Ieri sono stati diffusi i dati Unicef sul
benessere dei minori nei Paesi ricchi. Qual è la situazione dei bambini
italiani?
di Maurizio Ternavasio
Da
cosa dipende questo tipo di povertà?
Il confronto internazionale, si legge nel
rapporto, dimostra che la povertà infantile in questi Paesi non è inevitabile,
ma dipende dalle scelte politiche.
E la Finlandia è l’unico stato con un tasso
di povertà inferiore al 5%.
Il benessere dipende dal Pil?
No, lo studio dice che non c’è una stretta
corrispondenza tra Pil pro capite e benessere generale del bambino. Nonostante
le battute d’arresto subite da alcuni Paesi su indicatori specifici, si è
registrato un costante miglioramento in diversi campi del benessere in tutto il
mondo industrializzato.
Cosa
misura il rapporto dell’Unicef?
Il rapporto, relativo ai risultati di 29
economie avanzate durante il primo decennio di questo secolo, valuta il
benessere materiale secondo indicatori che riguardano salute e sicurezza;
istruzione; comportamenti e rischi; benessere materiale; condizioni abitative e
ambientali. E la classifica complessiva è costruita sulla media di queste
cinque diverse aree.
Qual
è la classifica per aree dell’Italia?
Il nostro Paese è 10° posto per comportamenti
e rischi, al 17° per salute e sicurezza, al 21° per le condizioni
abitative e
ambientali, al 23° nell’area del benessere materiale e addirittura al
25°nell’istruzione.
Quest’ultimo
è il dato più preoccupante...
L’Italia ha il più alto
tasso «Neet» (Not in Education, Employment or Training tra i 15 e i 19 anni) di
tutti i Paesi industrializzati, dopo la Spagna, con l’11% dei giovani che non
sono iscritti a scuola, non lavorano e non frequentano corsi di formazione. In compenso
ha il sesto tasso più alto di iscrizione prescolare, alla pari con la Norvegia.
Cosa
dicono gli altri indicatori?
Tra i dati negativi, il tasso più basso tra i
Paesi industrializzati di bambini che svolgono quotidianamente esercizio fisico
(in Irlanda e Usa oltre il 25% lo fa almeno un’ora al giorno), il tasso di fumo
tra gli adolescenti (22° posto) e l’esposizione a uno dei livelli più alti di
inquinamento tra i Paesi industrializzati (26° posto).
Qualche
curiosità?
Il tasso più alto di consumo di cannabis si
registra in Canada (28%). I tassi di fumo più elevati sono in Austria,
Lettonia, Lituania, Repubblica Ceca, mentre l’abuso di alcol ha i suoi apici
tra i giovani di Danimarca, Estonia, Finlandia, Lettonia, Lituania e Repubblica
Ceca. Quanto al bullismo, in testa (in negativo) c’è la Lituania.
Ma
c’è qualche dato positivo?
In Italia il bullismo si è ridotto del 60%
dall’inizio degli anni 2000 (il nostro è il Paese industrializzato che misura
il tasso più basso di bambini che hanno subito atti di questo tipo, 11%).
Inoltre registriamo il più basso tasso di mortalità infantile in Europa
meridionale, la quarta percentuale più bassa per le gravidanze in età
adolescenziale, e il quarto tasso più basso di abuso di alcol.
Quali
Stati sono nella nostra situazione complessiva?
Nella classifica generale l’Italia è alle
spalle di Spagna, Ungheria e Polonia, e prima di Estonia, Slovacchia e Grecia.
All’ultimo posto la Romania, preceduta dalla Lettonia e dalla Lituania. Tra i
fanalini di coda anche gli Usa, 26 esimi.
Quali
sono invece i Paesi più virtuosi?
I Paesi Bassi sono i leader incontrastati tra
le 29 economie avanzate del mondo, essendosi piazzati tra i primi cinque in
tutte le aree interessate dalla ricerca. Seguono a ruota Finlandia, Islanda,
Norvegia e Svezia.
Chi
ha registrato i progressi maggiori?
Il Regno Unito, passato dal 21° posto nel
2007 al 16°. Un miglioramento che dimostra come la povertà infantile «non sia
inevitabile, ma dipenda dalle scelte politiche», ha sottolineato l’Unicef.
Torniamo
all’Italia: ci sono differenze tra Nord e Sud?
Sì, e sono macroscopiche. «Il primo problema
evidenziato nel nostro Paese è la povertà dei bambini, concentrata nel
Meridione, mentre al Nord riguarda prevalentemente le famiglie immigrate -
spiega Linda Laura Sabbatini dell’Istat -. In Italia ci sono 723 mila bambini
che vivono in povertà assoluta, il 10% si trovano nel Mezzogiorno. Il 2011 c’è
stato l’aumento della deprivazione della situazione che riguarda l’infanzia. Il
17% ha avuto problemi per coprire spese come il riscaldamento, il 40% non aveva
risorse per affrontare spese straordinarie e all’11% è mancata la possibilità
di nutrirsi adeguatamente con pasti proteici necessari nell’arco della
settimana».
LA STAMPA, 11 alrile 2013
pag, 80
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