Savona,
tre litri di latte e due chili di pane al giorno: la famiglia del
ceto medio sfida la crisi
“La
nostra vita felice con dieci figli”
di
Alessandra Pieracci Savona
Lui
bancario, lei casalinga: a casa Bruzzone arriva Davide, l’ultimo
nato
E
se la giovane vicina di letto dice che dopo tre bambini basta,
Cristina e Andrea non pongono limiti.
«Non
abbiamo mai programmato nulla, fin da quando ci siamo sposati.
Avremmo accettato quello che il buon
Dio ci avrebbe dato». «Ne
manca uno per fare una squadra di calcio da 11 - dice Guglielmo, 18
anni, ultimo anno del liceo classico e l’intenzione di iscriversi
alla facoltà di Medicina per diventare non ginecologo ma forse
pediatra -. Ma se giochiamo a 5 possiamo già contare su parecchie
riserve».
Ludovico,
classe 1996, è al penultimo anno anche lui del liceo classico di
Savona; Immacolata ha 16 anni ed è in terza al liceo delle scienze
umane; Maddalena, 15 anni, nello stesso istituto frequenta però la
seconda liceo linguistico ed è appassionata di cucina, tanto da
aiutare il papà, la mattina, a preparare la teglia di focaccia per
la colazione e la merenda a scuola; Sebastiano, quattordicenne, è in
terza media. Poi ci sono Angelica, in seconda media, Emanuele in
quinta elementare, Stella in terza e Sofia, che per venire a trovare
la mamma in ospedale (per lei è la prima volta, gli altri sono
abituati) si è messa la maglietta gialla con scritto «Grazie madre
con tutto il cuore» e il volto della Madonna.
«Siamo
molto devoti alla ma
madre di Gesù», dice il
papà, che sotto la polo lilla porta al collo il rosario. «Siamo
andati cinque o sei volte tutti insieme a Medjugorje ed eravamo al
santuario della Madonna della Guardia in occasione della visita di
Papa Benedetto XVI».
Gelosie
tra fratelli? «Non hanno fatto in tempo, perché ognuno è diventato
subito il fratello maggiore
di
qualcun altro», spiega la mamma.
La
famiglia Bruzzone vive in una casetta indipendente, con giardino e
orto coltivato dal papà. «L’estate scorsa non abbiamo fatto altro
che mangiare pomodori» protestano i figli. «L’orto ci fa comunque
risparmiare un po’», spiega la mamma, che non ha aiuti né per i
lavori domestici né per i
bambini.
«Ognuno pensa alla sua camera e io chiudo gli occhi per non vedere».
Comunque non si perde d’animo: «Sono stata contenta di trasferirmi
a Sassello, dove passavo le vacanze da bambina
e
ci siamo sposati, perché finalmente abbiamo una casa grande e i
ragazzi possono portare i loro amici».
Sette
camere da letto, i figli più grandi da soli e gli altri in due per
stanza, una grande sala da pranzo salotto con due tavoli uniti ad
angolo per ritrovarsi tutti la sera. «A mezzogiorno i più piccoli
restano a
scuola,
grazie al tempo pieno».
C’è
un enorme divano per stare insieme, ma niente tv. «Quando si è
rotta quella vecchia, abbiamo pensato di risparmiare quella cifra per
altro», dice la mamma. «Tanto litigavamo sui programmi da vedere»,
aggiunge il primogenito. Però da un paio d’anni è entrato il
computer per motivi di studio: «Ma i più piccoli spesso ce lo
rubano per guardare i cartoni animati». E se nascono baruffe ci sono
punizioni? La mamma assicura di no: «Cerchiamo sempre di farli
ragionare, perché le punizioni portano sempre a reazioni di
ribellione».
La
spesa tocca al papà, ogni quindici giorni al discount con la lista
fatta dalla moglie. «Compriamo la carne all’agriturismo e poi la
teniamo nel congelatore », racconta mamma Cristina. Ogni giorno si
consumano tre litri di latte per colazione, un chilo di carne per la
cena, due chili di pane. Per non parlare di pasta, olio, zucchero.
«Ci aiuta la Provvidenza. Sacrifici? No, qualche rinuncia. I ragazzi
sanno che non possono avere regali costosi». «Certamente non ci
sogniamo di chiedere l’iPhone
5»,
interviene Maddalena.
Una
vecchia auto da nove posti «che ora non basterà più», prende atto
il padre un po’ preoccupato,
niente
scooter per i ragazzi, «tanto qui a Sassello si va in bicicletta.
Per i più piccoli c’è lo scuolabus,
gli
altri prendono la corriera fino a Savona».
«Confesso,
io quando vado a lavorare in banca tutto sommato mi riposo», scherza
il papà orgogliosissimo dei suoi bellissimi figli. Nel fine
settimana gli tocca anche cucinare. E ora deve tornare
a
casa senza Cristina per qualche giorno. «Sono stanco solo al
pensiero».
«Questa
è la dimostrazione che si può anche avere una famiglia numerosa con
qualche sacrificio», commenta il primario del reparto, professor
Salvatore Garzarelli. «Purtroppo ormai nascono più figli a
Stoccolma che a Napoli, siamo nell’inverno demografico: -10% di
nascite qui a Savona, -25% a Milano, -20% a Torino. C’era un piano
nazionale per la famiglia, varato nel giugno del 2012, che si sarebbe
potuto rivelare uno strumento vincente per incrementare la natalità.
Purtroppo la legge di stabilità lo ha
ammazzato».
LA
STAMPA, 29 ottobre 2013, pag, 299
Nessun commento:
Posta un commento