L’Azienda: copriamo i 2/3
delle richieste, ma i fondi servono anche per altro. «Qui l’epidurale è al 42%»
di Carmen Tancredi
Servizi gratuiti, prenotazioni senza attese:
si vorrebbe, sempre e comunque, la perfezione, in particolare quando si parla
di Sanità. Ma la perfezione non esiste, anche quando si cerca di raggiungerla.
Ma certo non è piacevole scoprire che, a seguito di una serie di eventi
concatenati e imprevedibili, devi pagare una prestazione che dovrebbe essere
gratuita. È quanto è successo a una futura mamma bergamasca, Erika Previtali,
che ha scritto agli Ospedali Riuniti di Bergamo e alla Direzione sanità della
Regione per raccontare le sue vicissitudini nel richiedere l’anestesia
epidurale, ovvero la prestazione medica
contro il dolore offerta alle partorienti.
Erika racconta che ha deciso di sottoporsi
all’anestesia e, avendo saputo che era assolutamente gratuita, ha contattato il
servizio prenotazioni della Regione per fissare la visita con l’anestesista,
obbligatoriamente richiesta dai Riuniti, la struttura dove Erika ha deciso di
partorire. «Non sapendo nulla sui tempi e sulle modalità della visita obbligatoria
e della sua prenotazione, ho contattato il servizio alla 27ª settimana di
gravidanza e ho appreso che la visita andava fissata alla 30ª».
Nessun
posto
Erika quindi deve
ritelefonare, e lo fa alla 30ª, ma già in occasione della prima richiesta di
prenotazione «l’operatrice mi tranquillizzò sulla possibilità di trovare posti
disponibili anche in futuro». Però chiamando alla 30ª settimana, Erika si sente
dire che «non c’erano più posti disponibili perché tutti occupati fino al mese
di settembre (quindi in teoria dopo che avrei partorito). L’operatrice mi
invitò a prenotare la visita presso un’altra struttura ospedaliera». Erika ha
dei dubbi, a riguardo, dubbi che le vengono confermati, racconta nella lettera,
«dall’ostetrica del corso preparto Riuniti»: ovvero «la visita effettuata con
l’anestesista di un altro ospedale non
sarebbe stata ritenuta valida al momento
del parto. L’unica alternativa era prenotare la visita con l’anestesista ma in
libera professione, ossia a pagamento e qui, sorpresa delle sorprese,
miracolosamente erano disponibili tutte le date che volevo, con l’unica
differenza che il costo della visita era di 150 euro». Ma perché? Erika dice
nella lettera che ottiene la risposta sempre al corso preparto: «Una
anestesista, a cui era stata rivolta proprio questa domanda da un’altra futura
mamma» disse che «gli anestesisti visitano un numero determinato di pazienti al
giorno, di cui una parte a pagamento e un’altra gratuita. E tutto ciò per una
mancanza di fondi». Ed Erika nella lettera solleva anche un altro problema:
riferisce che secondo quanto detto dalla stessa anestesista ci sarebbero anche
donne straniere che quando si presentano in sala parto vengono informate sui
vantaggi e sulle controindicazioni dell’anestesia e se lo desiderano possono
beneficiarne: da ciò, scrive Erika, si deduce che per queste donne «non è
richiesto di partecipare ad alcuna visita preventiva».
La
proposta
Erika conclude, sottolineando che lei,
comunque, si sottoporrà alla visita a pagamento ma lancia una proposta perché
questa possa essere gratuita davvero per tutte: «Stabilire un ticket, magari
alla metà del costo della visita, da far pagare a tutte indistintamente per
spalmare i costi».
L’Azienda ospedaliera Riuniti, alla lettera
di Erika risponde evidenziando che «la visita si può prenotare dalla 30
settimana proprio per ridurre le prenotazioni a vuoto. Prenotarla prima
significherebbe riservare un posto anche a chi statisticamente poi non se ne
avvarrebbe, per controindicazioni alla partoanalgesia emerse nella gravidanza o
per altri motivi». Non solo: su questo servizio i Riuniti investono molto, con
risultati che pongono Bergamo a livello degli Stati Uniti, con il 42% dei parti
senza dolore nel 2011, contro il 6% come media italiana. Gli anestesisti sono
disponibili in orario di servizio per un certo numero di visite preparto. In
aggiunta svolgono altre visite di cui l’Azienda si fa carico con fondi
aggiuntivi: vengono evase gratuitamente circa i due terzi delle richieste,
oltre 800. Circa 400 donne che non trovano posto, anche perché la richiesta non
ha cadenze regolari nel tempo, scelgono di rivolgersi alla libera professione».
Per i fondi, i Riuniti sottolineano che «l’impiego deve essere bilanciato anche
rispetto ad altre esigenze: ad esempio la riduzione dei tempi di attesa per la
diagnostica (tac, risonanze..) e che l’équipe degli anestesisti copre anche le
urgenze, l’area chirurgica, la rianimazione con 5 unità più il pronto soccorso.
Infine sottolineiamo che anche le donne che pagano la visita anestesiologica
hanno a disposizione dai due ai tre anestesisti e ostetriche 24 ore e 365
giorni l’anno per poi eseguire la parto analgesia, con un investimento non
indifferente che però si dimentica, pur non essendo la regola nella maggior
parte dei punti nascita italiani». Infine, sulle straniere, i Riuniti
evidenziano: «Non ci risultano trattamenti discrezionali né in bene né in male.
La parto analgesia è eseguibile in sicurezza solo avendo già a disposizione
alcuni esami e dati clinici della donna in travaglio».
Proposta
della partoriente: fate pagare ticket a tutti per spalmare i costi
L’Eco di Bergamo, 22 agosto 2012, pag, 22
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