Vaccinazioni

 La saga continua


 Vabbé. Tocca fare e rifare il lavoro sporco. Sì, perché sta storia dei vaccini e dell’autismo continua a riemergere, come un fiume carsico che ogni tanto si rivede in superficie, anche se uno è ormai convinto che sia interrato definitivamente. Quel che è accaduto lo potete leggere in questo pessimo articolo de Il Fatto Quotidiano, ma facciamo un breve riassunto.

  Nel 2000 nasce il figlio del signor Antonio Palazzolo, che viene regolarmente vaccinato con tutte le vaccinazioni previste dal protocollo in vigore in Italia (e i molti Paesi del mondo). Il bambino, dopo i vaccini, ha la febbre alta e viene ricoverato per convulsioni febbrili, un’evenienza purtroppo possibile nei piccoli in presenza di temperatura corporea elevata ma che, nella maggior parte dei casi, è una condizione benigna: con la crescita il sistema nervoso diventa meno sensibile e il sintomo scompare. Una piccola percentuale di bambini sviluppa invece una epilessia vera e propria. Il figlio del signor Palazzolo, però, comincia a manifestare, qualche anno dopo, sintomi di regressione delle abilità acquisite, specie nel linguaggio, e poco dopo viene diagnosticato come autistico.

  I genitori vanno su Internet e trovano molto materiale a sostegno del nesso tra i vaccini (in particolare quello contro il morbillo, parotite e rosolia) e l’insorgenza di autismo. Il web ne è
pieno: è una bufala che ha le sue radici in una ben nota frode scientifica. Nel 1998 la rivista medica Lancet pubblica infatti uno studio del medico britannico Andrew Wakefield che, analizzando le cartelle cliniche di 12 bambini autistici stabilisce un nesso di causa-effetto tra vaccini, disturbi intestinali e autismo. Già sei anni dopo, nel 2004, il giornalista del Sunday Times Brian Deer svela i conflitti di interesse economici dietro la ricerca di Wakefield e avanza dubbi sulla sua scientificità, ma siccome è un giornalista (!) la comunità scientifica non lo prende sul serio. Deer impiega altri sei anni, e investe tempo e denaro nella ricerca certosina delle cartelle cliniche all’origine dello studio, arrivando nel gennaio 2011 a pubblicare una controanalisi scientifica sulla rivista medicaBritish Medical Journal: in pratica dimostra che Wakefield ha portato avanti una vera e propria frode scientifica, falsificando i dati, con l’idea di metter su un mercato di test diagnostici per le cause di autismo.

  Il danno però è  fatto: il web pullula di siti complottisti che continuano a citare lo studio nel frattempo ritrattato da Lancet, mentre Wakefield stesso è stato radiato dall’albo dei medici nel 2010. Non solo: nel marzo 2013 viene pubblicata sul Journal of Pediatricsun’altra grande ricerca condotta da Frank Di Stefano dei CDC di Atalanta, su oltre 1000 bambini con e senza autismo. In questo caso non vengono considerati solo i cicli vaccinali ai quali i piccoli sono stati sottoposti, ma vengono anche contati gli antigeni a cui sono stati esposti (cioè il numero di elementi potenzialmente immunizzanti e quindi legati all’attivazione del sistema immunitario). Ne consegue che non solo non vi è un nesso tra la pratica della vaccinazione, i suoi tempi e le sue modalità e l’insorgenza di autismo, ma non c’è nemmeno un nesso tra numero di antigeni e insorgenza della malattia. In sostanza, viene negata persino la possibile base immunologica del nesso di causalità.

  Nel caso italiano di cui si parla in questi giorni, oltre agli antigeni,  si è puntato il dito contro i metalli pesanti, e in particolare contro il mercurio contenuto come additivo nei vaccini fino al 2002. Ma i bambini che sono stati vaccinati con prodotti contenenti tiomersale, il composto a base di mercurio, hanno lo stesso tasso di autismo di quelli vaccinati con prodotti senza tiomersale. Una prova ancora più forte viene dalla costatazione che, dopo il bando del mercurio dai vaccini nel 2002 il tasso di autismo è rimasto invariato, quando non è invece aumentato. Qui potete leggere una revisione sulla questione e qui la pagina di Wikipedia, che è fatta molto bene.

  È vero che anche studi recenti, come questo, dimostrano che nell’organismo dei bambini autistici ci possono essere livelli elevati di metalli pesanti, ma è molto difficile capire che ruolo giocano nella patologia, visto che il più delle volte per essere nocivi devono agire su un substrato di predisposizione o di malattia già conclamata. Come se non bastasse, solo l’inquinamento atmosferico e l’esposizione professionale (per esempio nelle fabbriche) giustifica la presenza di una tale varietà di metalli pesanti in un unico organismo, non certo i vaccini.

  In seguito a queste ricerche, l’Organizzazione mondiale della sanità ha deciso di porre un ulteriore freno alle bufale che circolano con il seguente pronunciamento, aggiunto all’interno del suo documento ufficiale sull’autismo: “I dati epidemiologici disponibili non mostrano nessuna evidenza di correlazione tra il vaccino trivalente per morbillo, rosolia e parotite e l’autismo, e lo stesso vale per ogni altro vaccino infantile”. Nel frattempo la “ricerca” di Wakefield ha portato, in Gran Bretagna, a un brusco calo di vaccinazioni: dal 92 per cento di copertura all’87 per cento (nel 2012), con l’esplosione di una vera e propria epidemia e un aumento dei casi di encefalite da morbillo.

  Torniamo in Italia: come è possibile che, a fronte di una tale mole di prove, un tribunale abbia potuto dichiarare che esiste un nesso di causa-effetto tra la vaccinazione e la malattia? Si aprirebbe qui un discorso troppo ampio che riguarda la relazione tra i tribunali e le prove scientifiche e la grande autonomia che è data al giudice nello scegliere i periti a cui rivolgersi, e anche nell’accogliere come prova un parere indipendentemente da quanto stabilito a livello scientifico. Diciamo che fa parte dell’autonomia dei giudici, che di per sé è un valore da preservare, purché siano dati loro gli strumenti per giudicare la qualità di ciò che viene loro presentato, il che non sempre accade.

  Ora la frittata è fatta, e il Consiglio di Stato, per non pagare un risarcimento privo di fondamenti scientifici, si appella a ragioni piuttosto meschine, contribuendo a fomentare la teoria del complotto. Ci si mette anche Beppe Grillo e il suo movimento (che in tema di prese di posizione sulla scienza è una vera galleria degli orrori) per dare voce ai genitori che, giustamente dal loro punto di vista, si attendono che una sentenza venga eseguita.


  Insomma, un bel pasticcio all’italiana, a cui si aggiunge il collega de Il Fatto Quotidiano con il suo articolo pieno di inesattezze e scarso approfondimento dei fatti.


La Repubblica. 10 gennaio 2014



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