Sotto l’albero di Natale

Solo regali sicuri L’appello dei pediatri: «Attenti alle pile a bottone»:

I giocattoli più pericolosi sono quelli sferici e smontabili in piccoli pezzi. L’età più a rischio è 0-3 anni

di Carla Favaro

  Questa sigla misteriosa, o meglio questo acronimo, FODMAP (che prende origine dalle parole inglesi: fermentabili, oligosaccaridi, disaccaridi, monosaccaridi e polioli), potrebbe presto diventare familiare a chi soffre di colon irritabile, a volte chiamato in modo improprio “colite”. Disturbo molto frequente soprattutto fra le donne, caratterizzato da alvo alterno (stipsi e diarrea alternate), gonfiore e dolore addominale, specie dopo i pasti.

  Ca catena corta - I FODMAP sono carboidrati a catena corta che, essendo poco assorbiti nel piccolo intestino (la prima parte dell’intestino,
deputata alla digestione e al'’assorbimento dei nutrienti) passano nel colon dove vengono rapidamente fermentati dai batteri intestinali, con conseguente produzione di idrogeno e distensione intestinale. Fenomeno che nelle persone con colon irritabile, potrebbe acuire i disturbi. Questa ipotesi , formulata da tempo da un gruppo di ricerca della Monash University di Melbourne, trova ora conferma in uno studio pubblicato su Gastroenterologye condotto nella stessa Università.

  Lo studio - Nello studio, trenta pazienti affetti da sindrome del colon irritabile e otto soggetti sani, utilizzati come gruppo di “controllo”, hanno seguito, a rotazione, per tre settimane, una dieta a basso contenuto di FODMAP e, per altre tre settimane, una
dieta con normale contenuto di FODMAP. I problemi gastrointestinali venivano poi valutati giornalmente dai partecipanti alla ricerca attraverso una “scala” che prevedeva, per ciascuno dei principali sintomi, l’attribuzione di un punteggio da 0 a 100. Risultato: con la dieta a basso contenuto di FODMAP i pazienti hanno constatato che i disturbi gastrointestinali risultavano significativamente ridotti - arrivando addirittura a un dimezzamento del punteggio medio nella valutazione dei sintomi - già a partire dalla seconda settimana di dieta. Nel gruppo di controllo, invece, non si sono osservate differenze con le due diete.

    La dieta - e da un podi tempo che si parla dei potenziali vantaggi di una dieta a basso contenuto di FODMAP - commenta Silvio Danese, responsabile del Centro di ricerca e cura delle malattie infiammatorie croniche intestinali dell'istituto Humanitas di Rozzano - e questo studio clinico controllato rappresenta senza dubbio una conferma interessante. Occorre considerare, perché i FODMAP comprendono diversi composti presenti in molti comuni alimenti: per esempio i fruttani che si trovano nel grano e nell'aglio; il lattosio cioè lo zucchero del latte; il fruttosio cioè lo zucchero della frutta, quando e presente in quantità superiore rispetto al glucosio (come si verifica in mele, pere, miele). Quindi, bisogna essere consapevoli dei possibili rischi che potrebbero derivare da una dieta restrittiva non ben pianificata. Al momento, - conclude Danese - lo studio pubblicato su Gastroenterology è dunque una tappa importante, ma e necessario valutare l'effetto a lungo termine delle restrizioni suggerite sui sintomi del colon irritabile; inoltre va ribadito che prima di intraprendere una dieta di questo tipo e sempre necessaria una valutazione da parte di un gastroenterologo e un nutrizionista, per non rischiare di creare, nel tempo, dei deficit nutrizionali.

Corriere della Sera, 18 dicembre 2013, pag 27






Nessun commento:

Posta un commento