Medici cattolici, è la persona il punto fermo
di Graziella Melina
Evidenziare le questioni che nascono attorno
alla dignità della persona e rilanciare l’attenzione dei politici sulle
soluzioni oggi percorribili. Ci saranno testimonianze dirette e interventi di
membri del Parlamento domani sera ad Ascoli Piceno al convegno promosso
dall’Associazione medici cattolici italiani (Amci) della città marchigiana sul
tema «Centralità della persona: etica e politica a confronto». Gli
organizzatori hanno voluto far riflettere sul fatto che la centralità della
persona negli ultimi tempi rischia di essere rimossa, complice la crisi che
attanaglia il Paese, e i mutamenti in atto nella società. «Oggi – spiega
Stefano Ojetti, vice presidente nazionale dell’Amci e presidente della sezione
di Ascoli Piceno – ci sono molte fragilità che affliggono la persona». Oltre
alla «fisicità della malattia bisogna tener conto dei problemi che derivano
dalla mancanza di lavoro, dalla difficoltà per un giovane di essere
indipendente, di andare a vivere per conto proprio, di creare una famiglia».
Nasce
di qui l’idea di un convegno in cui si discuta «in che modo l’etica entra
nell’agire politico» affrontando problematiche sociali sempre più urgenti. Al
dibattito, che sarà moderato dal caporedattore di Avvenire Francesco Ognibene,
è stato invitato a portare la propria testimonianza Mario Melazzini, presidente
nazionale dell’Aisla. A spiegare invece come si combini il tema della
centralità della persona con le politiche sanitarie e sociali saranno
rispettivamente Paola Binetti, componente della Commissione Affari Sociali
della Camera, e Carlo Giovanardi, della Commissione Giustizia del Senato. I
lavori saranno introdotti da monsignor Silvano Montevecchi, vescovo di Ascoli
Piceno, mentre le conclusioni saranno affidate all’arcivescovo di Ancona-Osimo
monsignor Edoardo Menichelli, da tre mesi assistente spirituale nazionale dei
medici cattolici.
E’ un dato di fatto: nel mondo sta crescendo
l’impegno a favore della vita umana e per contrastare talune derive
"libertarie" sull’aborto, con nuove leggi che depenalizzano o
abbassano la soglia di accesso all’interruzione di gravidanza. La panoramica
che offriamo in questa pagina è eloquente. Si rinnova il Mese della vita negli
Stati Uniti, con decine di iniziative locali e una mobilitazione capillare di
associazioni che lascia capire la centralità del tema nel dibattito pubblico
americano, per di più alla vigilia del voto per la Casa Bianca. A un «mese
della vita» ha pensato anche la Chiesa irlandese, che punta a scuotere il Paese
al quale l’élite politica e mediatica vuole far digerire una legge che con ogni
probabilità renderà legale l’aborto anche nel Paese di san Patrizio. Da
domenica prossima gli irlandesi verranno raggiunti da un messaggio apertamente
per la vita, che punta a richiamarli alla difesa di ciò che costituisce più
profondamente l’identità della loro terra. Ma domenica sarà anche il giorno nel
quale un altro Paese europeo si confronterà sul tema della vita umana più
fragile: in 80 piazze di tutta la Spagna le associazioni che si riconoscono nel
cartello nazionale già capace di portare milioni di spagnoli per le strade di
Madrid torneranno a muoversi per chiedere che il nuovo governo mantenga la
promessa elettorale di abolire la riforma Zapatero della legge sull’aborto, in
forza della quale veniva di fatto liberalizzato il ricorso delle giovanissime
all’interruzione volontaria di gravidanza.
L’inizio di ottobre vede scattare iniziative
di massa in alcuni Paesi attraversati da un confronto aperto sul rispetto della
vita umana e i «diritti». Una nuova consapevolezza che affiora?
di Francesco Ognibene
ll ritorno simultaneo di una mobilitazione
popolare internazionale per la vita e contro l’aborto non equivale al
riemergere di barricate che preludono a uno scontro fine a se stesso. Pare esprimere,
piuttosto, una nuova consapevolezza di ciò che l’aborto è nella sua drammatica
realtà: una tragedia che nessuno realmente vuole, anche coloro i quali si
trincerano dietro vecchi slogan a favore di un "diritto" inesistente
(che "diritto" può mai essere quello di sopprimere un essere umano
più debole?). È questo mutato clima culturale – del quale anche in Italia si
coglie qualche timido segnale – che cerca di cogliere l’iniziativa europea «Uno
di noi» lanciata dal Movimento per la vita italiano insieme ad associazioni
"sorelle" di tutto il Continente, perché le firme di migliaia di cittadini
impongano alle istituzioni comunitarie di riconoscere all’embrione umano (già
vita personale, come la scienza ha confermato) il rispetto che gli è dovuto per
la sua stessa natura.
Avvenire, 4 ottobre 2012,
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