, con questa modalità di nascita, ha già sviluppato il “diving reflex”, la capacità di rimanere sott’acqua senza respirare, come in utero».
  Controindicato quando ci sono problemi della gestante o sofferenza fetale. Il parto  in acqua è una strada concreta che si sta dimostrando molto gradita alle future mamme. Inoltre il parto fisiologico è anche vantaggioso da un punto di vista economico, in quanto determina un notevole risparmio per il sistema sanitario. 

Più allergie alimentari e respiratorie per i nati con un taglio
 
  Chi nasce da cesareo ha una predisposizione a sviluppare malattie allergiche alimentari e respiratorie. Tutto dipenderebbe dalle condizioni cui è esposta durante la nascita la microflora batterica intestinale. La diversa modalità di nascita influenzerebbe in modo diverso qualità e quantità dei batteri “buoni” o “cattivi” che colonizzano l’intestino del neonato. L’ultima recentissima ricerca su 46 neonati, metà nati con cesareo e metà con parto naturale, pubblicata su The Journal of Nutrition, è stata condotta dalla Cattolica di Piacenza, con la pediatria e neonatologia dell’ospedale Guglielmo di Saliceto (Pc) e l’Advanced Analitycal Technologies. «Abbiamo sequenziato e mappato il Dna batterico fecale dei neonati e i risultati – spiega Lorenzo Morelli, docente di biologia dei microrganismi – hanno confermato che nascere naturalmente rende migliore la microflora intestinale. Sembra che il parto per via vaginale faciliti un minimo di contaminazione salutare, una corretta colonizzazione dell’intestino da parte di certi batteri “buoni”, quali il Bifidus e il Lactobacillus, che influenzano positivamente lo sviluppo del sistema immunitario».
  Una sorta di barriera naturale contro le allergie. La microflora intestinale dei nati da cesareo rimarrebbe instabile a lungo e alterata, e quindi in una lenta maturazione del sistema immunitario. «Queste evidenze indicano che quanto meno si è esposti a stimoli infettivi tanto più il sistema immunitario vira verso risposte anomale, di tipo allergico – commenta Giacomo Biasucci, direttore dipartimento materno-infantile della Ausl di Piacenza, - e che conoscere i batteri che abitano la microflora intestinale può aiutare a prevenire le allergie». (mp. s.)

 La Repubblica, 18 gennaio 2011, pag.38

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