Diagnosi prenatale

Messo a punto a Hong Kong un esame che individua nel plasma materno il Dna del feto e scopre se ha un cromosoma 21 in più, che è la causa della sindrome di Down. La nuova analisi ha superato il confronto con la  tecnica tradizionale con una ricerca su 753 partorienti 

Un test del sangue manda in pensione l’amniocentesi

di Arnaldo d’Amico

  Un  test sul sangue materno “made in China” manda in pensione l’amniocentesi. Attualmente, il prelievo di liquido amniotico è consigliato (e gratuito in qualche paese come il nostro) per le donne sopra i 35 anni di età. Tra breve questo nuovo test, visto il basso costo e l’assenza di rischio di aborto, potrebbe essere esteso a tutte le donne indipendentemente dall’età e relegare l’amniocentesi a pochi casi. Un ribaltamento totale delle linee guida seguite finora.
  La rivoluzione sta nelle nove pagine del primo numero di quest’anno del British Medical Journal (l’articolo è all’indirizzo web in alto destra della pagina)  dove un pool di 24 ricercatori in 13 ospedali e università di
Amsterdam, Londra e perlopiù di Hong Kong riferiscono il loro ampio studio. In sintesi: all’università di Hong Kong è stata messa a punto una versione ancora più raffinata e potente dei test genetici tipo Next Generation Sequencing (Ngs) che in poche ore decodificano i tre miliardi di “lettere” di un Dna umano contro i due anni richiesti dal test di prima generazione di dieci anni fa, quello con cui Craig Venter svelò la prima mappa del genoma umano. Il test poi è stato verificato su 753 partorienti cinesi ed europee. Risultato: amniocentesi, villocentesi e test genetico hanno la stessa capacità di individuare la trisomia 21, la causa della sindrome di Down, che è la principale preoccupazione che porta a fare l’amniocentesi.
  Ma senza il rischio (l’uno per cento) di aborto connesso a amniocentesi e villocentesi perché il test riesce a ripescare nel sangue della madre il Dna del feto e ad analizzarlo. Nulla a che vedere, infine, col Tritest che, misurando alcune proteine fetali nel sangue materno, fornisce solo una percentuale di probabilità che il feto sia un Down. La versione commerciale dello Ngs utilizzabile dagli ospedali dovrebbe essere pronta in un paio di anni.
  «È una ricerca rivoluzionaria e la sua pubblicazione era stata preceduta da alcune indiscrezioni circolanti da mesi nel nostro ambiente — dice Giuseppe Novelli, ordinario di Genetica umana, preside di Medicina e direttore del Centro di genetica medica all’Università Tor Vergata di Roma — Dimostra concretamente che l’impiego del test renderà inutile il 90% delle oltre centomila amniocentesi che ogni anno in Italia si praticano, quasi sempre per scoprire la trisomia 21».
  La validazione del test è stata realizzata recuperando nei vari ospedali le cartelle cliniche e il sangue di 753 donne incinte (in molti ospedali si conservano i prelievi dei degenti proprio per fare ricerche) che si erano sottoposte ad amniocentesi o villocentesi perché in età avanzata (media 35,6 anni), quando il rischio di mongolismo 21 sale sensibilmente. Infatti le mappe cromosomiche avevano svelato 86 casi di trisomia 21, poco più di una gravidanza su dieci. I campioni di sangue poi sono stati spediti a vari laboratori, tutti all’oscuro dei risultati delle amniocentesi, dotati della nuova tecnologia Ngs. In  sintesi si tratta di una sofisticata apparecchiatura con il sistema di analisi molecolare del Dna, un computer per l’elaborazione dei dati biologici e una connessione Internet per il confronto delle sequenze di Dna decodificate con i database internazionali dove sono memorizzate le sequenze di Dna umano disponibili. In poche ore la macchina sforna le sequenze genetiche del Dna della madre, di quello del feto passato nel sangue materno e del numero di geni collocati nel cromosoma 21. Quando ne trova il triplo nel Dna del feto vuol dire che questo ha tre cromosomi 21, invece dei due che normalmente vi devono essere. Il confronto con le mappe cromosomiche prodotte con amniocentesi e villocentesi ha dato il cento per cento di coincidenze.
  «Abbiamo già avviato la validazione del test per le altre trisomie, più rare — scrivono i ricercatori a conclusione del loro articolo — Ma la possibilità più interessante che si apre è quella di eseguire sul Dna del feto recuperato nel sangue materno i test per tutte le malattie ereditarie».

Giuseppe Novelli, professore di genetica umana a Roma
 “Le analisi sui genitori sono la prevenzione migliore”
“Ecco la via più sicura per avere figli sani”
  Quando il test Ngs sarà disponibile anche per le altre anomalie cromosomiche più rare, l’amniocentesi sarà evitabile nel 95% dei casi. Restano fuori, per ora, altri difetti dei cromosomi rarissimi come traslocazioni e mosaicismi, alcuni dei quali però sono individuabili già oggi con l’ecografia sul feto che indirizzano all’amniocentesi. Ma la consulenza genetica sui genitori rimane la strada più appropriata per prevenire le malattie ereditarie», spiega Giuseppe Novelli, ordinario di Genetica umana, preside di Medicina e direttore Centro di genetica medica all’Università Tor Vergata di Roma.
  Cosa intende per consulenza genetica sui genitori?
  «Il colloquio con uno specialista in genetica medica e gli eventuali test sulla coppia in procinto di fare figli che isultino opportuni eseguire ».
  Non sarebbe più rassicurante per i genitori eseguire la totalità dei test genetici con l’amniocentesi?            «Potrebbe essere possibile in un futuro non troppo lontano. Un mese fa su Science è apparso un test sperimentale che, da solo, individua 476 geni-malattia diversi in poche ore, pari a un terzo dei test oggi praticabili. Invece con la tecnologia di oggi eseguire anche solo cento test genetici richiede spese e tempi enormi, incompatibili con qualunque sistema sanitario».
  E nel frattempo, come si possono prevenire le malattie ereditarie?
  «La prima cosa che i futuri genitori devono sapere è che il tre per cento dei neonati ha un handicap genetico grave che deriva dalle nuove mutazioni che avvengono nella specie umana. È un rischio molto più alto che ricevere una malattia genetica da genitori sani. Che invece si può prevenire con la
classica consulenza genetica, il metodo con cui, ad esempio, la Sardegna da regione col record europeo di casi di talassemia ora non registra più un caso».
  In cosa consiste?
  «Un specialista in genetica umana, parlando con la coppia, ricostruisce i rispettivi alberi genealogici e raccoglie tutte le informazioni necessarie per capire se nelle due famiglie vi sono stati casi di malattie ereditarie. Poi si passa ai test genetici mirati. Se dal colloquio non sono emersi rischi particolari si possono fare i test per alcune delle patologie monogeniche più frequenti nella popolazione italiana (ad esempio, fibrosi cistica, ritardo mentale legato al sesso, anemia mediterranea ecc.). Se invece sono emersi sospetti di malattie ereditarie, si aggiungono i relativi test. Alla fine del percorso si ottengono delle percentuali di rischio precise».
  E poi?
«In base al risultato lo specialista mette la coppia in condizione di decidere se fare ulteriori analisi sul Dna del feto (con l’amniocentesi o, nei paesi in cui è concesso, sull’embrione da fecondazione in vitro ndr) nei rari casi in cui la consulenza genetica ha scoperto».

La Repubblica, 25 gennaio 2011, pagg. 28-29

1 commento:

  1. ma questo test si può già effettuare? in italia?
    grazie

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