Come stanno i bambini italiani?


  Ieri sono stati diffusi i dati Unicef sul benessere dei minori nei Paesi ricchi. Qual è la situazione dei bambini italiani?

di Maurizio Ternavasio

 
È piuttosto allarmante: nel nostro Paese il 17% dei bimbi, pari a circa 1.750.000 minorenni, vive sotto la soglia di povertà, e il reddito delle famiglie di questi adolescenti è del 31% inferiore alla soglia di povertà. L’Italia occupa il 22° posto medio sui 29 Stati censiti dalla graduatoria.

Da cosa dipende questo tipo di povertà?

   Il confronto internazionale, si legge nel rapporto, dimostra che la povertà infantile in questi Paesi non è inevitabile, ma dipende dalle scelte politiche.
E la Finlandia è l’unico stato con un tasso di povertà inferiore al 5%.

  Il benessere dipende dal Pil?

  No, lo studio dice che non c’è una stretta corrispondenza tra Pil pro capite e benessere generale del bambino. Nonostante le battute d’arresto subite da alcuni Paesi su indicatori specifici, si è registrato un costante miglioramento in diversi campi del benessere in tutto il mondo industrializzato.

Cosa misura il rapporto dell’Unicef?

  Il rapporto, relativo ai risultati di 29 economie avanzate durante il primo decennio di questo secolo, valuta il benessere materiale secondo indicatori che riguardano salute e sicurezza; istruzione; comportamenti e rischi; benessere materiale; condizioni abitative e ambientali. E la classifica complessiva è costruita sulla media di queste cinque diverse aree.

Qual è la classifica per aree dell’Italia?

  Il nostro Paese è 10° posto per comportamenti e rischi, al 17° per salute e sicurezza, al 21° per le condizioni
abitative e ambientali, al 23° nell’area del benessere materiale e addirittura al 25°nell’istruzione.

Quest’ultimo è il dato più preoccupante...

L’Italia ha il più alto tasso «Neet» (Not in Education, Employment or Training tra i 15 e i 19 anni) di tutti i Paesi industrializzati, dopo la Spagna, con l’11% dei giovani che non sono iscritti a scuola, non lavorano e non frequentano corsi di formazione. In compenso ha il sesto tasso più alto di iscrizione prescolare, alla pari con la Norvegia.
Cosa dicono gli altri indicatori?
  Tra i dati negativi, il tasso più basso tra i Paesi industrializzati di bambini che svolgono quotidianamente esercizio fisico (in Irlanda e Usa oltre il 25% lo fa almeno un’ora al giorno), il tasso di fumo tra gli adolescenti (22° posto) e l’esposizione a uno dei livelli più alti di inquinamento tra i Paesi industrializzati (26° posto).

 Qualche curiosità?

  Il tasso più alto di consumo di cannabis si registra in Canada (28%). I tassi di fumo più elevati sono in Austria, Lettonia, Lituania, Repubblica Ceca, mentre l’abuso di alcol ha i suoi apici tra i giovani di Danimarca, Estonia, Finlandia, Lettonia, Lituania e Repubblica Ceca. Quanto al bullismo, in testa (in negativo) c’è la Lituania.

Ma c’è qualche dato positivo?

  In Italia il bullismo si è ridotto del 60% dall’inizio degli anni 2000 (il nostro è il Paese industrializzato che misura il tasso più basso di bambini che hanno subito atti di questo tipo, 11%). Inoltre registriamo il più basso tasso di mortalità infantile in Europa meridionale, la quarta percentuale più bassa per le gravidanze in età adolescenziale, e il quarto tasso più basso di abuso di alcol.

Quali Stati sono nella nostra situazione complessiva?

  Nella classifica generale l’Italia è alle spalle di Spagna, Ungheria e Polonia, e prima di Estonia, Slovacchia e Grecia. All’ultimo posto la Romania, preceduta dalla Lettonia e dalla Lituania. Tra i fanalini di coda anche gli Usa, 26 esimi.

 Quali sono invece i Paesi più virtuosi?

  I Paesi Bassi sono i leader incontrastati tra le 29 economie avanzate del mondo, essendosi piazzati tra i primi cinque in tutte le aree interessate dalla ricerca. Seguono a ruota Finlandia, Islanda, Norvegia e Svezia.
Chi ha registrato i progressi maggiori?

  Il Regno Unito, passato dal 21° posto nel 2007 al 16°. Un miglioramento che dimostra come la povertà infantile «non sia inevitabile, ma dipenda dalle scelte politiche», ha sottolineato l’Unicef.

Torniamo all’Italia: ci sono differenze tra Nord e Sud?

  Sì, e sono macroscopiche. «Il primo problema evidenziato nel nostro Paese è la povertà dei bambini, concentrata nel Meridione, mentre al Nord riguarda prevalentemente le famiglie immigrate - spiega Linda Laura Sabbatini dell’Istat -. In Italia ci sono 723 mila bambini che vivono in povertà assoluta, il 10% si trovano nel Mezzogiorno. Il 2011 c’è stato l’aumento della deprivazione della situazione che riguarda l’infanzia. Il 17% ha avuto problemi per coprire spese come il riscaldamento, il 40% non aveva risorse per affrontare spese straordinarie e all’11% è mancata la possibilità di nutrirsi adeguatamente con pasti proteici necessari nell’arco della settimana».

LA STAMPA, 11 alrile 2013 pag, 80

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