Ecco le linee guida Bambini, la pelle si cura al sole per il trattamento di questa patologia. Un fenomeno in aumento
di Maurizio Paganelli
«Molte malattie come la dermatite atopica o la psoriasi — segnala Giuseppe Ruggiero, dermatologo pediatra e coordinatore scientifico nazionale di Paidòss — migliorano con l’esposizione al sole. Il bambino atopico può esporsi gradualmente a patto di proteggersi con indumenti (cappello, magliette), occhiali, ombrellone, evitando le ore più calde». L’uso di solari con alto fattore protettivo è determinante. «Vanno applicati mezz’ora prima dell’esposizione, in abbondanza e su tutta la superficie esposta — insiste Ruggiero — e nessuna crema può essere considerata idrorepellente: dopo i bagni va riapplicata».
La dermatite atopica, ricorda l’esperto, «è geneticamente determinata, appare in genere intorno ai due anni. Si diagnostica sulle caratteristiche cliniche (morfologia e localizzazioni tipiche, volto e superficie estensoria degli arti nei bambini piccoli, pieghe agli arti nei bambini più grandi), prurito, secchezza cutanea, e con test di laboratorio». I cortisonici topici sulle lesioni arrossate sono i farmaci di prima linea nelle fasi acute; importanti le creme idratanti/emollienti su tutto il corpo per la gestione della malattia, oltre all’uso di prodotti specifici per la pulizia. «Lo shampoo, per esempio, non andrebbe fatto sotto la doccia, meglio farlo a parte », si raccomanda Ruggiero.
Riguardo l’incremento del problema, come ha rilevato Nunzia Maiello, università di Napoli
dipartimento Donna e bambino, vi sono fattori di rischio emergenti ambientali, legati a dieta, fumo, urbanizzazione, persino eccessiva igiene. «La cute di lattanti e bambini sembra essere più vulnerabile, ma non c’è evidenza di alterazioni genetiche — dice — La sensibilizzazione agli acari è stabile, quella ai pollini invece è più precoce e intensa». I cortisonici sono i farmaci di elezione, ma già quelli di potenza moderata possono avere effetti dannosi indesiderati (sullo strato corneo) a 4 settimane. Nuovi antinfiammatori (inibitori topici della calcineurina) seppure efficaci, sono gravati da uno stop (black box) della Fda americana. La nuova frontiera sembrano i “riparatori della barriera cutanea”. Migliorano prurito, irritazione, cute secca e lesionata «rompendo il circolo vizioso prurito-grattamento». Poi i “riparatori” senza cortisone. Come quello naturale, con un estratto dal girasole, presto disponibile, che simula l’azione del cortisone: oltre ad essere idratante, lenitivo e ristrutturante per la barriera cutanea, interviene sui fattori infiammatori cutanei che provocano il danno tissutale. Anche come terapia di mantenimento (chiamata “weekend”),
o ai primi sintomi di riacutizzazione, insieme agli idratanti/emollienti di sempre.
Recentemente gli studi sulla pelle si sono concentrati sul sequenziare il genoma di tutti i
microorganismi che abitualmente vivono all’interno e sulla superficie del nostro corpo (appunto il microbioma), inducendo anche le grandi aziende cosmetiche ad interessarsi alle
possibili applicazioni. In particolare dai laboratori di L’Oréal si è giunti alla mappatura del microbioma della pelle a tendenza atopica. Ne è nato un balsamo anti-irritazioni e anti-prurito per lattanti, bambini e adulti.
la Repubblica, 5 maggio 2015
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