La maternità può attendere?

Sì, perché essere genitori oggi non è più un destino, ma una scelta.

Senza differenze tra uomo e donna

di  Luisa Pronzato

 
  Libere di scegliere, di essere madri o di non esserlo. Per una conquista ancora incompiuta del ’900, la nostra è l’epoca in cui avere un figlio non è il solo destino delle donne e la scelta di propri percorsi definisce  l’identità femminile. Avere un figlio è rimasta una questione femminile con cui tutte le donne si trovano a fare i conti. Quei “conti” li abbiamo aperti su La 27 ora partendo da La maternità può attendere (Mondadori), saggio di Elena Rosci che esplora l’ambivalenza del desiderio materno dal punto di vista della psicoanalisi: più cresce la partecipazione dell’universo femminile alla vita sociale, politica, economica, professionale, più aumenta l’incertezza cronica di fronte al progetto di avere un figlio che, spesso rimandato,
finisce col non essere realizzato. E come incide nel codice femminile?

  IL RIBALTAMENTO DEL “FASCIATOIO” . Madri, mogli, madri single, single senza figli, pensatrici, precarie (e pure uomini) hanno raccontato visioni, incertezze e felicità. Dice Lia Celi che di figli ne ha due: «La maternità può attendere? Certo, tecnicamente avrei potuto avere figli a 12 anni, ma la prima l’ho generata alle soglie dei 33. Ciò che non può attendere è un sano ribaltamento del “fasciatoio”». In pratica: «Non chiediamoci se e quando avere figli, domandiamoci fino a quando potremo attendere noi che gli uomini ci concedano graziosamente le pari opportunità, in famiglia e nel lavoro». Perché in Italia il 20% delle donne non ha figli e in alcune zone del Nord fra le laureate è madre una su due? 

  La maternità è ancora una priorità del femminile? Dice Graziella Lupo Pendinelli, filosofa: «Le donne senza
figli dimostrano che non esistono differenze assolute tra uomini e donne. La maternità diventa così un aspetto dell’identità femminile, non un tratto necessario». Un ribaltamento (o un’equità) proprio attraverso quel corpo delle donne, a cui la cultura (più della natura) aveva imposto il ruolo di “unica” genitrice. «Dobbiamo immaginare un mondo in cui ogni donna è il genio tutelare del suo corpo», dice Adrienne Rich in Nato di donna. Personalmente non ho né figli né mariti, non li ho mai desiderati. Stretta e ribelle a un contesto culturale che mi pretendeva moglie e madre. Libera di inseguire i sogni di amori e creatività. Essere madre è come essere padre: implica la scelta di diventare genitori, adulti che creano e accompagnano le crescite di nuovi progetti. Di vita, e non solo. E forse è su questo che l’interrogativo dovrebbe cercare risposte. Plurali.

Gravidanze in calo?

Il 20% delle italiane non ha figli, ma in alcune zone del Nord fra le laureate è madre 1 su 2.

Il Corriere della Sera, 31.maggio 2013, pag, 27


Nessun commento:

Posta un commento