di Eva Perasso
Dalle prime pappe tipiche dello
svezzamento in poi, l’alimentazione dei piccoli parte con una regola ferrea
insegnata dei pediatri alle mamme e ai papà: niente sale aggiunto nelle loro
pietanze. Eppure, lentamente con il passare degli anni, lo stile alimentare dei
bimbi va a combaciare con quello dei genitori, e, un po’ per necessità e
comodità, un po’ per una questione di gusto, a soli tre o quattro anni i figli
finiscono per mangiare quello che cuoce nella pentola di casa. Sale incluso.
Una scelta oggi condannata da uno studio americano appena pubblicato dalla
rivistaPediatrics che ammonisce: con questo consumo di sale, i bambini sono a
rischio di pressione alta tanto quanto gli adulti, e dunque esposti a problemi
di cuore, ictus, patologie gravi.
SALE E PRESSIONE – I ricercatori americani
dei centri nazionali per il controllo delle malattie, i Cdc (Centers for
Disease Control and Prevention) hanno studiato dieta e misurato i livelli di
pressione del sangue di 6.235 giovani tra gli 8 e i 18 anni di età, le cui
abitudini alimentari sono state raccolte in una ampia indagine governativa
svolta tra il 2003 e il 2008. Il primo e più importante risultato emerso nelle
domande fatte su quel che avevano consumato nelle 24 ore precedenti la
misurazione della pressione e gli esami del sangue, è che nella dieta di questi
bambini e ragazzini compariva il consumo dello stesso quantitativo di sale dei
loro genitori adulti. In media, dice la stessa ricerca, gli intervistati
consumavano 3,387 mg di sale al dì, quando i dottori americani consigliano un
apporto non superiore ai 2,3 mg al giorno.
RISCHIO ELEVATO – Ma con tali dati, il
rischio di ipertensione arteriosa (malattia diffusa tra i piccoli al pari
dell’asma per esempio, nonostante se ne parli meno e si tenda a tenerla meno
sotto controllo) è davvero molto alto: più i giovani analizzati dichiaravano di
aver consumato alte quantità di sale, più la loro pressione arteriosa saliva.
La ricerca parla di un rischio doppio per i ragazzi che hanno consumato più sale
di malattie del cuore rispetto a quelli che ne hanno mangiato meno. E
l’ipertensione, oltre che al consumo di sale, è legata anche al peso corporeo:
in caso di condizioni di obesità o di sovrappeso aumenta infatti ancora di più
il rischio per il cuore. C’è comunque un rovescio della medaglia: quei bambini
che iniziano a fare attenzione al sale nella loro dieta, riducono di molto il
rischio di malattia, rimettendosi subito su valori meno preoccupanti (parliamo
sempre di quei casi in cui sia la sola dieta a dare ipertensione e non vi siano
collegate altre patologie).
UNA PIAGA MONDIALE – Negli Stati Uniti la
piaga dell’ipertensione infantile, a fronte oltretutto di un 37 per cento di
piccoli afflitti da problemi di peso, è sempre più preoccupante: un recente
studio sui minori di 18 anni dimostrava come negli ultimi dieci anni sia
raddoppiato il numero di bambini ipertesi finiti in ospedale e tra questi larga
parte era considerata obesa. Anche in Italia i pediatri raccomandano, per
combattere l’eventuale pressione alta, corretti stili di vita: dieta sana, poco
sale, movimento.
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