di Goffredo Pistelli
Agghiacciante, terrificante, volgare,
offensivo per le donne: il nuovo regolamento comunale di polizia mortuaria ha
sollevato, a Firenze, un’ondata di indignazione a sinistra. L’assessora
competente, l’ultrarenziana Stefania Saccardi, ha infatti introdotto quello che
prevedeva una legge dello Stato, il Dpr 285/90, vale a dire la possibilità ai
familiari di bambini nati morti o abortiti, di dar loro sepoltura nei cimiteri.
Una prassi che, nel capoluogo toscano, era stata richiesta 1.019 volte con
altrettante sepolture nel grande cimitero di Trespiano, sulle colline a Nord
del città.
Ma la sinistra ex-diessina o laica, che
monta la guardia alla giunte del «destro» Matteo Renzi, ha subito gridato allo
scandalo: «Il cimitero degli aborti è inaccettabile per le donne e per la
laicità che da sempre contraddistingue Firenze», ha fatto sapere al Corriere
Fiorentino, a stretto giro, da Roma dove fa la parlamentare del Pd,
l’ex-assessora Tea Albini. La senatrice Vittoria Franco, già a Palazzo Madama
da diessina e ora sotto le insegne democrat, ha rincarato la dose: «Una
provocazione verso il dramma dell’aborto e del rapporto delle singole donne con
la maternità». E non ha perso l’occasione anche Susanna Cenni, altro deputato
Pd fi orentino. La stigmatizzazione, nel suo caso, è stata affi data a Facebook:
«La notizia di un cimitero per feti mi ha raggelato, sono certa che le donne
non staranno zitte e ferme...». Si è subito mobilitata la consigliera comunale
Francesca Schiavacci, leader dell’Arci dopo essersi fatta due legislature a
Roma: «È terrificante, non se ne sentiva proprio il bisogno...».
L’attacco alla legge 194, quella che nel 1978
ha introdotto l’interruzione volontaria della gravidanza in Italia sarebbe,
secondo le donne piddine, del tutto surretizio: con l’istituzione di un’area
dedicata «ai feti» - sistematico il ricorso al termine medico-legale in luogo
della parola «bambino» - si punterebbe a statuire che prima della nascita c’è
vita e quindi dignità di sepoltura.
Lo ha dettagliato con grande lucidità Claudia Livi, altra consigliera comunale Pd a
Palazzo Vecchio. «Se viene istituzionalizzato uno spazio per i feti», ha
scandito, «si rinsalda il concetto che il feto sia un bambino. Può esserlo per
i genitori affranti, ma non può esserlo per un’istituzione pubblica».
Insomma, il Comune faccia il suo mestiere e
tratti gli abortiti come gli altri sottoprodotti della chirurgia ospedaliera,
vale a dire come rifiuti speciali. E pazienza se siamo nella città che ha dato
i natali all’autrice di Lettera a un bambino mai nato, Oriana Fallaci, che
raccontò il suo strazio per il figlio perduto.
Un po’
troppo per il sindaco Renzi, che non ha sempre rivendicato la propria
cattolicità ma ricercando sempre una laicità anche simbolica, come quando in
visita dal Papa come primo cittadino, gli strinse la mano guardandosi bene dal
baciargliela. Renzi ha confessato sul socialnetwork la sua amarezza e il suo
stupore: «Non capisco le polemiche intorno al dolore delle madri e dei padri
che perdono un fi glio prima della nascita», ha scritto, «conosco amici che
hanno dovuto affrontare il lutto di sapere, qualche ora prima del parto, che il
cuoricino del bimbo, atteso per nove mesi, non batteva più». E ha aggiunto di
considerare «ideologica» la polemica.
Agli indignados Pd (e quindi di maggioranza)
hanno fatto eco quelli del lato sinistro dell’opposizione comunale: dai
vendoliani, alla civica Per un’altra città, preannunciando una mobilitazione
che mette a rischio la ratifica in consiglio del regolamento. Con la Saccardi,
classe 1960, volitiva assessore al Sociale che ha scritto il regolamento, i duri
della sinistra troveranno pane per i loro denti: s’è forgiata alla politica
guidando, da ragazzina, l’opposizione Dc alla giunta comunista di Campi
Bisenzio, tra le più «bulgare» cittadine dell’hinterland fiorentino. I centro socialisti
di Occupy Florence che, mesi fa, si erano attendati da Piazza Ss. Annunziata ne
sanno qualcosa: l’assessora li sloggiò dopo pochi giorni.
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