di Gianni Mussini
Ricordo quella volta che, militare in libera
uscita ad Ascoli Piceno, lasciai la compagnia per andare a vedermi solo soletto
«Lilli e il vagabondo», il memorabile cartone animato della Walt Disney.Nella
storia del coraggioso cane randagio che finisce per conquistare la deliziosa
educatissima Lilli trovavo molti cari elementi autobiografici; e mi ritrovavo
perfettamente in quella massima surreale: «L’uomo è il migliore amico del cane»
Come e più degli altri animali domestici, i
cani hanno poi il grande merito di aiutarci a vedere il mondo dal basso, in una
prospettiva umile che ridicolizza ogni nostro orgoglio. Qualcosa del genere
avviene anche con i bambini piccoli, ai quali non interessa se tu hai titoli o
ricchezze da esibire, ma solo se sei disposto a spendere un po’ del tuo tempo
per giocare con loro (sarà un caso, ma io ho sempre avuto successo con cani e
bambini, che mi considerano uno di loro).
Ma lo stesso avviene con tutte le belle
creature che accompagnano la nostra esistenza, che guai a trattarle male: come
capitò a un amico prolife, per il resto la miglior persona del mondo, che una volta, per mostrarmela
meglio nel suo splendore, infilzò un’innocente farfalla grevemente
giustificandosi: «Ma non è mica un bambino!».
No, non era un bambino, ma partecipava di
quella sacralità che San Francesco ci ha così mirabilmente spiegato nel Cantico
di Frate Sole. E non è neanche questione di taglia o di vicinanza al nostro
vissuto, se è vero - come notava il grande dimenticato Bruce Marshall – che
nell’economia del creato lo spasimo di un insetto vale quanto quello di un
elefante: cambia la quantità, ma la qualità ontologica è la stessa (lo sappiamo
bene noi che ci occupiamo di quelle creaturine più invisibili ancora degli
insetti ma a essi incomparabilmente superiori: gli embrioni umani). Certo, gli
animali non sono unbene assoluto, tanto che a
certe condizioni non è illecito usarli per la sperimentazione (lo fece per
esempio il grande Pasteur), per non dire che normalmente ce ne cibiamo: ma
questo è un portato di quella ferita originaria che risale agli inizi dei
tempi, e nulla mi leva dalla testa che anche gli animali possano
misteriosamente partecipare alla Redenzione…
Pensavo a tutto questo leggendo le cronache
di quei cani Beagle allevati in un centro di Montichiari posto ora sotto
sequestro giudiziario per i maltrattamenti che avrebbero subito. Festa grande
per Legambiente e Lav (Lega anti vivisezione), le due associazioni che
meritoriamente si sono impegnate a dare i cani in affido a famiglie che ne
facciano richiesta. Tutto bene, dunque? Mica tanto. Tutti felici, troppo
felici, anche qualcuno che conosco io, che quando vede per strada un poveraccio
maleodorante si volta dall’altra parte; e quando si cerca di porre un freno
alla produzione di embrioni umani grida allo scandalo… Perché il discorso è sempre quello. La logica
dei diritti è inclusiva e mai escludente: non puoi difendere i Nostri senza
difendere gli Altri, non i Sani senza i Malati, non i Giovani senza i Vecchi e
anche senza quei Super giovani che devono ancora nascere. Tutto sommato Biagio,
il cane vagabondo del film di Disney, queste cose le aveva capite al volo
combattendo la buona battaglia e ricevendone il premio più bello: la sua Lilli,
l’amore.
Avvenire, 2 agosto 2012,
pag, 20
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