In città i cani più accettati dei bambini

Sveglia all'alba, un bimbo alla sua destra, una cagnolona - la Lola - al guinzaglio, la piccina nel passeggino e via. La giornata di Samantha Tihsler inizia così.
Prima tappa al nido, un saluto al suo “grandicello” e prima pausa per la poppata. Poi una corsa nel suo showroom di via Mercantini, tappa al parco e pranzo da «Mamusca ». E qui la porta è spalancata.
Poi però la giornata è costellata di ostacoli. «Io porto ovunque Aleida, la piccina, anche alle sfilate dimoda, per lavoro,ma è un dato di fatto: per molti il bambino è un extraterrestre. Sembra assurdo ma quando entro nei locali a volte fanno tante feste al cane e guardanomale i bimbi – racconta –. E lo dico io che amo i cani e ho il cane.
Se poi porti animali da valigetta non c’è dubbio su chi sia il preferito ». I locali mamma-friendly non sono poimolti per una città come Milano, ma Samantha è attrezzatissima: basta una panchina, un appoggio, e monta il fasciatoio portatile.Così si dribblano imprevisti e gestori poco sensibili.
LA PROVA più difficile da superare per una mamma milanese è però una: utilizzare i mezzi pubblici.
«Prima regola: gli anziani non tollerano i passeggini. La solidarietà inmetropolitana o sull’autobus non esiste», spiega. Succede a PortaVenezia, per esempio. «Le indicazioni per l’ascensore non sono molto chiare; chiedo, una signora in serviziomi dice di andare ai Bastioni o di arrangiarmi, per un passeggino non collegamica ilmontascale. Che faccio,mi teletrasporto? Metto la piccola nella fascia,
sollevo il passeggino, mi cade la coperta, la borsa, tutto.
Lei non fa una piega. Ed è una donna». L’allattamento? «Oh, quello richiederebbe uno step ancora superiore», risponde la mamma. «Io non mi faccio problemi, allatto ovunque, penso non ci sia immagine più bella, è sempre stato considerato un atto naturale, sin dalla Preistoria – ricorda – Una volta una vicina peròme l’ha detto: “Mi dà fastidio che tiri fuori il seno”. Il problema è chemolti non riescono a mettersi nei nostri panni, non capiscono quando il bimbo strilla, il dolore della montata, le necessità. È ovvio che anch’io preferisco un luogo comodo, tranquillo, l’allattamento richiede anche questo,ma i posti sono pochi. Più sono attrezzati, più ti senti accolta, altrimenti bisogna essere per forza più elastici».

"Il giorno", 26 maggio 2016

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