Nei bambini Attenzione alle
privazioni alimentari inutili
Prima di tutto bisogna
curare la pelle
Qualunque sia il motivo, un bambino con
sintomi che possono far pensare a un'allergia deve essere valutato da un
pediatra allergologo: non bisogna trascurare raffreddore, tosse o fastidi
simil-influenzali che non passano, ma anche coliche insistenti nei primi mesi
di vita, diarrea o stitichezza ostinate, eczema od orticaria. I test a cui
sottoporsi sono gli stessi degli adulti, ma nell'infanzia può essere ancora più
raccomandabile l'ISAC test perché, individuando le molecole precise che il
piccolo non tollera, può dare informazioni preziose sul decorso dell'allergia:
nel latte ad esempio sono presenti proteine diverse e anche se tutte possono
dare una reazione allergica, alcune sono indicative di un disturbo meno serio,
che tenderà a risolversi con il tempo.
«Una diagnosi accurata è ancora più
fondamentale in un bambino, perché eliminare un alimento che non
provoca
fastidi o non individuare la sostanza che dà allergia ha ripercussioni notevoli
sul benessere e la qualità di vita del piccolo» spiega Maria Antonella Muraro,
responsabile della Sezione di pediatria dell'European Academy of Allergology
and Clinical Immunology (EAACI).
Particolare attenzione va posta se c'è una
dermatite atopica, perché l'approccio è decisamente cambiato: «A lungo si è
creduto che alla base della dermatite vi fossero allergie che non si riusciva a
riconoscere: i bambini venivano messi a dieta, la pelle rimaneva spesso tale e
quale, e solo in estate si vedevano miglioramenti — spiega Luigi Morcaldi,
responsabile della Scuola di Allergologia e immunologia FIMP —. Ora si è capito
che, in realtà, la pelle atopica non sottintende un'allergia, ma non avendo più
una buona funzione di barriera lascia passare gli allergeni e favorisce la
comparsa di ipersensibilità: la mamma che in cucina tocca uova, latte, noci e
poi prende in braccio il bimbo con dermatite atopica crea le premesse perché
sviluppi un'allergia a uova, latte, noci. Quindi, l'approccio è ribaltato: in
caso di dermatite atopica nel bambino non serve fare i test allergici, ma
piuttosto ripristinare e proteggere la funzione di barriera della cute»
Sono
circa 2 milioni gli under 14 italiani già alle prese con sintomi allergici di
vario tipo
La
predisposizione genetica si manifesta se si viene esposti ripetutamente
all’elemento «critico»
Corriere della Sera ,14 aprile
2013, pag, 45
Nessun commento:
Posta un commento