Bambini dalle mille allergie

Alimenti, polvere o animali: una mamma e un medico spiegano come proteggere e curare i piccoli da tutte le intolleranze

C.Ma

Solo la mamma di un bambino allergico può raccontare la vita di un bambino allergico. Solo lei e il resto della famiglia riescono a spiegare che cosa vuol dire organizzare ogni gesto quotidiano per evitare che il piccolo si senta diverso e, al tempo stesso, sia protetto da una crisi.

  Per questo, la mamma di Alessandro, ha deciso di rendere pubblica la sua storia e di scrivere un libro. Un libro a quattro mani: quelle Giorgia Garberoglio, madre giornalista e di Giovanni Cavagni pediatra allergologo
già direttore del servizio di Allergologia del Bambino Gesù a Roma e docente all’università di Parma. Un felice incontro in “Bambini allergici” (Red editore).

Ci sono le storie, le risposte tecniche del medico, le paure, i consigli per superare i momenti difficili. Ogni capitolo un racconto, un tema, le schede sui diversi tipi di allergia (non sono solo in primavera, basta pensare a quelle alimentari)e le raccomandazioni. Si comincia dai sintomi dell’allergia («Mio figlio tossisce solo di notte, quando si corica a letto», «Mia figlia ha mangiato una mela e ha lamentato, quasi da subito, un forte prurito alla gola», «Stefania dopo essere tornata da una visita a casa di amici respirava
faticosamente, ho poi scoperto che hanno i gatti»), alle sostanze che la causano,
come si cura e come difendersi.

I PROBLEMI

  Giorgia Garberoglio ha un bimbo con un’allergia importante al latte all’uovo. Ricoveri, corse al pronto soccorso, paure, adrenalina salva-vita, pasti su misura, rinunce, feste per il primo pezzo di pizza mangiato con gli amici. Ma anche anafilassi dopo aver assaggiato uovo o latte. «Tutti mi dicono - spiega - che riesco a mantenere una calma incredibile. Credo che una mamma abbia un forte istinto vero i propri figli. Ho sempre saputo che la reazione della madre può influire su quella del bambino: in me Alessandro ha sempre trovato un riparo, un sorriso e uno sguardo rassicurante. La notte poi però faticavo a dormire e di questi shock porto ancora il segno». Ale ha otto anni e non ha mai mangiato un formaggino. Il suo organismo (un successo!) ha tollerato circa 44 ml di latte, l’equivalente di una tazzina di caffè. Sua sorella Bianca è sempre accanto a lui.

  Giovanni Cavagni sgombra il campo dalla confusione tra allergia e intolleranza, chiarisce quando preoccuparsi e quando, invece, si può stare tranquilli. «L’abuso indiscriminato del termine allergia porta a confusione. Una diagnosi di comodo di malattia allergica rischia di marchiare il futuro del bambino anche per tutta l’esistenza. Può condizionare inutilmente l’alimentazione, le abitudini, gli stili di vita. Si va a cercare in farmacia, in erboristeria o addirittura in palestra un test per le intolleranze alimentari, che darà sempre risultato positivo: sì, ma una volta alla polvere di caffè, al sesamo, alla cerne di struzzo, un’altra al grano, al pomodoro o allo zucchero».


Messaggero, 18 Settembre 2013, pag, 20

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