La rivincita dei fratelli “sandwich”


La ricerca di una psicologa francese rivaluta i secondogeniti: se la cavano meglio “Hanno maggiore equilibrio, perché padri e madri hanno imparato il proprio ruolo” 

  di Alberto Mattioli 

  E ci diamoci: essere il fratello(o la sorella) di mezzo è un vantaggio o uno svantaggio? Certo, è schiacciato fra il maggiore prepotente e il minore viziato. Eppure proprio dal deficit di attenzione familiare scatta spesso la molla del successo, con il «fratello sandwich», come lo chiamano i sociologi americani, che sulla distanza batte gli altri.
  Il tema non è nuovo ma continua ad appassionare i francesi, forse perché è un sandwich il francese numero uno, il Presidente della Repubblica, Nicolas Sarkozy, un tipo alla Berlusconi: si può amarlo o odiarlo; restare indifferenti, no. Ora proprio Sarkò, classe 1955, è venuto al mondo dopo Guillaume, nato nel ‘51, funzionario del Medef, la Confindustria francese, ma prima di François, del ‘57, pediatra che lavora in un laboratorio farmaceutico: il fratello che lavora all’Eliseo è sicuramente quello che di strada ne ha fatta di più.
  Intanto «Libération» dedica due pagine al problema del figlio dimezzo, con la psicologa parigina Françoise Peille, autrice di «Fratelli e sorelle: ciascuno cerca il suo posto », che spiega come spesso «i secondi nati se la cavano bene nelle famiglie dove le attese dei genitori sono forti. Sono un po’ protetti: i genitori hanno delle aspettative più sui primi e sugli ultimi». La storia francese insegna: dei tre fratelli che furono gli ultimi Borbone a regnare sulla Francia, il primo e il terzo, Luigi XVI e Carlo X, il trono lo persero; quello dimezzo, Luigi XVIII, lo recuperò e fu anche l’unico a morire nel suo letto, né ghigliottinato né esiliato. Come dire: nel sandwich regale, meglio essere la fetta di prosciutto che quelle di pane.
  Al solito, le ricerche scientifiche confermano quel che tutti sanno figlio di mezzo parte svantaggiato, senza il prestigio del primogenito e i privilegi del cadetto. E’ meno seguito del primo e meno coccolato del terzo. Ma ci sono anche dei vantaggi: quando arriva il sandwich, papà e mamma hanno già imparato a fare i genitori e sono meno angosciati, dunque meno angoscianti. Non solo: il figlio mediano è forse il più equilibrato, fra il primo più autoritario e deciso e l’ultimo che pensa che tutto gli sia dovuto.
   Il buonsenso comune obietterà che poi si cresce, si cambia e con il passare degli anni la posizione da cui si è preso il via nella corsa della vita conta sempre meno. Gli esperti non sono d’accordo. La fratellanza resta un elemento determinante dell’identità: «Si vede particolarmente - sempre Peille – quando muoiono i genitori. Fratelli e sorelle rivivono come durante l’infanzia le gelosie e le alleanze che pensavano di aver dimenticato o superato e ritrovano naturalmente il loro ruolo ». Benché, alla fine, abbiano sempre meno occasioni di farlo. Secondo uno studio dell’Istituto nazionale di statistica francese, nelle famiglie che non vivono insieme i fratelli si vedono poco: in media, 35 incontri all’anno, molti meno di quelli con la madre, 86, con il padre, 69, e con i propri figli, 85. I contatti diretti fra fratelli diminuiscono al crescere dell’età: si riducono della metà fra i 20 e i 29 anni e si ri-dimezzano fra i 30 e i 39. Insomma, oggi la fratellanza è soprattutto affidata al telefonino o a Facebook. Tanto più che ilfratello di mezzo, di solito, ha da fare. Spiega Peille: «Durante l’infanzia, i secondi devono prendersi di forza degli spazi che non hanno per nascita. Da adulti,mantengono questa mentalità da conquistatori e si rivelano professionalmente più ambiziosi ». Vedere per credere Edoardo De Filippo, Julia Roberts o TonyBlair, sandwich di successo. 

  La Stampa, 4 marzo 2011, pag.24

Nessun commento:

Posta un commento