Voglia di riprendersi i propri spazi e sensi di colpa. La
«nuova prossimità» difficile da gestire
di Giovanna Pezzuoli
Nonne on the road, all’inseguimento dei
figli nomadi, e nonne tecnologiche, ex sessantottine permissive e tuttavia con
il piglio delle educatrici, nonne a tempo pienissimo, per necessità o per
scelta, ma anche «scomode » nel ruolo di baby sitter. Nonni orgogliosi ed
entusiasti, magari dopo essere stati padri distratti, oppure afflitti dalla
latitanza dei nipoti in famiglie allargate, nonni talora arrabbiati con i figli
incoscienti (non hanno i soldi per mantenere un bambino e ora ne fanno un
altro…)
La metamorfosi dei nonni è già una realtà: oggi
più che mai entrano in modo prorompente nel cosiddetto welfare familiare,
supporto indispensabile al benessere (leggi budget) e all’armonia dei genitori.
Tradotto in cifre, il 44% degli 11 milioni di nonni italiani fornisce aiuto ai
figli, passando in media 1.400 ore all’anno con i nipoti, comprese le vacanze
estive, e consentendo un risparmio di 8 miliardi di euro.
L’educazione nei ragazzi, si sa, è spesso un cruccio.
«Le mie amiche soffrono perché i loro nipoti adolescenti sono un po’
maleducati, stanno sdraiati a guardare la tivù, non salutano, si alzano da tavola
10 volte, ma la nonna non può intromettersi», dice Maria Stringer, ex
insegnante con due nipotine. «La nostra storia è un po’ travagliata, mia figlia
lavora e ha trovato solo una baby sitter minorenne che non può ritirare Bianca
all’asilo, così vado io ogni pomeriggio alle 2, è impegnativo anche se abbiamo
un rapporto bellissimo, niente colazioni con le amiche, non posso andare via un
paio di giorni...».
La vicinanza con i figli è «un’arma a doppio taglio».Ma
Adriana, direttore editoriale di scolastica e «nonna a distanza», con il
nipotino di 6 anni che vive a Parigi, la rimpiange un po’. «Potermi riposare e
ricaricare è un vantaggio, ma la lontananza non garantisce la continuità. E poi
con questi figli super mobili, Londra, Parigi, non puoi nemmeno investire in un
appartamentino!».
Nonni «tardivi»ma giovanili, secondo la
psicologa Silvia Vegetti Finzi, che di nipoti ne ha «quasi tre» e in «Nuovi nonni
per nuovi nipoti. La gioia di un incontro» (Mondadori) sottolinea vistosi cambiamenti.
«Oggi si va insieme al cinema, in bici, in spiaggia, tra nonni e nipoti c’è una
prossimità nuova che però può creare attriti con i genitori. Mai ergersi sul
trono della virtù, guai a dire "ai miei tempi", non era facile essere
ragazzini negli anni ’50, c’è poco da rimpiangere! Ma sono gli uomini a
rivelare un entusiasmo incredibile scoprendo una fisicità degli affetti prima
solo femminile».
Francesco, imprenditore fiorentino, adora sua
nipote Giulia, che ora ha 16 anni. «È un tormento non vederla quasi più—confessa—ma
io e mia moglie non andiamo d’accordo con nostra nuora che si è risposata e ora
ha altri due bambini. Così Giulia sta un po’ con la mamma, un po’ con il papà,
anche lui con una nuova compagna, moltissimo con gli amici, e addio nonni!».
C’è anche chi vuole cancellare un passato difficile,
come la super nonna Michela Dazzi, che racconta: «Ho dato le dimissioni alla
Rai 16 anni fa, il giorno in cui è nato Paolo, il mio primo nipote. Sono stata
una ragazza madre nelle mani delle baby sitter e non volevo che le mie figlie
provassero le stesse angosce». Ora il numero dei nipoti è salito a 6, il più
piccolo è Leon, 5 anni: a loro Michela dedica tutti i pomeriggi. «Sono
fortunata, le due adolescenti sono tranquille, certo vanno in giro vestite un po’
strane,mi portano in questi negozi-baraonda, loro scelgono, io pago! Oppure mi
aggiornano mettendomi lo smalto viola… Unica cosa, che fatica allacciare le
scarpe ai più piccoli dopo la piscina».
Sei è un bel numero, sei sono anche i nipoti dell’imprenditrice
Gianna Martinengo. «Prendo da loro l’energia per continuare a lavorare —spiega—.
Casa mia è il luogo della socializzazione, tutti insieme, 3 cugini più 3, dai
14 anni in giù, si autoregolano, soprattutto se non arrivano i genitori! E poi
ricorro alla memoria, ai racconti di vita vissuta, spesso i figli sfuggono a
padri e madri, tocca a noi esercitare un ruolo di mediazione. Qualche volta mia
figlia si lamenta: "Le mie amiche hanno nonni a tempo pieno", ma non
riesce a farmi venire nessun senso di colpa!».
Corriere della Sera, 8 ottobre
2011, pag.45
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