Famiglie e maestre salveranno gli asili


Un’azienda speciale contro il rischio di chiusura

di Andrea Rossi

L’esperimento è inedito. Potrebbe risolversi in un clamoroso flop o aprire una strada che nessuno in Italia finora ha percorso. Torino potrebbe dare vita a un’azienda speciale (o una fondazione) per gestire i servizi alla persona, in particolare i servizi educativi, secondo il concetto di «bene comune», vincolandoli al controllo pubblico e tenendoli al riparo dalle maglie del patto di stabilità.
  Alla soluzione sta lavorando un pool di giuristi: Ugo Mattei e Dario Casalini, per conto del comitato che raggruppa circa 200 insegnanti precarie degli asili nido, e Roberto Cavallo Perin, docente di diritto amministrativo all’Università, «ingaggiato» dall’assessore all’Istruzione Maria Grazia Pellerino. Il problema è noto: a giugno 340 educatrici dei nidi, assunte a tempo determinato, saranno senza contratto, e non potranno vederselo rinnovare perché lo sforamento del patto di stabilità vieta al Comune di assumere. Con le risorse a disposizione la città lascerebbe sguarnite circa quindici strutture.
  Per ovviare esistono due alternative: mettere a gara il servizio, e affidarlo all’esterno, probabilmente ad alcune cooperative, oppure cercare una soluzione che mantenga il controllo pubblico e salvaguardi i posti di lavoro delle maestre precarie.

A Palazzo Civico hanno deciso di lavorare sulla seconda ipotesi, scegliendo un percorso inedito: affidare temporaneamente il servizio a un comitato di educatori e genitori.
  La soluzione, secondo l’assessore Pellerino, «coniuga la garanzia di qualità, che viene dall’esperienza e professionalità di queste insegnanti, con la continuità nell’offerta. Ed è innovativa perché vedrebbe una corresponsabilità nella gestione di servizi da parte di lavoratrici e genitori, in una nuova forma di sussidiarietà». I dubbi sulla fattibilità del percorso non sono pochi, anche all’interno dell’assessorato: è giuridicamente sostenibile? Non aggira il patto di stabilità? E non espone il Comune ai ricorsi di chi si dovesse sentire danneggiato da un affidamento diretto? Il responso dei tre giuristi escluderebbe questi rischi: il comitato sarebbe un ente esterno al Comune, da cui riceverebbe solo un servizio da gestire; e gli eventuali ricorsi sarebbero infondati. Insomma, pare che l’operazione si possa fare.
  Per l’assessore sarebbe un modo per evitare di imboccare una strada senza ritorno: una volta affidato il servizio all’esterno tornare indietro diventerebbe quasi impossibile. La soluzione ponte, invece, consentirebbe di superare il divieto di assumere personale per il 2012, permettendo alla città di rientrare nel patto di stabilità nel 2013. A quel punto, si potrebbe lavorare a una soluzione definitiva: la fondazione di partecipazione o azienda speciale per gestire le scuole comunali.
   Resta un problema imminente: che cosa succederà a luglio e agosto quando le maestre saranno a casa? I sindacati attaccano e denunciano il rischio della chiusura di alcuni nidi. «A fronte della impossibilità di prorogare i contratti ai precari è matematicamente impossibile non ridurre il servizio estivo. L’amministrazione vuole concentrarlo in circa metà delle sedi a luglio e affidarlo all’esterno ad agosto». Pellerino replica: «L’offerta sarà pari a quella garantita negli anni scorsi»

Aggirare gli ostacoli
Gli specialisti stanno studiando soluzioni per superare il veto del patto di stabilità che impedisce ai comuni di fare assunzioni

  340 posti in pericolo.
 A giugno scade il contratto a tempo determinato per le educatrici dei nidi: la legge impedisce di rinnovarlo.

La Stampa 24 marzo 2012, pag, 55

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