Da metà agosto l’esame
prenatale sarà disponibile in Svizzera, Austria e
Germania. Ma esplode la
polemica: «Favorisce l’eugenetica»
di Enza Cusmai
In Svizzera la corsa alle prenotazioni è già
iniziata. Tutti lo vogliono, medici e
pazienti. Per forza. Con mille e duecento euro (o mille e cinquecento franchi)
si può capire se il figlio che hai in pancia è
affetto dalla sindrome di Down dalla nona settimana di gravidanza con un
semplice prelievo del sangue. Niente snervanti attese, dunque, per le donne con
il pancione sopra i trentacinque. Sono quelle più «mature», infatti, che
corrono più rischi (è la statistica a dircelo) ma l’esame diagnostico che ti passa
anche la mutua si chiama amniocentesi e si può fare solo alla sedicesima
settimana. Cioè quando nella pancia non hai un feto di qualche millimetro ma
bambino con braccia e gambe. E poi non è un esamino leggero. Ti infilano un agonella
pancia e se il medico non è tanto bravo si corrono dei rischi. Dunque, chi non
baratterebbe l’amniocentesi con un prelievo del sangue appena ti dicono che sei
incinta per ottenere gli stessi risultati? Certo, c’è l’ostacolo del prezzo.
Quei mille e duecento euro non tutti se li possono permettere. E ne passerà di
tempo prima che l’esame possa essere gratuito.
Ma il suo costo, attualmente, corrisponde a
quello di un’amniocentesi effettuata in uno studio privato. E dunque tanto vale
farsi mandare dalla Svizzera questo test attraverso il proprio ginecologo (o
anche direttamente) e il gioco è fatto: niente più trepidanti attese e scelta
consapevole se tenere o meno un figlio affetto da una grave patologia. Chi è
interessato non deve più aspettare. Il test prenatale da metà agosto sarà commercializzato
in
Svizzera, ma anche in Austria e Germania. Per l’esattezza si chiama PrenaTest ed è stato lanciato dall’azienda tedesca LifeCodexx, che è stata ostacolata prima di questo debutto in società. A giugno, infatti, un giudice tedesco ne aveva bloccato la distribuzione, affermando che si trattava di una «retata contro i bambini down». Dopo una nuova procedura di approvazione, il test è ora pronto a entrare in commercio al costo di 1500 franchi
svizzeri (1200eurocirca)
e le richieste sembrano così tante che l’azienda pensa di aprire un call
center. Esagerazioni? Forse. Ma non si fatica a credere a un eccesso di domanda
visto che con poche gocce di sangue si può ottenere il sequenziamento del
genoma del nascituro presente nel sangue della mamma senza procedure invasive e
pericolose. Ma molti non sanno che anche in Italia il test si effettua senza
troppa pubblicità. Privatamente, ovvio, in alcuni (ancora pochi) centri
specializzati. Uno lo abbiamo scoperto, si chiama «Genoma» ed è diretto dal biologo
Francesco Fiorentino. Che commenta positivamente la diffusione a livello
clinico del test. «Negli Stati Uniti si usa da circa otto mesi e offre ottimi
risultati. È affidabile al 99,9%. Inoltre permette di individuare ben 5 gravi
patologie alla nona settimana di gestazione. È sicuramente il futuro, ormai
presente, della diagnostica prenatale». Ma in Italia si può fare? «Certo, ma
sono pochii centri che selo possono permettere perché serve una strumentazione
particolare, la nextgeneration sequencing, capace di estrarre il dna fetale da un campione di sangue dalla
madre».Svizzera, ma anche in Austria e Germania. Per l’esattezza si chiama PrenaTest ed è stato lanciato dall’azienda tedesca LifeCodexx, che è stata ostacolata prima di questo debutto in società. A giugno, infatti, un giudice tedesco ne aveva bloccato la distribuzione, affermando che si trattava di una «retata contro i bambini down». Dopo una nuova procedura di approvazione, il test è ora pronto a entrare in commercio al costo di 1500 franchi
E mentre sulle analisi selettive la scienza
galoppa, la gente litiga. La Federazione Internazionale delle organizzazioni
della Sindome di Down, per esempio, si è rivolta alla Corte europea dei diritti
dell' omo per «riconoscere e proteggere
il diritto alla vita delle persone con la sindrome di Down». Altre associazioni
di pazienti, invece, sostengono che test
di questo genere «favoriscono l’eugenetica». Ma c’è anche chi avrebbe voluto sottoporsi
a questo esame a tutti i costi. Come quella donna lituana che ha denunciato a gli
stessi giudici europei il proprio medico dopo la nascita di un figlio con la
Sindrome per non averle offerto lo screening prenatale.
SVOLTA
Non è più una speranza per
il futuro ma una certezza per il presente la possibilità di scoprire se il feto
è affetto da sindrome di Down con un test non invasivo, un semplice prelievo di
sangue che potrebbe far dire addio alla amniocentesi
IL
COSTO: 1200 EURO Affidabile al 99%, basta un prelievo di sangue alla nona
settimana
il Giornale, 31 luglio 2012,
pag, 14
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