Domani è la sua festa, Giacomo racconta il meraviglioso
mondo dei genitori all’antica
di Giacomo Poretti
Fare il papà non è facile, ci si sente
strani, in imbarazzo. E poi i figli fanno domande difficili. È più facile fare
lo zio e il nonno. È più facile fare il premier che fare il papà. Anche
l’astronauta è più facile da fare, arrivo persino a dire che è più facile fare l’amico
che fare il papà!
I papà moderni e quelli di una volta sono
molto diversi tra di loro, ma in una cosa si assomigliano: nel non voler
togliere spazio al ruolo delle madri, consapevoli che certe cose, quali
sostituzione di pannolini, preparazioni di pappe, tattiche e procedure per
arginare le colichette, siano meglio svolte dalle mamme; loro, i papà, si
mettono umilmente da parte. Quando nasce un figlio, in genere, per i primi anni
di vita il papà non si fa molto vedere, non è molto coinvolto nel processo di
crescita e di educazione dei pargoli; nei primi due anni di vita o forse anche tre,
i papà si dedicano al loro lavoro dalle 7 del mattino fino alle 21-21,30.
Quando rientrano vanno a dormire fino alle 6,58 del giorno dopo.
Cose meravigliose che mi ha
insegnato mio papà
Fare il presepe, tifare per
l’Inter, andare in bicicletta... Ma i padri moderni non assomigliano a quelli
di una volta
Alcuni padri vedono il loro figlio per la
prima volta quando lo portano a scuola il primo giorno delle elementari.
Io ho avuto un solo papà, ai figli moderni ne
possono capitare anche 2 o 3.
I papà di adesso sono diversi da quelli di
una volta, intanto quelli moderni giocano a tennis, sanno sciare, vanno in
mountain bike, di mestiere fanno l’interior designer, collezionano Rolex degli
Anni 50, fingono di sapere come investire il loro patrimonio, alla domenica
portano la famiglia al ristorante 2 stelle Michelin dove lo chef cucina le
lasagne molecolari; il pasto finisce con la nonna che si lamenta e dice che sono
più buone le sue.
I papà di una volta giocavano a briscola,
quasi tutti lavoravano in fabbrica, dove andavano con bicicletta, e se per caso
si bucava una ruota la aggiustavano loro; di soldi non ne avevano, così non
sbagliavano investimenti, la domenica si mangiavano le lasagne cucinate dalla
mamma e la nonna si lamentava sotto voce dicendo che le sue erano più buone.
I papà moderni ti portano in vacanza due
settimane in Patagonia e due settimane in barca ai Caraibi, perché ai bambini
bisogna fargli fare un po’ di mare e un po’ di montagna.
I papà moderni devono lavorare 12-14 ore al giorno
per 11 mesi l’anno perché devono pagare lo skipper del catamarano e le tute
anti-assideramento usate in Patagonia, perché loro, i papà moderni, in
Patagonia ti portano in bassa stagione per risparmiare, solo che lì è inverno
polare.
I papà di una volta il mare lo vedevano solo
quando andavano a trovare i figli alla colonia marina di Pietra Ligure: due
domeniche al mese; la nonna si lamentava sempre e diceva che secondo lei il
mare di Pinarella di Cervia, che aveva visto in cartolina, era più bello.
Il mio papà il resto della vacanza lo usava
per imbiancare la casa, riparare le tapparelle e giocare a carte alla
bocciofila Combattenti e Reduci; la nonna diceva che il nonno era più bravo del
papà a giocare a briscola.
I papà moderni lavorano tanto e regalano ai
figli l’iPhone. Se i figli dei papà moderni non telefonano quattro volte al
giorno, non mandano una mail, non inviano un filmato della lezione di judo e
non twittano al papi prima e dopo i pasti, i papà moderni si preoccupano e
vanno dallo psicologo perché non riescono ad avere un buon rapporto con i loro
figli.
I papà di una volta, se arrivava il vicino a
dirgli che era arrivata una telefonata per loro, chiedevano preoccupati se era
morta la nonna. Ai papà di una volta se gli arrivavano due telefonate in un
anno
erano autorizzati a vantarsi
un pochino, e in mensa gli facevano un brindisi. Alla terza telefonata la nonna
si lamentava e diceva che si era persa la virtù del silenzio.
Quando i papà moderni accompagnano i figli
alla partita di calcio del sabato pomeriggio, riescono a litigare con
l’arbitro, con l’allenatore e con i papà della squadra avversaria; i sabati che
il figlio perde litigano anche con il magazziniere, con il posteggiatore, con
il figlio stesso e con la moglie e la nonna poi a casa.
Un sabato la mia squadra ha perso il derby
contro il Busto Garolfo, mio papà è stato zitto fino a casa, poi ha trangugiato
un Fernet Branca, ha acceso una nazionale senza filtro e mi ha detto: «Allenati
a palleggiare e a tirare le punizioni, storia e matematica li farai la
settimana prossima».
I papà moderni quando un figlio torna da
scuola con un 4, denunciano il professore per mobbing.
I papà di una volta, se tornavi a casa con
una nota da firmare, loro scrivevano sul diario «bravo prof, raddrizzi la
schiena a questi invertebrati».
I papà moderni portano i figli a fare magic
jumping buttandosi dai ponti dell’autostrada per 250 metri, ma se devono fare
le condoglianze alla vicina a cui è morto il marito si cagano sotto.
I papà moderni ti spiegano come si usano le
applicazioni su iPhone tipo Shazam o i Torcia, ma non sanno che differenza c’è
tra un uovo per fare la carbonara e uno da cui nasce un pulcino.
I papà moderni ti spiegano la differenza tra
musica lounge, tecno e ambient, ma non sanno cantarti «Che gelida manina se la
lasci riscaldar...» della Bohème. Mio papà, quando andava alla cena dei
coscritti, tornava alticcio, come tutti i coscritti, apriva la porta di casa e
attaccava l’aria del tenore. La mamma, trattenendo il riso, fingeva di essere
la Mimì dell’opera e lasciava paziente che il suo Rodolfo si smarrisse tra le
ottave e gli accordi irraggiungibili e si addormentasse vestito. Io e mia
sorella eravamo convinti che nostro papà fosse più bravo di Mario Del Monaco.
Quando poi un figlio moderno compie 16 anni,
i loro papà li accompagnano in discoteca alle 23 e li vanno a prendere alle 4
del mattino con il Suv.
I papà di una volta piuttosto che mandarti in
discoteca si mettevano a studiare con te i verbi irregolari e il genitivo
sassone.
Fare i compiti insieme al papà moderno è molto
istruttivo: è probabile che ti aiuti a comprendere le equazioni, che sappia i
fiumi, i monti e la capitale delle Maldive, e che conosca la differenza tra
Valentino e Dolce & Gabbana.
Se facevi i compiti con i papà di una volta
eri bocciato di sicuro. I papà moderni
vogliono vestirsi come i loro figli, parlare come loro e vogliono diventare
loro amici su Facebook.
I papà moderni sono contenti quando i loro
figli accettano di essergli amici su Facebook. Ho sentito la nonna borbottare e
diceva che o si fa il papà o si fa l’amico.
Se i figli moderni chiedono: «Papà, cosa
preferisci: la pasta o il riso?», loro rispondono: dipende...
Papà, ma tu voti a destra o a sinistra?
Dipende...
Se i figli domandano se bisogna sempre dire
la verità, i papà moderni rispondono: dipende...
Ma papà bisogna fermarsi per far passare i
pedoni sulle strisce? Dipende...
Ma papi, è vero che fa male farsi uno
spinello? Dipende...
Papà, ma a te piacciono le donne vero?
Dipende...
Mio papà, a cui è sempre piaciuto il risotto,
mi ha insegnato cose meravigliose: a fare il presepe, a tifare per l’Inter, a
fare il nodo della cravatta, a fare la barba con la lametta, ad andare in
bicicletta, a bere un bicchiere di vino tutto d’un fiato, a vestirsi bene la domenica,
a essere bravo nel lavoro, a cercare di avere sempre un amico, a portare un
mazzo di fiori ogni tanto a tua moglie, a ricordarsi dei nonni e dei nostri
morti, perché noi senza di loro non ci saremmo, perché Giacomo è figlio di
Albino il fresatore, che era figlio di Domenico il mezzadro, figlio di Adriano
il ciabattino che era figlio di Giuseppe il falegname figlio di Giosuè lo
stalliere...
Dalla prima elementare alle terza media si fa
di tutto per assomigliare e imitare il papà, dai 15 anni ai 22 non lo puoi
vedere, fino ai 36 ti è abbastanza indifferente, verso i 40 ti fa incazzare da
morire perché nel frattempo lui ha superato i settanta e se in gioventù aveva
il suo bel carattere adesso è ostinato come tutti gli anziani, dai 42 in avanti
riesci a capire quanto sforzo abbia fatto a studiare l’inglese con te e ne
provi una tenerezza struggente.
Ho cercato tutta la vita di non assomigliare
a mio papà e ora invece mi accorgo di essere uguale: me ne sono accorto quando mio
figlio l’altro giorno mi ha chiesto come si dice centravanti in inglese.
Dopo il Natale, quella della birra e quella
dello scudetto, quando capita, quella del papà è la festa che mi piace di
più... scherzavo mamma.
Auguri, papà!
Ieri
Se tornavi a casa con una nota
da firmare, loro scrivevano: bravo prof.
Oggi
Portano i figli in discoteca alle 23 e li
vanno a prendere alle 4 del mattino con il Suv.
La
partita del sabato pomeriggio
Quando i papà moderni accompagnano
i figli alla partita di calcio del sabato pomeriggio, riescono a litigare con i
papà della squadra avversaria; e se il figlio perde, litigano anche con il
magazziniere, con il posteggiatore, con il figlio stesso e poi a casa con la
moglie e la nonna.
Il mio derby perso da piccolo
Un sabato la mia quadra aveva perso il derby
con il Busto Garolfo. Mio papà era rimasto zitto fino a casa, poi aveva trangugiato
un Fernet Branca, aveva acceso una nazionale senza filtro e mi aveva detto:
allenati a palleggiare e a tirare le punizioni, storia e matematica le farai la
settimana prossima.
La Stampa, 18 Marzo 2012, pag, 77
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