Strategia per fare la
colazione
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Raffaella
Cara Raffaella, è probabile
che la sveglia tanto anticipata del mattino faccia sentire il tuo bambino
ancora così addormentato e rallentato da non accendergli in alcun modo lo
stimolo della fame che costituirebbe l’elemento naturale per permettergli di
fare volontariamente la prima colazione. In generale, è fondamentale che i
bambini vedano garantite almeno dieci ore di sonno prima di andare a scuola.
Quindi comincia a verificare l’ora di addormentamento serale del tuo bambino e
controlla che il suo risveglio non comprometta il fabbisogno di sonno adeguato
alla sua età. Per stimolarlo alla prima
colazione, potresti preparare con lui già la sera prima il tavolo,
facendogli scegliere una tazza speciale e magari mettendo una piccola sorpresa
in una scatolina che può essere aperta solo al termine del pasto.
Se hai già tentato tutte queste strategie
senza successo, potresti chiedere il permesso alla scuola di fargli consumare
un succo e una fetta di torta (o altro che deciderete insieme) durante il
prescuola. Il bambino in
questo caso sarebbe già ben sveglio, in moto da
parecchio tempo e può darsi che a questo punto la sensazione di fame e appetito
si sia finalmente attivata dentro di lui e quindi lo trovi pronto a consumare
un piccolo pasto.
Approfitta comunque del tempo del fine
settimana per mantenere viva in lui la voglia di consumare un buon pasto di
prima mattina.
. Poiché al sabato e alla domenica può
risvegliarsi più tardi e senza l’affanno di correre a scuola, approfitta di
questi “tempi più morbidi e rilassati” per creare l’abitudine di una prima
colazione che ha lo stesso stile di quella dell’albergo alla mattina, quando si
va in vacanza.
Apparecchia un buon buffet con cibo sano e
divertente tra cui scegliere, mettetevi tutti insieme a fare colazione in
queste due giornate e trasformate questo momento in un’occasione di
convivialità e allegria. Eventualmente, il venerdì pomeriggio coinvolgi tuo
figlio nella preparazione di un dolce che mangerete tutti insieme la mattina
dopo.
Renata Maderna Giornalista, 3 figli risponde
alle domande dei papà.
Caro Luigi, vedo che siete
due genitori che “studiano” visto che mi racconti di aver letto manuali e anche
seguito le nostre risposte (grazie!). Il fatto è, come starai sperimentando,
che consigli e attenzioni vanno poi declinate nella vita di tutti i giorni e
soprattutto coniugate al bimbo a cui stai pensando. Chi ha più di un figlio ti potrà
confermare che talvolta una determinata scelta si rivela adatta a un bambino e
meno indicata a un altro. Comunque si rivelino le diverse esperienze, tuttavia,
c’è un filo che le lega: la preoccupazione di fare la cosa giusta e salutare
per quel figlio. Ti direi dunque di tenere ben presente che non state decidendo
tra una soluzione perfetta e una dannosa, ma che state valutando pro e contro,
che immagino tengano conto oltre che del benessere di Rebecca anche degli
aspetti economici e di quelli legati all’uso del tempo e alla qualità della
vostra vita.
Per molte mamme è questo il momento in cui
valutare la possibilità di orari ridotti e anche le diverse esigenze e
prospettive del lavoro.
I nonni, mi dici, non ci sono per lontananza.
Starete scegliendo dunque tra nido e baby sitter, una soluzione che vista l’età
di tua figlia mi sentirei di caldeggiare, anche se più avanti, magari già
l’anno prossimo, il nido diventerà una buona proposta per cominciare a stare in
mezzo agli altri bambini. Tieni conto che comunque i primi mesi di
socializzazione diventano quelli della grande raccolta di malanni vari, che
spesso costringono a una frequenza a singhiozzo, a cui essere comunque pronti.
E quindi anche in quel caso aver provato una persona di fiducia si rivelerà
utile.
Io e mia moglie, sposati da molti anni,
abbiamo avuto finalmente una bambina che si chiama Rebecca e ha sei mesi. Siamo
di fronte alla scelta del ritorno al lavoro di lei, impiegata in banca, e anche
di chi si dovrà occupare della piccola quando noi non ci siamo.
Premetto che siamo tutti e due immigrati al Nord prima per studiare e poi qui
rimasti per il lavoro, quindi le nostre famiglie non ci possono aiutare.
Abbiamo consultato i vari manuali che noi genitori ci beviamo e anche letto le
vostre risposte ma non riusciamo a venirne a capo.
Luigi
Famiglia Cristiana, 27 ottobre 2012, pag, 44
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