Inquinamenti
Nuovo allarme sui rischi per la salute
Primo paese europeo a
mettere al bando i biberon e, da quest'anno, tutti i prodotti per bambini in
policarbonato contenenti bisfenolo A, la Francia sembra intenzionata a fare
luce sui rischi per la salute connessi all'assunzione di questo interferente endocrino.
Rischi che, secondo l'ultimo dossier dell'Agenzia francese per la sicurezza
alimentare, minacciano soprattutto le donne in gravidanza.
di Angela Lamboglia

Ma sostituire i biberon contenenti bisfenolo
A con quelli in vetro non risolve il problema: per questo, a partire da
quest'anno, la Francia ha deciso di eliminare anche gli imballaggi dei prodotti
alimentari in policarbonato destinati ai bambini fino a 3 anni di età e punta a
estendere il divieto a tutto il packaging alimentare dal 2015. Nel frattempo,
l'Agenzia nazionale per la sicurezza alimentare (Anses) e le imprese del
comparto vanno alla ricerca di materiali alternativi e in questa ricerca
individuano anche altre sostanze plastiche tendenti al rilascio di BPA cui fare
attenzione.
L'ultimo dossier dell'Anses, rilasciato a
seguito di un'indagine - commissionata dai ministeri della Salute e
dell'Ambiente - durata tre anni sulla tossicità del bisfenolo A, porta traccia
di questo obiettivo con un allegato che analizza i rischi connessi
all'esposizione ad alcuni composti analoghi al bisfenolo A. Soprattutto, però,
il rapporto mette in luce i modi
attraverso cui entriamo in contatto con questa
sostanza, anche se non ne siamo consapevoli.
Secondo l'Agenzia, il principale canale di
contatto è rappresentato dai contenitori per alimenti e bevande, come le
lattine di metallo rivestite all'interno con resine sintetizzate a partire dal
bisfenolo A o le bottiglie di acqua in policarbonato (diverse da quelle in
polietilene tereftalato con sigla PET).
L'inalazione e il contatto tattile
rappresentano altre vie di assunzione del bisfenolo A finora poco considerate e
tra i prodotti che veicolano questo rischio ci sarebbero anche gli scontrini su
carta termica, tanto che gli studiosi francesi raccomandano test specifici sui
lavoratori che li maneggiano abitualmente per verificarne l'effettiva
pericolosità.
L'Agenzia si è poi concentrata su quattro
tipologie di effetti nocivi ancora non confermati: effetti sul cervello e sui
comportamenti, sul sistema riproduttivo femminile, sul metabolismo e l'obesità,
sulla struttura della ghiandola mammaria. Se i rischi nei primi tre casi sono
stati classificati dagli studiosi come trascurabili, più significativi appaiono
i pericoli che si trasmettono dalle donne in gravidanza ai feti: nei casi in
cui la madre è esposta all'assunzione di BPA, la struttura della ghiandola
mammaria del feto si può modificare e può derivarne lo sviluppo di tumori.
Donne in gravidanza, bambini, lavoratori
esposti al contatto con materiali che possono rilasciare bisfenolo A sono,
quindi, per l'Agenzia, i soggetti da tutelare maggiormente, con misure che ne
riducano l'esposizione al BPA. In generale, lo studio raccomanda la
realizzazione di nuove ricerche sulla materia, l'acquisizione di ulteriori dati
sulla tossicità del bisfenolo A, ma anche sulle diverse fonti di contatto.
Un'ultima raccomandazione riguarda la necessità
di trasparenza nei confronti dei consumatori, ad esempio migliorando
l'etichettatura dei prodotti. Senza regole chiare e simboli condivisi che
aiutino a riconoscere i materiali, fare acquisti sulla base del principio di
precauzione diventa una caccia agli indizi che ci lascia troppo spesso senza
risposte.
Il cambiamento, 13 maggio
2013,
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