Quando l'utero

 Si affittava in famiglia

Una constatazione amara, almeno per chi le scrive. In questo periodo di stagnazione  economica, le donne non dovrebbero essere tanto angustiate perché qual che possibilità di impiego in più dei maschi la hanno: affittare l’utero. Posso chiederle come la pensa, caro Mainiero?


Luigi Fassone

di Mattias Smainiero

   Penso che i maschi non siano messi tanto male: se le donne affittano l’utero, loro possono vendere lo sperma, operazione, oltretutto, che non dura nove mesi, è immune da particolari rischi ed è anche ripetibile con discreta frequenza. Indeterminate circostanze,può addirittura essere piacevole. E niente pancioni, ecografie, analisi del sangue, ormoni impazziti e sale operatorie o sale parto che dir si voglia. Ulteriore vantaggio: il dono si offre e amen, nessun pericolo che ci si affezioni al cadeau. Posso aggiungere: nessuna tentazione di andare a vedere, dopo qualche tempo, che fine abbia fatto il regalo. Ma che c’entra la crisi economica? Nell’Italia del boom, caro Fassone, quando il benessere non mancava anche se non era per tutti, migliaia e migliaia di mamme, soprattutto al Sud, hanno affittato il loro utero, solo che all’epoca non si diceva così. Spesso non si diceva affatto. Funzionava in questo modo, e immagino che funzioni anche oggi, sia pure con minor frequenza.

  C’era una sorella che non poteva avere figli. La sorella della sorella, regolarmente sposata, faceva quel che faceva col marito. E nasceva il bebè.Pannolini,allattamento e tutto il resto. Poi il bebè si trasferiva a casa della zia, che di fatto ne diventava la madre. Seconda madre. La prima madre, soprattutto se in condizioni economiche non buone e con numerosa prole da accudire, ne aveva un vantaggio.Anche la seconda madre. Il bebè aveva volta  confusione e spesso problemi che lo avrebbero accompagnato per tutta la vita. Utero in affitto, proprio come oggi, con la differenza che locatrice e conduttrice erano all’interno della famiglia. E se la mamma-zia spariva per un annetto ritornando col bebè a casa e raccontando tutte le meraviglie della gravidanza e i dolori del parto era anche meglio.Le fetenzie, caro Fassone, si sono sempre fatte. 

Libero, 8 novembre 2014




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