Un caso in cui la pillola serve per la cura e per la diagnosi


Mi spieghi dottore Come si affrontano le cisti ovariche?
Lo specialista

Di Antonella Sparvoli

   Le cisti ovariche vengono distinte in due tipi: funzionali e organiche. «Le prime sono legate alle alterazioni ormonali del ciclo mestruale e quindi compaiono in donne in età fertile, contengono liquido, sono benigne e di solito transitorie — spiega Massimo Candiani, direttore della Clinica ostetrico-ginecologica dell’Ospedale San Raffaele di Milano —. Sono funzionali anche quelle dell’ovaio policistico, che si manifesta con tante piccole cisti derivate da follicoli prodotti in sovrabbondanza, che invece di venire riassorbiti restano nell’ovaio bloccati a vari stadi di maturazione. Le cisti organiche, invece, derivano da alterazioni di cellule e tessuti dell’ovaio, più o meno gravi. Possono comparire a tutte le età e non sono transitorie. Di solito hanno contenuto liquido o misto (liquido/solido) e sono racchiuse da una capsula che le isola dal resto dell’ovaio». Quali disturbi danno le cisti ovariche?

  «Dipende dalla loro natura, dalle dimensioni e dal numero. I sintomi tipici di cisti funzionali e ovaio policistico sono le irregolarità mestruali e il dolore ovulatorio. Le cisti organiche, soprattutto se grosse, possono essere molto dolorose per la compressione di strutture circostanti con le quali possono formare anche aderenze. Possono, inoltre, causare dolore durante i rapporti sessuali ed essere responsabili di dolori acuti per torsione o rottura». Come si fa la diagnosi?

 «Alla visita ginecologica va associata un’ecografia transvaginale, che permette di ottenere numerose informazioni
e in genere di distinguere tra cisti funzionali e organiche. Nei casi dubbi si possono eseguire altre indagini, da esami del sangue fino ad arrivare alla risonanza magnetica e alla Tac. Quando si appura la presenza di cisti organiche, ne va capita la natura per escludere che si tratti di formazioni tumorali, visto che quello dell’ovaio è il più pericoloso e subdolo dei tumori ginecologici». Quali trattamenti sono possibili? «Le cisti funzionali in genere si risolvono da sole in qualche settimana, a meno che non assumano dimensioni notevoli e producano forte dolore. In questi casi, come nell’ovaio policistico, può giovare la pillola anticoncezionale per bloccare l’ovulazione, dando così il tempo alle cisti di riassorbirsi. Da evitare la rimozione chirurgica delle cisti funzionali, che in una donna giovane può compromettere la fertilità. La pillola permette anche di discriminare tra cisti funzionali e organiche, in quanto, se dopo un periodo (in genere di alcuni mesi) la cisti non è scomparsa, significa che è probabilmente di natura organica e necessita di ulteriori accertamenti. Le cisti organiche in genere vengono asportate in laparoscopia. Nelle donne già in menopausa, in presenza di cisti organiche si può prendere in considerazione la rimozione dell’ovaio in chiave preventiva verso il tumore di quest’organo».

  Se la cisti non scompare da sola o con la pillola, significa che è «organica» e va asportata

Corriere della Sera, 17 Marzo 2013, pag, 49

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