La ricerca Il 7% degli
alunni raggiunge l’aula per conto suo. In Germania è il 40%
Siamo genitori apprensivi e
ci ostiniamo a chiuderli in macchina
di Antonio Pascale
Noi genitori italiani accompagniamo i nostri
figli a scuola. Siamo in tanti, una moltitudine, rispetto agli altri Paesi. Lo
conferma anche lo studio dell’Istc-Cnr promosso dal Policy Studies Institute di
Londra — un’indagine che riguarda 15
Paesi del mondo, tra cui Italia e Germania. Ebbene, l’autonomia di spostamento
dei bambini italiani nell’andare a scuola è passata dall’11% nel 2002 al 7% nel
2010. Per fornire un metro di paragone l’autonomia dei bimbi inglesi è al 41% e
quella dei tedeschi al 40%.
È uno dei pochi casi di studi superflui.
Basta osservare le dinamiche del traffico in orario scolastico. Noi italiani
causiamo ingorghi a croce uncinata e spesso posteggiamo le macchine in doppia
fila perché non ci basta avvicinare i ragazzi alla scuola, no, desideriamo
portarli per mano fino in classe. E non finisce qui. Noi genitori italiani ci
azzuffiamo nei consigli di classe con i professori se lo zaino dei nostri figli
supera un certo peso. Non siamo rubricati tra i lettori forti di studi medici e
scientifici ma siamo pronti a citare i risultati gli ultimi report che spiegano
perché uno zaino troppo pesante potrebbe causare irreversibili danni
psicofisici ai nostri figli. Noi genitori italiani parcheggiamo in doppia fila,
causiamo ingorghi — oltre a produrre smadonnamenti e urla di disperazione degli
altri cittadini — e in questo bailamme, noi, con calma zen aspettiamo che
escono da scuola i nostri pargoli e ci accolliamo il loro zaino, così che
possano fare i cento metri che separano scuola da casa liberi da pesi ingombranti.
Noi genitori italiani parliamo continuamente di cibo e vogliamo che i nostri
figli assaggino solo quello sano, genuino e biologico, sempre a chilometro
zero, però come ci piace cucinare per loro porzioni abbondanti, come se il cibo
«sano» non contenesse calorie, e come poco ci piace, invece, costringerli a
muoversi a piedi: no, poveri figli, piove, nevica, c’è l’uragano, copriamoli
bene e accompagniamoli, in macchina che tra l’altro lo zaino è pesante.
Noi genitori italiani, naturalmente
riconosciamo che sì, accompagnare i figli è motivo di stress per noi e per il
traffico italiano, però riuniti in conciliaboli nei bar (macchina in doppia
fila) dopo aver accompagnato i figli a scuola, discutiamo e stabiliamo che
purtroppo, vista e considerata la situazione odierna, non c’è rimedio: i nostri
figli a scuola a piedi no, proprio no. Ma naturalmente siamo lirici: ah, ai
nostri tempi, allora sì che la città era sicura e si poteva andare a piedi, non
come oggi. Noi genitori eravamo forti e tosti, giocavamo nella terra, facevamo
a botte (ancora oggi facciamo a gara: chi ha più punti per ferite da
sassaiole), sfidavamo maniaci e altri loschi figuri e purtroppo, ora, i nostri
figli tutto questo non possono farlo: la città è così trafficata si può finire
sotto una macchina (vero, visto tutti i genitori che accompagnano i figli a
scuola), dovunque zingari, strane figure, e lestofanti vari. Niente, ci tocca
proteggerli, chiuderli in machina. Purtroppo.
Poi a qualcuno di noi genitori a volte
capita di finire in Germania, in Inghilterra, in Francia e di notare lunghe
file di bambini e ragazzi che vanno a scuola, da soli, fin da piccoli, a piedi.
Che sorpresa. Forse, pensiamo, in quelle città civili non esistono criminali
per le strade e tutto è più ordinato e civile. Poi ci rendiamo conto che lì,
sì, è tutto più civile, perché nei consigli di classe invece di pesare con
bilance al quarzo lo zaino dei figli, si lotta anche e soprattutto per avere
più bus in alcune fasce orarie, per ottenere percorsi protetti per bambini, o ci
si organizza per il trasporto con mezzi comuni.
Anni fa, quando nacque mio figlio e spingevo
di notte la culla per farlo addormentare, mi capitò di vedere in tv
un’intervista a Colin Ward. Gli chiedevano del pensiero utopistico, se esisteva
o non esisteva. Lui rispose sì, esiste, ma si occupa di tre cose, le città,
come le costruiamo e per chi le costruiamo, i bambini e le automobili (come
fare a prenderle il meno possibile). L’utopia dunque si sposava con buone
pratiche quotidiane, e quest’ultime, purtroppo, dipendono da noi e non da
generici altri: tocca muoverci, quindi. A piedi, si intende.
La
cartella pesante
Nei consigli di classe ci
azzuffiamo con i professori se lo zaino dei nostri ragazzi supera un certo peso
I
controlli a tavola
Parliamo sempre di cibo e vogliamo che
assaggino solo quello che riteniamo sano, genuino e biologico
Ai
nostri tempi
Noi eravamo forti, giocavamo
nella terra, facevamo a botte, sfidavamo loschi figuri
Corriere della Sera, 14
Marzo 2013, pag, 37
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