di Marino Cesaroni
Chiaro intervento del Centro
di ateneo di Bioetica dell’Università Cattolica di Milano, diretto da Adriano
Pessina, sul risarcimento della bambina down disposto dalla Cassazione.
«Risulta discutibile e confutabile il messaggio che ne esce». Il giudizio è
«inevitabilmente quello che sarebbe meglio non nascere che nascere con una
patologia», si legge nella nota: «Inutile fare trasmissioni e commuoversi di
fronte alle Paralimpiadi se poi il messaggio che l’opinione pubblica percepisce
è che nascere con una patologia sia solo un peso esistenziale, economico e
sociale per se stessi e per gli altri». «Quando si entra nella logica di una
misurazione di danni e benefici che hanno al centro non un atto volontario ma
una condizione esistenziale come l’essere malato, si perde il concetto di
incommensurabilità
dell’esistere dell’uomo concreto che la modernità ha posto
come marchio stesso della dignità e individualità umana, al di là di ogni
patologia e differenza di status sociale e economica: un valore che non ha
prezzo».
Avvenire, 11 ottobre 2012, pag.
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