Epidurale: la gioia più bella senza dolore


La «parto analgesia» è ormai una metodica sicura e molto ben tollerata dalle future mamme

Secondo una recente indagine realizzata con il contributo dell’Associazione Anestesisti Rianimatori Ospedalieri Italiani, poco più della metà degli ospedali italiani offre alle future mamme la possibilità di usufruire della parto analgesia, cioè la metodica medica di umanizzazione del parto (che nella maggior parte dei casi consiste nell’epidurale) che permette di evitare il dolore durante il travaglio. Tra questi però, solo il 16% è in grado di metterla a disposizione 24 ore su 24, sette giorni su sette e senza alcun costo per la futura mamma. Eppure la possibilità di fare ricorso all’analgesia epidurale è un diritto previsto dai Livelli Essenziali di Assistenza che devono essere garantiti gratuitamente.

  Da dove nasce l’idea che il parto debba essere doloroso?

  «Quella che la sofferenza sia necessariamente legata al parto è un’idea che affonda le sue radici molto lontano nel tempo, fino alla Genesi e alla cacciata dal Paradiso Terrestre, quando Dio condannò Eva alla sofferenza dicendole "tu donna, partorirai con dolore"» osserva Rolando Brembilla, primario dell’unità di Ginecologia e Ostetricia del policlinico San Pietro di Ponte San Pietro, ospedale che rientra in quel virtuoso 16% a livello italiano e che dal 1985 è in prima linea nell’offrire alla donna la possibilità di scegliere la parto analgesia in modo del tutto gratuito. «Alla luce di questo condizionamento, la sofferenza è stata accettata per molto tempo come un evento ineluttabile, nonché necessario. Come per tutte le cose che non si conoscevano le si dava un’interpretazione mitologica, che poi è stata superata dalla spiegazione che può essere tratta dall’evoluzionismo di Darwin, secondo la quale il dolore rappresenta un fattore evolutivo forte e di protezione nei confronti del feto. La prospettiva quindi oggi è cambiata, e, grazie ai progressi medici fatti in questo campo, possiamo portare a una riduzione se non scomparsa del dolore stesso. Quello di non soffrire è un diritto che non si può negare».

   Un diritto di cui la donna può decidere se avvalersi o no.


  «Non lo imponiamo a nessuno: è la donna che sceglie. Nella nostra struttura a ogni mamma in attesa del primo figlio viene proposto un colloquio informativo sulla parto analgesia, insieme al medico anestesista, in modo che possa comprendere nel dettaglio in cosa consiste, quali vantaggi e svantaggi offre, come si esegue. Sta poi a lei, sulla base delle informazioni ricevute e della sue "credenze" decidere, in tutta autonomia, se ricorrervi o no».

 Come viene eseguita l’epidurale?

  «Partendo a livello della regione lombare e utilizzando un ago apposito, si raggiunge lo spazio epidurale, formato dal tessuto grasso che riveste le fibre nervose che trasmettono il dolore del travaglio, dove viene posizionato un piccolo catetere che si fissa successivamente alla schiena, consentendo qualsiasi movimento alla partoriente .Attraverso questo tubicino vengono poi iniettati i farmaci che servono ad ottenere l’analgesia, senza necessità di ulteriori punture».

  Ed è sicura?

  «Sì, è ampiamente praticata in tutto il mondo da molti anni (la prima è stata nell’Ottocento) e normalmente tollerata molto bene (raramente si possono presentare alcuni inconvenienti come lombalgia o mal di testa nei giorni successivi). In genere inoltre la soppressione del dolore comporta un miglioramento di numerosi parametri materni che si riflettono positivamente sull’andamento del travaglio e sul benessere del feto».

 Una delle preoccupazioni delle future madri è poi quella legata al timore di non sentire le contrazioni e quindi di essere meno partecipi di un momento così speciale come quello del parto.

   «Si tratta di una paura infondata. L’analgesia epidurale consente un controllo efficace nel dolore nel travaglio e nel parto, lasciando inalterate tutte le altre sensibilità e anche la capacità di muoversi e camminare: le contrazioni uterine continueranno ad essere percepite lasciando la sensazione di "qualcosa che si muove nella pancia" ma cesseranno di essere dolorose».

  Ci sono controindicazioni per le quali la parto analgesia è sconsigliata?

  «Poche ma ci sono, come in tutti gli interventi medici. Si tratta in particolare di infezioni locali, malattie neurologiche, patologie della colonna e obesità patologica».

   Al policlinico San Pietro

  Un percorso seguito passo passo

  Nel reparto di Ginecologia e Oste- Atricia del policlinico «San Pietro», la gravidanza viene seguita in tutte le sue fasi, dall’inizio al momento del parto (possibile dalla 32ª settimana), con grande attenzione alla salute fisica ma anche psicologica della donna, attraverso visite ostetrico-ginecologiche accurate, monitoraggio della gravidanza a rischio e oltre termine, ecografia ostetrica e ginecologica, flussimetria doppler fetale, diagnostica invasiva prenatale, oltre al pronto soccorso ostetrico ginecologico. Da ormai trent’anni (è stato tra le prime strutture a offrirli) il policlinico organizza corsi preparto dedicati ai futuri genitori per accompagnarli e preparali al lieto evento e ai momenti successivi della nascita del bambino, grazie alla consulenza di ostetrici, puericultrici, pediatri e psicologi. A ulteriore conferma dell’attenzione al benessere di mamma e bambino e dell’appropriatezza delle cure e dell’assistenza offerta alle donne in attesa, il policlinico vanta un tasso di tagli cesarei in linea con le nuove Linee Guida emanate dell’Istituto Superiore di Sanità e le indicazione del Ministero della Salute a tutela della salute di mamma e bambino.

L’Eco Di Bergamo, 13 Maggio 2012, pag, 34

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