di Elena Meli
Poco stressati, ma molto sregolati in materia
di alimentazione. È il ritratto degli impiegati italiani secondo un'indagine
europea condotta da Barbara Stewart-Knox della Scuola di Scienze Biomediche
dell'università dell'Irlanda del Nord, secondo cui il nostro Paese è terzo dopo
Regno Unito e Francia per la cattiva abitudine a consumare fuoripasto che fanno
sballare la dieta.
STRESS – Lo studio è stato condotto su circa
5.000 colletti bianchi di Regno Unito, Francia, Spagna, Germania e Italia (nel
nostro Paese il campione comprendeva un migliaio di lavoratori) per capire sia
i livelli di stress occupazionale nei diversi Paesi europei, sia le abitudini
in materia di colazione e spuntini, in ufficio e non. Il primo dato rivela che
i meno stressati non sono i tedeschi dall'economia di ferro bensì noi italiani,
nonostante la crisi. Le donne, stando ai risultati dell'indagine, tuttavia
patiscono di più lo stress occupazionale e questo purtroppo si riflette sui
consumi alimentari: sono infatti loro, un po' a sorpresa, che indulgono più
spesso in snack non salutari. La spiegazione sta nella gratificazione offerta
dal cibo: chi è più stressato cerca di compensare il disagio sfogandosi con
spuntini dolci e salati carichi di calorie, zuccheri, sodio e grassi e tende perciò
a mangiare più spesso patatine, cioccolata o bere bibite zuccherate. Stress e
cattiva alimentazione, stando alla ricercatrice irlandese, sono poi legati a
doppio filo con l'insonnia: chi è più inquieto sul lavoro e mangia più
fuoripasto poco sani in due casi su tre ha difficoltà ad addormentarsi,
impiegandoci in media oltre un'ora. Un vero e proprio circolo vizioso, insomma.
COLAZIONE E SNACK – Se dal punto di vista
dello stress gli italiani possono ritenersi tutto sommato fortunati, non si può
dire lo stesso però per le abitudini alimentari: ferma restando la tendenza che
a maggior ansia lavorativa corrisponde un maggior consumo di schifezze, in
media nel nostro Paese lo snack-spazzatura va ancora per la maggiore e ci
piazziamo al terzo posto in Europa per la propensione a fuoripasto poco
salutari. In un caso su due gli italiani infatti optano per biscotti,
cioccolato, bevande analcoliche o patatine e solo uno su tre sceglie la frutta;
gli intervistati, peraltro, hanno ammesso di cedere ai peccati di gola più
spesso a casa rispetto all'ufficio, dove la maggioranza cerca di dimostrarsi
salutista addentando mele o mangiando yogurt, salvo poi
abbuffarsi di
cioccolatini appena lasciata la scrivania. Gli errori però cominciano dalla
colazione: spesso gli italiani scelgono il bar e quindi cornetti, torte o paste
dolci ipercaloriche (32 per cento dei casi). Poi, nonostante la maggioranza
segua una dieta equilibrata a pranzo e a cena, molti cadono sullo spezzafame
apparentemente innocuo che, in realtà, compromette l'introito quotidiano di
calorie, grassi e zuccheri: poco meno di uno su tre prima o dopo uno dei tre
pasti principali manda giù uno snack poco sano, come antipasto o come dessert.
Insomma, c'è ancora molto da fare per insegnare agli italiani cosa mettere
sotto i denti quando non ci vedono più dalla fame, perché gli spuntini senza
controllo possono vanificare anche la dieta più sana e bilanciata.
Corriere della Sera, 13
agosto 2012, pag. 26
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