Chiara Carminati racconta il
musicista in un libro
S’intitola« L’ultima fuga» ed
è un sontuoso e divertente invito per i più piccoli alla conoscenza del
compositore Eisenach
di Luca Del Fra
Assediati da uno sterminato merchandisinh,
pupazzi, magliette giochini d’ogni tipo, senza contare cartoni animati,
videogames e arte varia elettronica, i bambini hanno ancora a disposizione un
po’ di spazio, fisico e mentale, per incontrare un tipo come Johann Sebastian Bach?
Il libro di Chiara Carminati L’ultima fuga di
Bach, preziosamente illustrato da Pia Valentinis (pagine 109, euro 16.50) ed
edito da rue Ballu - casa sensibilissima al musicale - può rappresentare un
sontuoso e divertente invito alla conoscenza del compositore di Eisenach, e
conseguentemente della sua meravigliosa musica, dove lo spirito edonistico del
Barocco si fonde con il rigore della scienza musicale.
Analogamente a molta musica di Bach, sotto una
apparente semplicità L’ultima fuga è un’opera ingegnosa. Vincitrice del Premio
Andersen 2012, Chiara Carminati fin dall’esordio, affidato a un trisavolo del
compositore, racconta Bach attraverso la voce di persone a lui collegate in
modo più o meno diretto: la cognata che lo alleva quando rimane orfano, un
vicino di casa, un oste, un compagno di studi, la figlia del grande organista e
compositore danese Dietrich Buxtehude da cui Bach era andato a studiare e che
oramai anziano per lasciargli il suo ambito posto voleva la sposasse. In questo
libro perfino un ladro e addirittura un canarino ci parlano di Bach. «So che un
altro musicista, Beethoven, ha detto che Johann Sebastian non avrebbe dovuto
chiamarsi Bach, cioè “ruscello”, ma Oceano. Forse perché ha scritto tantissima
musica. Ma forse anche perché la forza di quello che ha composto è trascinante,
abissale e insondabile, proprio come un oceano», dice il bambino Dario.
È un racconto vivace e a più voci, facile
anche qui immaginare un collegamento con la polifonia di Bach, magari anche un
po’ aneddotico, basato cioè su quei fatti, non tutti assodati, che compongono
la leggenda aurea che circonda il compositore. La narrazione ha tuttavia vari
pregi. Innanzi tutto non nasconde come questo genio avesse aspetti del
carattere non facili: l’episodio dell’incarcerazione, risolto con grande
levità, nasce soprattutto da una certa qual testardaggine che Bach mostrava
quando era sicuro di aver ragione, senza considerare la sua insofferenza e
durezza nei confronti di strumentisti e coristi impreparati e poco dediti alla
musica, che emerge da uno spassoso racconto di un duello.
C’è poi l’accattivante equilibrio tra il
testo e l’apparato iconografico inventato da Pia Valentinis, aureolata anche
lei al concorso Andersen 2012 con il Superpremio: questa pittrice e illustratrice che predilige il bianco e nero, stavolta realizza una serie di tavole a colori dal tratto raffinato, vergate con lenta attenzione e ricercata ingenuità, immagini evocativa mente musicali, da guardare e riguardare.
lei al concorso Andersen 2012 con il Superpremio: questa pittrice e illustratrice che predilige il bianco e nero, stavolta realizza una serie di tavole a colori dal tratto raffinato, vergate con lenta attenzione e ricercata ingenuità, immagini evocativa mente musicali, da guardare e riguardare.
Testo e
illustrazioni infatti richiamano non solo la figura di Bach, ma soprattutto la
sua musica: composizioni organistiche, concerti, e poi le grandi opere sacre,
come Die Matthäus - Passion, oppure le cantate da caffè - perché Bach suonò anche
dal vivo nei locali da diporto -, infine il repertorio clavicembalistico, come
le Variazioni Goldberg, e la sua somma polifonia dell’ArtedellaFuga. È un
chiaro invito da parte delle autrici ad aggiungere a immagini e testo anche il
suono, vale a dire la musica di Bach. Il che ci riporta alla domanda iniziale:
nei bambini di oggi c’è ancora spazio per Bach? Non è una risposta facile,
vista la mole di musica diversissima da lui composta, tuttavia basterebbe
osservare come questa sia da sempre proposta ai più giovani. Così resta però
incerto se serva a qualcosa o sia solo una vuota usanza. In realtà in Bach,
anche nelle partiture complesse, l’arditezza compositiva non offusca la
chiarezza formale, concedendo anche l’orecchio inesperto un filo logico cui
aggrapparsi fin dal primo ascolto, e che al riascolto servirà da bussola per
scoprire l’intero palazzo. È questo sicuramente uno stimolo per la curiosità e
le capacità cognitive dei fanciulli, ma l’ultimo suggerimento può arrivare dal
tempo di Bach.
Il Barocco musicale ubbidiva all’estetica
della varietà, dunque perché non aggiungere anche le composizioni di Händel,
Vivaldi, Rameau, Pergolesi, Tartini e così via?.
L’Unità, 10 dicembre 2012 ,
pag, 18
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