I controlli per intercettare subito

  e risolvere possibili problemi

In 50 anni la sopravvivenza dei bambini nati in anticipo è passata dal 27 a oltre l'85 per cento, giù anche le conseguenze negative. Restano le paure dei genitori: assistenza adeguata e visite regolari possono migliorare la qualità di vita delle famiglie

di Elena Meli

 
  Ogni anno dai 40 ai 50 mila bambini nascono ben prima del termine della gravidanza. Sono sempre di più, ma rispetto ad appena cinquant'anni fa il loro destino è assai diverso: nel 1960 il 73 per cento dei prematuri al di sotto dei 1500 grammi moriva, oggi meno del 15 per cento non ce la fa. Così oggi l'obiettivo è ridurre ulteriormente le conseguenze negative di una nascita pretermine e garantire ai bimbi e alle loro famiglie una miglior qualità di vita e un'assistenza più attenta. Per questo, in
occasione della Giornata Mondiale del bambino prematuro del 17 novembre, la Società
Italiana di Neonatologia ha messo a punto un documento in cui si fa chiarezza sui controlli da fare dopo la nascita, così da rispondere a tante domande di mamme e papà e soprattutto intercettare prima possibile eventuali problemi.


L’importanza di visite regolari



  «Dopo un approfondito colloquio al momento della dimissione, il bimbo va rivisto a sette, dieci giorni di distanza e poi alle 40 settimane di età corretta, ovvero al momento in cui sarebbe scaduto il termine naturale della gestazione - spiega Mauro Stronati, presidente SIN -. Quindi servono controlli a due-tre mesi per valutare eventuali sequele polmonari e neurologiche, a sei-otto mesi per i controlli uditivi, visivi, dell'accrescimento, a dodici-quattordici mesi per il comportamento e il linguaggio, a diciotto-ventiquattro mesi per lo sviluppo cognitivo e motorio e infine a tre anni per una valutazione complessiva che tenga conto anche del quoziente intellettivo. Sono tutte tappe fondamentali, perché riconoscere tempestivamente un problema significa a volte risolverlo senza che abbia conseguenze gravi: se un bimbo ha un deficit di udito riconosciuto a pochi mesi una protesi acustica impedirà che manifesti poi un deficit del linguaggio». I disturbi che possono colpire i prematuri sono tanti e dipendono dallo sviluppo incompleto dell'organismo al momento della nascita: sono più frequenti ad esempio malattie infettive e polmonari, ma anche retinopatie o problemi cerebrali. Tuttavia le conseguenze negative sono molto meno frequenti che in passato, come fa sapere Stronati: «Nei bimbi che pesano meno di 1500 grammi, quelli cioè più “critici” per cui servono maggiori attenzioni, non è diminuita solo la mortalità ma si sono drasticamente ridotte anche le ripercussioni della prematurità sulla salute a lungo termine: negli anni '60 i sopravvissuti senza sequele erano il 26.8 per cento, oggi sono l'84. Esiti lievi o moderati riguardavano il 52 per cento, oggi soltanto l'11; conseguenze gravi si vedevano nel 22 per cento dei bimbi, oggi appena nel 5 per cento. Il salto di qualità c'è stato, evidente».

La «golden hour» e come scegliere l'ospedale giusto

  Gli specialisti sottolineano anche l'importanza della cosiddetta “golden hour”, la prima e decisiva ora dopo la nascita: nei piccoli nati dopo meno di 32 settimane di gestazione le procedure messe in atto nei primi sessanta minuti possono fare la differenza sugli esiti a distanza. Ecco perché è importante scegliere l'ospedale “giusto” dove far nascere i propri figli: «Se non ci sono fattori di rischio basta un buon ospedale attrezzato, ma se si sospettano o ci sono elementi che potrebbero portare a una nascita pretermine è bene optare per una clinica che offra la terapia intensiva neonatale - dice Stronati -. Certo, c'è sempre la possibilità di un trasporto, meglio se a parto non ancora avvenuto; tuttavia non tutte le Regioni italiane sono attrezzate per garantirlo. Meglio non rischiare se la probabilità di un parto pretermine è elevata, come accade sempre più spesso, oggi, a causa dell'aumento del numero di mamme con fattori predisponenti: malattie acute o croniche in atto come l'ipertensione, l'abuso di alcol, fumo o droghe, la malnutrizione e soprattutto l'età superiore ai 35 anni favoriscono una nascita prima del tempo. Lo stesso accade a causa del maggiore impiego di tecniche di fecondazione assistita, che spesso portano alla nascita di gemelli: quando nell'utero c'è più di un bimbo è quasi inevitabile che il parto sia anticipato». 

Obiettivo qualità di vita

  Se è vero, quindi, che scelte e stile di vita potrebbero diminuire il numero dei nati pretermine, è certo che quando un bimbo viene al mondo troppo presto è essenziale garantirgli tutto il supporto possibile perché non sviluppi postumi gravi e soprattutto per assicurare una buona qualità di vita al piccolo e alla sua famiglia.«È questo ora il nostro obiettivo, visto che abbiamo ridotto tantissimo la mortalità e gli esiti negativi della prematurità - osserva Stronati -. I genitori sono in ansia, hanno paura, la mamma si sente spesso in colpa; dobbiamo tenere conto di tutta questa sofferenza e trovare metodi per aiutare le famiglie e garantire loro il sostegno di cui hanno bisogno. Alcune risposte, già sperimentate, possono essere ad esempio la linea telefonica aperta 24 ore su 24 con i neonatologi o far venire il pediatra di famiglia in clinica prima delle dimissioni almeno per i bimbi più complessi, così da assicurare una maggiore continuità assistenziale dopo l'ospedale. Quel che conta è ricordare che non abbiamo a che fare con pazienti, ma con figli: prenderci cura di loro e delle loro famiglie garantendo una migliore qualità di vita nel difficile percorso della prematurità è doveroso e necessario».

Corruere della sssera, 17 novembre

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