Da Washington a Madrid, in piazza contro l’aborto


Medici cattolici, è la persona il punto fermo

di Graziella Melina

   Evidenziare le questioni che nascono attorno alla dignità della persona e rilanciare l’attenzione dei politici sulle soluzioni oggi percorribili. Ci saranno testimonianze dirette e interventi di membri del Parlamento domani sera ad Ascoli Piceno al convegno promosso dall’Associazione medici cattolici italiani (Amci) della città marchigiana sul tema «Centralità della persona: etica e politica a confronto». Gli organizzatori hanno voluto far riflettere sul fatto che la centralità della persona negli ultimi tempi rischia di essere rimossa, complice la crisi che attanaglia il Paese, e i mutamenti in atto nella società. «Oggi – spiega Stefano Ojetti, vice presidente nazionale dell’Amci e presidente della sezione di Ascoli Piceno – ci sono molte fragilità che affliggono la persona». Oltre alla «fisicità della malattia bisogna tener conto dei problemi che derivano dalla mancanza di lavoro, dalla difficoltà per un giovane di essere indipendente, di andare a vivere per conto proprio, di creare una famiglia».

   Nasce di qui l’idea di un convegno in cui si discuta «in che modo l’etica entra nell’agire politico» affrontando problematiche sociali sempre più urgenti. Al dibattito, che sarà moderato dal caporedattore di Avvenire Francesco Ognibene, è stato invitato a portare la propria testimonianza Mario Melazzini, presidente nazionale dell’Aisla. A spiegare invece come si combini il tema della centralità della persona con le politiche sanitarie e sociali saranno rispettivamente Paola Binetti, componente della Commissione Affari Sociali della Camera, e Carlo Giovanardi, della Commissione Giustizia del Senato. I lavori saranno introdotti da monsignor Silvano Montevecchi, vescovo di Ascoli Piceno, mentre le conclusioni saranno affidate all’arcivescovo di Ancona-Osimo monsignor Edoardo Menichelli, da tre mesi assistente spirituale nazionale dei medici cattolici.

  E’ un dato di fatto: nel mondo sta crescendo l’impegno a favore della vita umana e per contrastare talune derive
"libertarie" sull’aborto, con nuove leggi che depenalizzano o abbassano la soglia di accesso all’interruzione di gravidanza. La panoramica che offriamo in questa pagina è eloquente. Si rinnova il Mese della vita negli Stati Uniti, con decine di iniziative locali e una mobilitazione capillare di associazioni che lascia capire la centralità del tema nel dibattito pubblico americano, per di più alla vigilia del voto per la Casa Bianca. A un «mese della vita» ha pensato anche la Chiesa irlandese, che punta a scuotere il Paese al quale l’élite politica e mediatica vuole far digerire una legge che con ogni probabilità renderà legale l’aborto anche nel Paese di san Patrizio. Da domenica prossima gli irlandesi verranno raggiunti da un messaggio apertamente per la vita, che punta a richiamarli alla difesa di ciò che costituisce più profondamente l’identità della loro terra. Ma domenica sarà anche il giorno nel quale un altro Paese europeo si confronterà sul tema della vita umana più fragile: in 80 piazze di tutta la Spagna le associazioni che si riconoscono nel cartello nazionale già capace di portare milioni di spagnoli per le strade di Madrid torneranno a muoversi per chiedere che il nuovo governo mantenga la promessa elettorale di abolire la riforma Zapatero della legge sull’aborto, in forza della quale veniva di fatto liberalizzato il ricorso delle giovanissime all’interruzione volontaria di gravidanza.

  L’inizio di ottobre vede scattare iniziative di massa in alcuni Paesi attraversati da un confronto aperto sul rispetto della vita umana e i «diritti». Una nuova consapevolezza che affiora?

di Francesco Ognibene

  ll ritorno simultaneo di una mobilitazione popolare internazionale per la vita e contro l’aborto non equivale al riemergere di barricate che preludono a uno scontro fine a se stesso. Pare esprimere, piuttosto, una nuova consapevolezza di ciò che l’aborto è nella sua drammatica realtà: una tragedia che nessuno realmente vuole, anche coloro i quali si trincerano dietro vecchi slogan a favore di un "diritto" inesistente (che "diritto" può mai essere quello di sopprimere un essere umano più debole?). È questo mutato clima culturale – del quale anche in Italia si coglie qualche timido segnale – che cerca di cogliere l’iniziativa europea «Uno di noi» lanciata dal Movimento per la vita italiano insieme ad associazioni "sorelle" di tutto il Continente, perché le firme di migliaia di cittadini impongano alle istituzioni comunitarie di riconoscere all’embrione umano (già vita personale, come la scienza ha confermato) il rispetto che gli è dovuto per la sua stessa natura.

Avvenire, 4 ottobre 2012, 



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